L’Italia derubata, l’Italia che non muore

Lo scorso 25 aprile si è festeggiato il 78° anniversario della Liberazione dal regime nazifascista. Numerose le iniziative Istituzionali e non tenutesi nei giorni scorsi. Nel nostro piccolo vogliamo dare il nostro contributo ricordando una particolare pagina del secondo conflitto mondiale che, purtroppo, e tutt’ora, risulta poco conosciuta e che meriterebbe invece molto più spazio in ogni sede ed in ogni dove.
L’occasione per farlo ci è fornita da una mostra ospitata dalle Scuderie del Quirinale fino allo scorso 10 aprile dal titolo “L’arte liberata”.
Una mostra unica e straordinaria non solo per il numero di opere (più di quaranta i musei “prestatori”) ed il loro livello storico ed artistico, ma anche e soprattutto perché aiuta a ripercorrere quegli anni risaltando numerosi personaggi – perlopiù funzionari pubblici – che riuscirono a salvare decine e decine di migliaia di opere d’arte dalla razzia nazista e dai bombardamenti. Gli stessi personaggi – meglio definibili eroi civili – contribuirono – nel post guerra – a recuperare, almeno in parte, opere che inizialmente non riuscirono a salvare.

Non ci fossero stati questi straordinari esempi di eroismo civile, oggi ci sarebbe un’altra Italia. Non potremmo infatti ammirare i Caravaggio romani di San Luigi dei francesi con il ciclo di San Matteo e di Santa Maria del Popolo con la Crocefissione di San Pietro e la Conversione di San Paolo, né il Discobolo Lancillotti considerata tra le opere più prestigiose che la mostra ha ospitato. Pensate cosa sarebbe oggi l’Italia senza le opere del Caravaggio oppure senza il Cristo Morto di Mantegna ospitato nella Pinacoteca di Brera.
Ad onor del vero un primo impulso ai tentativi di salvataggio fu il Ministro dell’Istruzione Bottai che già prima dello scoppio del conflitto formulò una circolare con direttive mirate alla catalogazione e salvaguardia di opere e monumenti. Bottai ebbe anche il merito di tentare di salvare, anche inimicandosi il Duce, il discobolo Lancellotti la cui cessione fu formalizzata nel 1938. Magra consolazione pensare che trattasi di uno dei pochi casi di formale compravendita (valori stimato pari a circa 15 milioni di lire di allora – “al cambio” equivalenti a circa 15,5 milioni di euro).
Nulla sarebbe però successo non ci fossero stati i tanti eroi silenziosi che ad un certo punto si mossero anche su iniziativa personale rischiando, inevitabilmente, la vita. Tra loro sono da citare alcuni straordinari esempi, assumendoci il rischio di far torto ad altre persone comunque basilari:
Pasquale Rotondi (nella foto con un suo appunto), all’epoca Soprintendente alle Gallerie delle Marche, riuscì a salvare circa diecimila opere trasportandole prima a Sassocorvaro – vicino Pesaro nella Rocca Ubaldinesca, poi a Urbino poi ancora a Montecassino. Prima del bombardamento dell’Abbazia laziale le opere furono trasferite in Vaticano grazie al contributo di Monsignor Montini all’epoca Sostituto della Segreteria di Stato in Vaticano, futuro Cardinale Arcivescovo di Milano (poi eletto Pontefice con il nome di Paolo IV) e Giulio Carlo Argan (poi divenuto Sindaco di Roma). I tre mantennero nei decenni successivi ottimi rapporti personali e di amicizia.
Rodolfo Siviero ritenuto il più grande agente segreto del patrimonio culturale italiano, fu dichiaratamente fascista agendo come 007 e poi partigiano. Siviero è sicuramente il personaggio più complesso e misterioso tra i tanti che fornirono il loro straordinario contributo. Nel post guerra e sino alla sua morte contribuì anche nel recupero di opere che in una prima fase sfuggirono all’eroica opera di salvataggio.
Rilevante fu anche l’operato di alcune donne, tra le quali spicca Palmina Bucarelli. Archeologa e Direttore del Museo Nazionale di Palermo riuscì a trasferire in tempo alcune straordinarie opere, anche trasportandole personalmente e con spostamenti avventurosi, grazie alla sua Fiat Topolino! Indro Montanelli nel 1951, nel suo libro “Tali e Quali”, la descrisse così “Quello che non sarebbe riuscito a un uomo riuscì a Palmina. Questa ragazza dal volto pallidissimo e dagli occhi verdi imperativi, difese il patrimonio che le era stato affidato con la tenacia di un mastino”. Superfluo aggiungere altro!
La particolarità della mostra sta anche nell’eccelso lavoro di recupero di straordinari documenti, immagini e video dal valore storico immenso.
Nella foto che segue è raffigurato proprio Siviero a contemplare una delle tante opere da lui salvate (la splendida ed accattivante Danea di Tiziano). L’opera inizialmente non fu salvata e, suo malgrado, fu “ospitata” nel 1944 nella camera da letto – ebbene sì! – di Herman Goring, luogotenente di Hitler già Presidente della Gestapo (Polizia segreta) e appunto incaricato dal Fuhrer, tra l’altro, alle opere di razzia nel nostro territorio.
Poter ammirare tali opere dal vivo unitamente a immagini fotografiche di allora ha davvero rappresentato un’occasione rarissima.

Altrettando impossibile è non rimarcare anche il significato simbolico di quelle imprese che unificarono l’Italia da Nord a Sud anche nella tutela di opere considerate minori artisticamente ma che rappresentavano un elevato valore simbolico e religioso per le comunità locali.
Tutti i soggetti coinvolti riuscirono in un altro “miracolo”, quello di creare una sorta di network fondamentale per il buon esito della loro missione, tramite missive codificate e viaggi rocamboleschi.
Impensabile in un breve articolo illustrare tutte le opere esposte, i personaggi coinvolti, e le storie di cronaca dell’epoca. Per “compensare”, almeno in parte, di seguito altre opere ospitate dalla mostra (con le immagini di allora):



Spesso ci si chiede come oggi si possa essere degnamente celebrare il 25 Aprile. Forse oggi festeggiare degnamente la “Liberazione” potrebbe significare liberarsi da una certa “spazzatura morale” per far posto ad un senso di appartenenza ed orgoglio nazionale.
Come attuare ciò?
A proposito di cronaca i Media al solito svolgono un ruolo importante. Numerosi e finanche crescenti nei media generalisti sono gli esempi di trasmissioni di approfondimento sui nostri beni paesaggistici e culturali nonché su straordinarie storie di “eroi moderni”, ma altrettanto numerosi sono gli esempi di Media che – bontà loro – e, fosse anche e purtroppo per squallide questioni di mercato, occupano “interessanti” e quotidiani approfondimenti su separazioni di VIP(?) piuttosto che di altrettanto “interessanti” dispute su “poveri” nobili costretti a lasciare le proprie “umili” dimore o altro ancora.
Infine, come attualizzare ogni il significato dell’impresa.
Qualcuno sembra già averlo dimenticato, ma anche oggi viviamo una fase di ricostruzione dopo la pandemia e le crisi sociali ed economiche precedenti e successive alla pandemia stessa. Senza dimenticare ovviamente il conflitto in corso tra Russia e Ucraina.
Si tratta oggi di una ricostruzione perlopiù immateriale e per questo ancora più complessa.
Proprio per questo sarebbe bene ripartire – oggi come allora – dall’immenso patrimonio storico, artistico e paesaggistico.
Allora si trattò perlopiù di creare un corpo normativo finalizzato alla tutela e alla conservazione. Oggi semmai la sfida è sulla valorizzazione di un patrimonio infinito e spesso non adeguatamente sfruttato.
Semmai l’opera di tutela e salvaguardia dovrebbe invece applicarsi su altri assets strategici del patrimonio nazionale ad oggi spesso svenduto all’estero e preda di moderne e decisamente più subdole forme dittatoriali.
L’auspicio è che gli insegnamenti di allora possano illuminare l’operato di tutti, dai semplici cittadini, ai politici, dai funzionari pubblici agli imprenditori privati proprio per evitare che nuovamente e periodicamente l’Italia continui ad essere “derubata e colpita al cuore” (W L’Italia – F. De Gregori – Album: Viva l’Italia –1979)
Per farlo, come non mai, è necessario attingere dai tanti fulgidi esempi di eroi civili, proprio perché, invece, “la storia siamo noi padre e figli…e non ha nascondigli” (“La Storia” F. De Gregori – Album Scacchi e Tarocchi – 1985).
Nella foto di copertina: Il Cerbiatto di Ercolano fotografato durante la mostra con alle spalle una sua raffigurazione in compagnia di Hitler e Goring che lo utilizzarono come ornamento da giardino in una loro tenuta di caccia