Tecnica ed economia della Specie: Umberto Galimberti all’UGF 2022
“L’umano, la tecnica, la terra: il filo da ricucire” è il titolo della conferenza tenuta lo scorso 31 agosto da Umberto Galimberti, filosofo, psicanalista, accademico e giornalista italiano originario di Monza, in occasione dell’Umbria Green Festival 2022, presso il teatro Manini di Narni.
Umbria Green Festival: un elogio dinamico e itinerante alla Terra
L’Umbria Green Festival nasce nel 2016 e si dichiara primo festival green umbro, in cui la natura fa spettacolo. Quest’anno l’iniziativa, che si estende dal 24 agosto al 18 settembre 2022, si presenta come imponente atto scenico che comprende 12 comuni, 150 ospiti e oltre 55 interventi e performance. Essa promuove un’idea di turismo sostenibile con visite guidate, conferenze, cene biologiche a chilometro zero, passeggiate letterarie e scientifiche, rafting, eco tour in auto elettrica, concerti e tanto altro. Attraverso le voci di antropologi, astrofisici, letterati, musicisti, scienziati, artisti e filosofi, il festival parla di sostenibilità e di cura circolare, ovvero della sottile e fragile connessione che tiene legati la terra all’uomo e l’uomo alla terra.
Umbria Green Festival è promosso da Techne srl, azienda di servizi per energia e ambiente, e dall’associazione culturale De Rerum Natura.
Antropocentrismo e Natura, i riflessi sulla psiche collettiva
L’intervento di Umberto Galimberti all’UGF 2022 punta a smontare le ragioni dell’antropocentrismo e a cambiare la prospettiva di utilitarismo con cui si guarda alla terra. Affinché questo sia possibile, secondo il filosofo, è necessario che il nuovo approccio diventi principio, ovvero entri a far parte della psiche collettiva. La conferenza, dal titolo “L’umano, la tecnica, la terra: il filo da ricucire”, non offre una soluzione rassicurante ma perentoria per la riconciliazione con un pianeta che soffre la presenza dell’uomo: pensare in modo greco. Il pensiero greco, sostiene Galimberti riportando le parole di Eraclito, considera la natura uno sfondo immutabile che nessun uomo e nessun dio fece. Su questa base si comprende perché uno dei cardini della grecità sia la mezza misura, ovvero il concetto di limite. Sempre nell’antica Grecia l’uomo è al pari di tutti gli animali, egli può costruire città secondo natura solo contemplandola e comprendendone le leggi. Quando a Prometeo, inventore delle tecniche, viene chiesto chi sia più forte, egli risponde che la tecnica è di gran lunga più debole della necessità che governa e tiene ferme le leggi di natura. Dunque, chi o cosa ha scatenato Prometeo oggi? Per Galimberti la tecnica è l’anima della scienza che guarda al mondo non per contemplarlo ma per manipolarlo, o come spiega Kant, non come lo scolaro che si rimette alla saggezza dell’insegnante ma come un giudice che obblighi l’imputato a parlare. Nasce e si potenzia nell’occidente cristiano, sorretta dall’idea che l’uomo sia al centro del creato, e che domini, secondo la Genesi, sugli animali di terra, acque e cielo. Ma alla tecnoscienza in fondo interessa solo il suo auto-potenziamento, procede per prove ed errori, non per finalità. I suoi parametri sono efficienza, produttività e velocizzazione del tempo. E visto che la nostra capacità di fare è di gran lunga superiore alla nostra capacità di prevedere gli effetti delle nostre ideazioni tecniche, allora bisogna fidarsi del giudizio dato da Prometeo, il cui nome letteralmente significa “colui che vede in anticipo”. Folle sarebbe l’uomo se non ricordasse quanto è importante mettere in primo piano la natura, difenderla e proteggere il futuro delle nuove generazioni su questo pianeta attraverso gli strumenti filosofici e le scelte consapevoli.
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