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Ciao Pier Francesco, il tuo percorso legato a materie scientifiche, quali la geologia, ti avvicina sicuramente alla matematica, ma da cosa è scaturita questa tua ricerca nel tradurre forme geometriche ripetute ad equazioni?
La “scoperta” che i pattern potessero essere generati da equazioni è avvenuto in modo del tutto casuale mentre cercavo di generare una simbologia vettoriale per la rappresentazione cartografica di frane. Ovviamente, dopo aver generato il primo pattern, non ho immediatamente associato quello che avevo realizzato con le forme artistiche, attribuendo invece l’aver prodotto forme simili ad una semplice coincidenza. Solo successivamente, cercando di replicare altre simbologie geologiche, mi sono reso conto della efficacia del metodo e ho pensato alla possibilità di applicarlo sistematicamente alle forme decorative. La passione per l’arte ha poi fatto sì che questa ricerca prendesse forma e si traducesse in un libro. Ho trovato entusiasmante riuscire a generare forme appartenenti all’epoca greco-romana, bizantina, islamica, romanica e moderna. Il processo talora è stato cosciente, ma spesso sono stati il caso o l’intuizione che mi hanno guidato.
Credi sia possibile che i pattern realizzati volessero trasmettere tramite la matematica alcuni messaggi, oppure la matematica era solo uno strumento che facilitava la loro creazione?
La matematica utilizzata nella realizzazione dei pattern è la medesima che avevano a disposizione gli autori di questi motivi decorativi. Si tratta essenzialmente di trigonometria ed espressioni matematiche. Presumibilmente la progettazione veniva realizzata da un proto e, successivamente, questi preparava delle forme, dei cartoni, da fornire alle maestranze. In particolar modo è ipotizzabile che le opere appartenenti all’epoca greco-romana, generate su un impianto strettamente geometrico, venissero completate sia applicando moduli geometrici predefiniti, sia elementi di decoro vero e proprio (scene di caccia, storie mitologiche, ritratti, piante e animali). La geometria, come è noto, ha anche una connotazione fortemente simbolica e quindi è lecito ammettere che, in talune opere, sia racchiusa una significatività che va oltre la decorazione. Questo significato nella modernità può essere più o meno intellegibile. È però plausibile che uno specifico ornato possa racchiudere una simbologia, così come la stessa architettura è tesa alla rappresentazione del sacro, del potere, dell’armonia.
Come scrivi sul libro, nell’Islam era vietata la rappresentazione di animali, persone e oggetti, il che ha sicuramente spinto gli artisti a esprimersi tramite forme geometriche. Può questa necessità, a parer tuo, avere a sua volta spinto queste popolazioni a una maggiore ricerca matematica e scientifica?
Siamo debitori nei confronti della civiltà islamica perché questa ha consentito di riscoprire l’arte, la letteratura, la scienza, la matematica che era stata obliterata con la caduta dell’Impero romano. Questa civiltà, conservando il nostro passato e unendo a questo le conoscenze provenienti dalle civiltà asiatiche (la conquista dell’India da parte dell’Impero islamico è avvenuta prima dell’espansione occidentale), è stata a sua volta in grado di generare una propria e originale cultura. Nell’Islam, poi, sia le scienze esatte sia la letteratura hanno avuto un originalissimo sviluppo. Ovviamente, il credo religioso ha fatto sì che le forme decorative si spingessero verso la geometria, ma i risultati sono meravigliosi e originali.

Spesso i pattern sono stati tramandati di epoca in epoca. Insieme a essi veniva secondo te tramandata anche le matematiche che poteva celarsi dietro le forme geometriche?
Le nostre conoscenze sulla realizzazione dei pattern sono poco documentate. Si può presumere che, sia gli schemi adottati, sia la tipologia dei decori, costituisca, almeno in parte, il risultato di una conoscenza acquisita e tramandata. Tuttavia, ritengo che le guerre, le distruzioni e il fatto che gli stessi realizzatori fossero restii a comunicare, se non ai propri adepti, le tecniche di progettazione e realizzazione abbiano fatto sì che l’ambito delle conoscenze fosse molto circoscritto. Quanto da me “formulato” è solo un’ipotesi matematica: non è necessariamente vero che gli schemi geometrici da me proposti corrispondano alla realtà artistica dei monumenti. Si tratta di una ipotesi decorativa che per quanto plausibile, non avendo fonti documentali, non è sufficiente a suffragare questa ipotesi.
Nell’arte del ‘900 e nell’op art è quasi impossibile pensare che non ci siano legami tra matematica e arte. Pensi sia possibile che l’emergere di alcuni artisti sia stato proprio grazie alle loro conoscenze matematiche?
Gli artisti sono persone eclettiche e fortemente percettive. La loro sensibilità ha spesso fatto sì che l’arte anticipasse quello che successivamente è risultata una scoperta scientifica, un movimento politico, un nuovo modo di essere o vivere. Il fatto che, come nel caso di Escher, esistessero delle sinergie con matematici è noto a tutti. Possiamo quindi supporre che ci possano essere stati dei contatti e delle contaminazioni. Il connubio tra arte e matematica percorre tutta la storia. Ad esempio, nel ‘500 la scoperta dei Grottesti, ovvero degli affreschi della Domus Aurea di Nerone a Roma, ha introdotto in ambito pittorico la prospettiva che segue rigorose leggi matematiche. A loro volta, gli affreschi della Domus Aurea rappresentavano il prodotto di regole matematiche 1500 anni prima del Rinascimento.
Riprendendo la citazione di Galilei in cui afferma che “l’universo è scritto in lingua matematica”, a tuo parere le persone sono spinte inconsciamente a un ordine geometrico, oltre che nel disegno, nella simmetria con cui alcuni sistemano le cose o mettono in ordine, o sono spinte a contare oggetti che hanno intorno?
La geometria è ovunque intorno a noi come la geologia, la chimica, la fisica. È la nostra percezione a renderci di volta in volta consapevoli di quello che stiamo cogliendo della realtà che ci circonda. La geometria è insita nelle forme naturali come i cristalli, le conchiglie, le cellette del favo delle api, le onde sonore. L’umanità ha colto questo senso di ordine anche se non è in grado di giustificarlo, ma è proprio attraverso il linguaggio universale della matematica che è riuscita a esprimere questa visione del creato.
Quale è il tuo pensiero riguardo il conscio e l’inconscio nelle persone per quanto concerne la matematica e la geometria? La matematica e la geometria, pur essendo molto belle, non sono altrettanto amate. Inconsciamente le applichiamo quotidianamente anche in situazioni difficili come il parcheggio di un’auto (calcolo volumi, cinetica etc.), il rimbalzo di un sasso in uno stagno (numerose componenti fisiche), la scelta di un indumento a seconda della stagione e del meteo (calcolo delle probabilità). Ma lo studio delle scienze esatte costituisce per molti un problema. Come nello studio di una nuova lingua è necessario avere una conoscenza della grammatica e un vocabolario, allo stesso modo matematica e geometria richiedono un periodo di apprendimento che richiede necessariamente uno sforzo. Quando si va in montagna si ha la certezza che, una volta seguito il tortuoso cammino, sarà possibile vedere un bel panorama. Un percorso matematico, al contrario, non promette di ottenere un risultato altrettanto tangibile e concreto. Spero che proprio Patternland possa far trasparire questa possibilità.