Amazonia: Le luci e le ombre di Sebastião Salgado

Le vie per entrare nel dibattito pubblico sono tante, quella artistica rappresenta senza dubbio una corsia preferenziale.
E’ il percorso che da anni ha scelto Sebastião Salgado – in mostra al MAXXI di Roma fino al 13 febbraio 2022 – per raccontare la grande fragilità dell’ecosistema e dell’essere umano, con l’essenzialità del bianco e nero, quasi un monito a scegliere tra la luce e le tenebre.
A partire dal 1987 dopo aver utilizzato il colore per i lavori commissionati da riviste e periodici, lo abbandona definitivamente con l’obiettivo di denudare e re-illuminare la realtà rendendola più comprensibile agli occhi degli spettatori.
Nemmeno il passaggio al digitale, all’inizio del progetto Genesis nel 2004, ha cambiato le sue modalità di lavoro, infatti, trasferisce i file digitali su negativo, trattandoli a tutti gli effetti come una pellicola tradizionale attraverso le consuete inquadrature con mirino e fotocamera. Il vantaggio è tutto nell’aver alleggerito il suo bagaglio dai 30 kg di 600 pellicole ad 1,5 kg di schede di memoria.
Cambia il supporto ma il linguaggio è immutabile
Per la realizzazione della mostra Amazônia, Salgado ha trascorso sei anni nella foresta brasiliana, un suo luogo del cuore anche perché in buona parte legato alla sua infanzia e giovinezza ed oggi alla piena maturità. Il reportage comprende 200 opere illustrate in anteprima in Italia.

L’allestimento è emozionante, riproduce nel visitatore la sensazione di trovarsi realmente in una foresta pluviale a vivere l’alone di magia delle popolazioni native che aleggia nelle sale dedicate. Tutto ciò anche grazie ad una traccia audio che accompagna il visitatore, composta da Jean-Michel Jarre e ispirata ai suoni della foresta. Nelle sale di proiezione i temi si dividono tra il paesaggio boschivo accompagnato dal suono del poema sinfonico “Erosao” del compositore Heitor Villa-Lobos, e i ritratti di donne e uomini indigeni accompagnati dalla musica appositamente composta da Rodolfo Stroeter.
E’ impressionante, muovendosi nello spazio espositivo, provare la sensazione di sentirsi circondati dalla sola, smisurata natura, le fotografie come grandi dipinti circondano il visitatore avvolgendolo nel clima della foresta e insieme tra le comunità di nativi. Si vivono tutti i colori dell’Amazzonia immersi nel bianco e nero di Salgado. Sempre, ovunque le fonti della sua luce sono accecanti. Mai un’immagine lascia indifferenti.
I suoi lavori sono eternamente attuali, come la fragilità e la potenza dell’essere umano che raccontano, i dettagli, nella loro crudezza invitano alla riflessione sulle problematiche sociali e ambientali, inquadrate dai primi anni ’70.

Nei lavori più recenti il fotografo e cronista, allontanatosi dagli scenari di guerra, spinge a riflettere con urgenza sulla delicatezza del nostro ecosistema e sull’emergenza ambientale. Partendo dalla deforestazione si muove nel quadro di una crisi in evoluzione causata da spietate logiche e ambizioni economiche che l’eccessivo sfruttamento della Terra ha causato non solo nel quadro ambientale ma al contempo sociale, scientifico, medico e sanitario.
E’ lì tra quegli indigeni, tra i nativi dell’Amazzonia che il dibattito pubblico che coinvolge l’intera umanità emerge con devastante attualità. Infatti la maggior parte degli approfondimenti didascalici che accompagnano le immagini di svariate tribù native, sottolineano costantemente quanta gente di queste comunità si sia estinta a causa dei contatto con i bianchi civilizzati, portatori sani di malattie contro le quali gli indigeni impreparati all’evoluzione medico scientifica, non avevano difese. Anche lo stesso morbillo li ha uccisi. L’inevitabile confronto con ciò che sta accadendo ai Paesi civilizzati di fronte al Covid e alla divisione sociale che la vaccinazione obbligatoria sta causando, cesura con il mondo globalizzato degli ultimi decenni e tragico decorso per i cambiamenti profondi che porta nelle vite personali e interpersonali, impone a tutti, la riflessione.
Scrivere con le immagini
La forza e la capacità delle fotografie, autentiche “sceneggiature” vengono incontro con naturalezza, raccontando la storia di quei luoghi, spiegandola a chiunque nella loro essenza. Sono immagini straordinarie, al pari dei filmati, che lasciano assistere ad un’esperienza ogni volta tanto vasta quanto carica di emozioni, come un magnifico road movie da Oscar, o come davanti allo stupore suscitato dalla pittura di un Caravaggio del nuovo millennio. L’umanità nella sua vera luce, come se la luce naturale fosse governata dallo stesso Salgado nella biosfera.

Grazie alla sua incessante opera è possibile sperare che il collegamento tra l’identità del presente e l’identità del passato permettano di mobilitare le coscienze e dunque le persone, a fare sì che contribuiranno sensibilmente alle identità del futuro.
Una grandezza di fronte alla quale non resta che abbandonarsi e riflettere.
“La storia non è fatta da chi ha più risorse né dai gruppi più numerosi, ma da quei gruppi le cui energie sono state mobilitate da una guida che formasse una forza sociale coesa”
Aristotele.