Come può un bambino di nemmeno 10 anni, essere in grado di gestire un potere tanto grande come la capacità di dialogare con i morti?
Solo uno scrittore visionario come Stephen King può rivelarcelo o provare a spiegarcelo, nel suo ultimo romanzo “Later”, ultima uscita pubblicata dalla casa editrice Sperling & Kupfer.
Later di Stephen King
In inglese, questo termine significa letteralmente “dopo, in seguito, poi”. Buttato lì, così e da solo come titolo di un romanzo abbastanza corposo lascia un po’ perplessi: basta una singola parola per esprimere il cuore stesso di un manoscritto?
La risposta alla domanda è un forte “Sì” se l’autore in questione è il Re per eccellenza, ovvero Stephen King. Torna in libreria dunque con una storia, in cui il protagonista è Jamie Conklin, un bambino di nemmeno 10 anni che si rende conto di essere in grado di vedere i morti e di poter dialogare con loro, come se stesse dialogando con una persona viva e in salute.
La sua vita ruota molto intorno alla figura di sua mamma Tia, una donna single, che di mestiere fa l’agente letterario e che sta cercando di crescere un figlio con le sue forze, senza una figura paterna, senza alcun aiuto o sostegno esterno: nonostante le difficoltà e i problemi finanziari che la vita le porrà davanti, sta riuscendo a comunicare e insegnare a Jamie quali siano i valori importanti nella vita.
Ma quando si trova di fronte al dono soprannaturale del figlio, Tia gli consiglia di non parlarne con nessuno, di non condividere questa sua particolarità con il mondo esterno: questo perché i soggetti particolari, quelli che la società potrebbe definire “diversi”, vengono spesso guardati con diffidenza, come se potessero mai costituire un reale pericolo.
Ma Jamie imparerà che con quella parte di sé deve comunque fare i conti, finché è ancora in tenera soprattutto perché ne viene spesso spaventato; in un secondo momento, crescendo e diventando più adulto, perché questo suo potere lo metterà in situazioni spaventose, pericolose, da vera storia dell’orrore.
I buoni e i cattivi
I cattivi bussano sempre alla porta dei romanzi di Stephen King, ma più spesso di quanto non ci si aspetti, sono rappresentati da quei soggetti che per definizione risultano i meno sospettabili, quelli di cui ci si potrebbe fidare a occhi chiusi, i vivi che camminano in mezzo a noi, che siedono con noi a tavola e con cui guardiamo una serie tv seduti sul divano.
Un autore che riesce, dopo decenni di produzione letteraria ricca e vasta oltre ogni definizione, a produrre un romanzo in cui di nuovo il protagonista è un bambino, capace di stupire il lettore già dalle primissime righe: i ragionamenti, i valori e la profondità dei dialoghi che riguardano Jamie, ci fanno capire che questa non è la solita favola sovrannaturale in cui qualcuno prima o poi dovrà fare i conti con quanto sta capitando nella sua vita.
Qui si parla di amore tra una madre e un figlio, si parla di letteratura (tanta, tantissima), si parla di giustizia e ingiustizia, si parla di coraggio: soprattutto di quel coraggio maturo che molto spesso i bambini dimostrano di avere, molto più dei propri genitori adulti.