Rappresentare una teoria freudiana attraverso un romanzo è compito delicato e niente affatto semplice: ci prova e ci riesce lo scrittore israeliano Eshkol Nevo nel suo romando “Tre piani”, dal quale è stato tratto l’omonimo film diretto da Nanni Moretti e presentato alla Mostra del Cinema di Cannes 2021.
Tre piani
La trama ruota intorno a tre famiglie appartenenti ad una classe sociale medio-alta, ma che non potrebbero essere più differenti: ciò che le accomuna è la loro abitazione, situata nello stesso stabile, su tre piani differenti.
Come diverse sono le crisi che i personaggi di questo romanzo stanno affrontando: crisi e difficoltà molto reali, che il lettore non solo può sentire vicino a sé, ma può quasi toccarle, quasi sfiorarle con le mani.
Il primo piano – L’Es
Ovvero dove risiedono le nostre pulsioni e i nostri istinti più primordiali e spesso difficili da tenere sotto controllo, qui si racconta la storia di Arnon (interpretato da Riccardo Scamarcio nel film), uomo sposato e padre di una figlia di 9 anni, il quale vive nel dubbio atroce che la bambina sia stata molestata sessualmente dal vicino di casa anziano. A nulla valgono le parole rassicuranti della moglie: lui è convinto che dopo quel famoso incidente, nulla per sua figlia sia più stato uguale e innocente ed è disposto a qualsiasi cosa pur di scoprire la verità.
Nel film ci troviamo a Roma e manca quello strazio negli occhi di un padre che invece arriva dalle pagine del romanzo: Scamarcio dimostra di essere un ottimo interprete di quella che è la pulsione più carnale, che può fare vittima ciascuna di noi, anche se manca quella disperazione, quel dolore che qualunque padre attanagliato da un dubbio così atroce proverebbe.
Il secondo piano – L’Io
Qui dove il nostro animo cerca di conciliare i nostri più intimi desideri con la realtà che ci circonda, viene raccontata la storia di Hani. Una donna che di mestiere fa la casalinga, ha due figli e un marito che per lavoro viaggia moltissimo e che lei sente sempre più distante. All’improvviso le piomba in casa il fratello del marito, in fuga per bancarotta e debiti salatissimi, che si infila nella sua vita e in quella dei suoi figli regalandole quella dose di attenzione e tenerezza che manca nella sua vita. Hani però ha dei trascorsi in famiglia particolari, che spesso le giocano brutti scherzi tra ciò che è reale e ciò che invece non lo è per niente e dunque anche il lettore ad un certo si domanda davvero se quello che ha appena letto sia davvero accaduto.
Alba Rohrwacher interpreta in maniera magnifica questo personaggio: sognante nella sua voce, nei lineamenti. Delicata nella sua persona e dedita alla famiglia, ritrae perfettamente la Hani del romanzo fino all’epilogo del racconto, quando anche lo spettatore vedrà un po’ di luce in fondo al cammino di una donna che sfugge a una definizione classica di madre, di moglie, di donna in sé e per sé.
Il terzo piano – Il Super Io
È poi con l’ultimo piano che dobbiamo davvero fare i conti, dove il Super Io ci richiama all’ordine in maniera brusca e ci costringe a fare i conti con le nostre azioni verso noi per primi e verso la stessa società.
Qui viene raccontata la storia di Dvora, una donna che si ritrova improvvisamente vedova e che sente molto la mancanza del suo unico figlio, con il quale non ha alcun rapporto ormai da anni. Una madre che si è sentita costretta ad allontanarsi dal proprio figlio, il quale ubriaco ha ucciso una donna, investendola con la macchina e non mostrato un briciolo di rimorso per quello che ha fatto e una volta uscito di prigione, ha deciso di allontanarsi dai genitori perché “lo stavano avvelenando”.
Margherita Buy e Nanni Moretti interpretano una coppia di genitori profondamente innamorati e uniti nel loro dolore, ma nel momento in cui la coppia si divide Dora si ritrova spaesata e decide di affrontare la sua paura e la sua più grande speranza insieme: ritrovare suo figlio, parlargli, spiegargli e poi ritrovare sé stessa.
Un romanzo e un film che parlano al lettore e allo spettatore in maniera diretta, con profondità e con coraggio: tre componenti della nostra anima che devono imparare a coesistere, a dialogare tra loro e a darsi man forte l’una con l’altra, nelle situazioni di vita quotidiana e anche soprattutto nelle situazioni più dolore e complicate.