Ingrid, Victoria e Brigitta sono le Donne che non perdonano

Ingrid, Victoria, Brigitta. Tre nomi di tre donne diverse, le tre protagoniste del romanzo affilato Donne che non perdonano della scrittrice svedese Camilla Lackberg che affronta, insieme al lettore, il tema della violenza domestica.
Donne che non perdonano
Si ritiene che la donna sia quell’essere umano caratterizzato da una delicatezza e fragilità intrinseca, tale per cui qualsiasi percossa la può rompere in maniere definitiva, sia dentro che fuori.
Guardando all’oggi, questo pensiero suona fuori tempo massimo e sotto certi aspetti, molto assurdo: campionesse negli sport, manager nelle più grandi realtà aziendali e contemporaneamente mamme, niente ormai le può fermare, proprio perché la realtà dei fatti è semplice: non è mai stato vero che l’uomo è più forte della donna.
L’uomo lo può diventare nel momento in cui scatena la faccia più vergognosa, misera e deprecabile che possa manifestare: quando diventa fisicamente violento, tanto da utilizzare le proprie mani per picchiare, schiaffeggiare i contorni della metà della sua vita.
Ingrid, Victoria, Brigitta
Le protagoniste di questo romanzo sono tre donne, le cui storie sono abbastanza diverse, ma con una linea sottile che le collega tra di loro. La loro vita, fatta di lavoro, impegni con i figli, cucina e cura della casa (perché devono essere sempre le donne a doverlo fare?) è rovinata ogni giorno dalla presenza di un marito che abusa della propria moglie, nelle maniere più bieche e schifose che ci siano: violenza verbale, degradazione, violenza sessuale, spintoni e calci dati in punti strategici del corpo per fare sì che non si notino all’esterno.
La prima di loro, Ingrid, ha rinunciato alla sua carriera da giornalista affermata per dedicarsi alla famiglia, alla figlia e alla casa e per sostenere il marito Tommy, affermato direttore del principale tabloid del Paese. Il loro rapporto nel tempo si è raffreddato come succede ad una zuppa calda, lasciata su una tavola imbandita e apparecchiata.
Le donne però hanno una sorta di astuzia e sesto senso nascosto e anche Ingrid ne è dotata, per questo decide di nascondere un piccolo registratore nella tasca del completo del marito e sarà proprio grazie a quello che scoprirà come lo stesso marito la tradisce, ormai da parecchio tempo, con una donna molto più giovane e affascinante di lei e che inoltre lo stesso Tommy sta tentando di insabbiare un caso di violenza psicologica, compiuta da due suoi collaboratori, all’interno del giornale.
Come se la vita per prima le avesse dato uno schiaffo, Ingrid si domanda veramente quale sia l’uomo che ha deciso di sposare e che è anche insieme il papà della sua bambina, ma soprattutto si domanda quanto valga la pena che un uomo del genere continui a vivere.
Victoria è bellissima, è alta, è desiderabile agli occhi di tutti, tranne a quelli di suo marito: un matrimonio di convenienza, dettato da alcun sentimento, con un uomo mastodontico, che la utilizza come se fosse la sua prostituta: la violenta, la picchia in cucina e in casa, fatta salva l’occasione in cui vanno a fare la spesa insieme. Come donna si rende conto però di avere la forza di trovare una soluzione a tutta questa sofferenza in cui è cascata su consiglio della madre, pur considerando la possibilità che tale soluzione non sia proprio delle più legali: a mali estremi, estremi rimedi.
Brigitta vede giungere il tramonto sulla sua vita: la diagnosi del medico lascia poche speranze, ma lei decide che i suoi due figli devono avere tutto sistemato quando lei non ci sarà più. Questo vuol dire che suo marito, quell’uomo che in tutti quegli anni l’ha picchiata rompendole le costole, i denti, le ossa, non dovrà essere di intralcio per nessun motivo.
Un filo sottile
Procedendo nella lettura, la rabbia comincia a ribollire verso questi tre mariti che dimostrano tutta la loro estrema brutalità nei confronti di quelle donne che hanno scelto e che ora stanno piano piano distruggendo. Il lettore comincia a delineare un possibile finale nella propria immaginazione che prende vita davanti ai suoi occhi e fa il tifo in maniera disperata perché quel finale diventi davvero realtà e perché queste persone non restino impunite, per lo meno in un romanzo.