Fuga di Harlan Coben

Cosa sei disposto a fare come padre, nel momento in cui la tua figlia più grande sparisce e tu sai per certo essere in pericolo? Torna in libreria lo scrittore Harlan Coben con il suo nuovo romanzo “Fuga”, dove si analizzano i limiti della genitorialità e delle azioni che ne possono scaturire.
Fuga
Con questo termine spesso il nostro cervello si collega a qualcosa di pericoloso, qualcosa da cui scappare il più lontano possibile, qualcosa che non ci deve stare troppo vicino perché può farci soffrire.
Scappare lontano e velocemente: questo è il messaggio che arriva forte e chiaro. Quando però si tratta di tua figlia, il discorso cambia e radicalmente. Simon Greene è sposato, è un uomo di successo e adora sua moglie, quella donna con cui ha creato una famiglia composta da tre figli: Paige è la più grande, la più difficile a livello caratteriale, ma anche quella più spensierata e giudiziosa, che improvvisamente entra nel tunnel della tossicodipendenza, scappa dal college in cui sta studiando e diventa una vagabonda, al seguito del suo fidanzato Aaron.
L’aiuto della famiglia
Per riportare Paige sulla retta via, si muove tutta la sua famiglia: la sorellina più piccola, il fratello che a sua volta studia al college, la madre che impegnata nel suo lavoro di medico all’ospedale non sa darsi pace e anche Simon, che disperatamente cercherà di braccarla a Central Park, finendo solo per scontrarsi con il fidanzato di Paige e venendo denunciato per violenza.
Fin dalle prime pagine ciò che colpisce il lettore è il sentimento di amore più puro che entrambi i genitori provano per Paige: di come la sua nuova condizione li ferisca a tal punto di capire che loro non possono più fare nulla, ma devono pazientemente aspettare che sia Paige a decidere di ripulirsi e allontanarsi da questa vita tossica alla quale si sta dedicando.
L’assassinio di Aaron
Tutto prende una piega improvvisamente diversa e molto più violenta nel momento in cui viene ritrovato il cadavere del fidanzato di Paige, dilaniato e trucidato dall’assassino, e di lei non c’è più traccia: dunque quello che gli investigatori arrivano a fare è il classico 2+2, è stata Paige ad ucciderlo e ora si è data alla fuga.
Simon però non può credere anche a questo ed è proprio questo avvenimento che metterà in moto dentro sé stesso una fiamma del tutto nuova e differente, che lo spingerà a tentare di comprendere il nuovo mondo di sua figlia (dove scoprirà non solo reietti della società, ma anche persone disposte a qualsiasi sacrificio, pur di poterlo aiutare) e che lo spingerà a riconsiderare tutti i valori in cui ha sempre creduto, soprattutto in quelli legati alla sua famiglia.
Si dice che nel momento in cui una coppia decida di voler concepire un figlio, quello li renda già genitori consapevoli e faccia sì che la responsabilità della vita e sopravvivenza del proprio figlio sia già sulle loro spalle: a maggior ragione, nel momento in cui il figlio cresce, diventa grande e si allontana dal nido, quella responsabilità genitoriale deve fare i conti con l’allontanamento dei figli, che deve esserci ad un certo punto perché possano diventare adulti a tutti gli effetti.
Il romanzo analizza questo aspetto della genitorialità, andando ad alternarlo con la suspense del thriller scritto a regola d’arte, inserendo anche una digressione sulle sette religiose, che farà da perno tra questi aspetti così differenti all’interno del romanzo.
Harlan Coben costruisce dunque un romanzo che sviluppa molteplici temi, riuscendo ad incastrarli gli uni con gli altri in perfetta continuità e riuscendo a trascinare il lettore fino all’ultima pagina, senza far calare mai l’attenzione e l’interesse.