Artissima 2020 Unplugged inizia online
Dal 3 novembre 2020 sarà esplorabile la nuova piattaforma XYZ di Artissima 2020. Alle ore 16.00 della giornata di ieri si è svolta una rapida anteprima di presentazione del progetto online che inaugura la fiera attiva dal 1994 nella promozione del panorama artistico contemporaneo e nel coinvolgimento di artisti, galleristi, curatori indipendenti e pubblico.
Per il 2020 Artissima Unplugged acquisisce e fa propria una forma nuova “dilatata nei tempi e negli spazi”: la versione blended dell’esposizione affiancherà ad una veste fisica, composta da tre progetti espositivi nei musei della Fondazione Torino Musei (GAM – Galleria Civica d’Arte Moderna e Contemporanea, Palazzo Madama – Museo Civico d’Arte Antica e MAO Museo d’Arte Orientale), una digitale che punta a dare prova dell’opportunità di fruire e fare esperienza di un’offerta artistica di qualità.
I progetti virtuali sono due: Artissima XYZ, un’inedita piattaforma cross-mediale dedicata a tre sezioni Present Future, Back to the Future e Disegni, organizzate da curatori indipendenti e concentrate ciascuna sul lavoro di dieci artisti, e il Catalogo online, dedicato a gallerie, artisti e opere delle sezioni Main Section, New Entries, Dialogue/ Monologue, Art Spaces & Editions.
Tuttavia lo spirito più rivoluzionario dell’esposizione è incarnato da Artissima XYZ, una piattaforma cross mediale che si presenta come «risposta e trasformazione della modalità di Artissima». Ilaria Bonacossa, la direttrice, sottolinea più volte la volontà di provare a «restituire un’esperienza fisica» ricca con una forte attenzione nei confronti della «dimensione umana». L’intento, non troppo innovativo, è ben affrontato: l’organizzazione tutta ha contribuito alla strutturazione e alla curatela di un grande spazio virtuale dove si può navigare facendo un’esperienza a 360° della rassegna disponendo di molti contenuti, quali video interviste con autori e galleristi, opere a prezzi diversi, presentazioni di materiale d’archivio, eventi virtuali come visite guidate prenotabili, percorsi consigliati da esperti, podcast a cura degli stessi artisti e tanto altro ancora.
Le sezioni
Disegni a cura di Letizia Ragaglia e Bettina Steinbrügge
Ciascuna sezione propone il lavoro di dieci artisti e relative opere. La prima ad essere presentata da una delle due curatrici, Letizia Ragaglia, è Disegni, dedicata quest’anno ad artiste donne di diverse età e diverse origine. Qui l’universo del progetto e dello schizzo si presenta nella sua immediatezza processuale come «a way of looking at things» e si compone col tema trasversale della femminilità. La narrazione risultante scopre la necessità, purtroppo evidente, di ritagliare ancora oggi spazi dedicati ed anacronistici focus di approfondimento per la figura della donna. Tuttavia Disegni non ha intenzione di presentarsi come un tentativo di generalizzazione dai toni femministi, bensì come una piccola fessura di una grande porta dalla quale di può sbirciare un mondo di produzioni tutte diverse e peculiari, concentrate a discutere ed esplorare tematiche sul gender. Tra i dieci nomi compaiono i lavori delle artiste Ivana Spinelli, Monica Bonvicini, Marguerite Humeau, Ellen Cantor,Bethan Huws, Heike-Karin Föll, Keren Cytter, Sarah Faux, Olivia Plender e Sarah Abu Abdallah.
Back to the future a cura di Lorenzo Giusti e Mouna Mekouar
La seconda sezione presentata propone la riscoperta di alcune opere storiche che hanno influenzato il nostro tempo e che continuano ad influenzarlo nell’ottica di una prospettiva di cambiamento, sentita come necessaria e al contempo terribilmente temuta. Lorenzo Giusti espone il tema sostenendo che il criterio curatoriale della sezione ha selezionato gli artisti per il loro lavoro «radicale e coerente» e per chiarire questo tema fondamentale eleva ad esempio la produzione dell’argentino David Lamelas. L’opera concettuale dell’artista si concentra sin dai primi anni della sua produzione sul rapporto uomo-natura in relazione allo sviluppo; nello specifico viene richiamata l’opera Quand le ciel bas et lourd del 1992, un’installazione realizzata ad Anversa composta da una struttura metallica con un tetto di metallo inclinato e degli alberi piantati sul perimetro. La metaforica idea del gioco di forze esistente tra l’uomo e la natura, tra la sfera naturale e quella artificiale, è qui incarnata nel rapporto di equilibri che gli alberi mettono continuamente in discussione nel confronto con il metallo. Back to the future di Artissima 2020 prende tale processo come traccia da seguire per la produzione degli altri artisti selezionati, tra i quali figurano Lisetta Carmi, Isabella Ducrot e Mohamen Melehi, da poco scomparso, Julije Knifer, Ivens Machado, Feliciano Centurión, Guillaume Bijl, Regina Vater,Rose Finn-Kelcey.
Present Future di Ilaria Gianni e Fernanda Brenner
L’ultima sezione ad essere presentata è Present Future, forse la più delicata delle tre, di cui Ilaria Gianni propone una lettura generale delle opere e degli artisti scelti secondo un’idea di arte contemporanea ed emergente connessa alla politica e alla resistenza. I protagonisti di Present Future considerano l’arte come un modo di esplorare il proprio ruolo all’interno della società: attraverso la propria vita e la propria esperienza, attualmente ancora vissuta ed estremamente vicina nel tempo e nello spazio, mettono in discussione il presente ed il suo racconto. Le narrazioni sono tanto concrete e tangibili, quanto simboliche ed identitarie e aprono nella piattaforma un ulteriore sotto-spazio dinamico, un luogo di discussione e di confronto in cui nascondersi da interpretazioni binarie e culturalmente imposte. Anche qui gli artisti scelti sono dieci, tra i giovani creatori vi figurano Shadi Harouni, Manuel Solano, Kandis Williams, Radamès Juni Figueroa, Antonio Obà,Noe Martinez, Sara Naim, Simon Denny, Edu de Barros.
Le domande che si presentano ad Artissima per questa settimana dell’arte contemporanea “alternativa” sono molte. Nonostante il momento di precarietà che presumibilmente rimanderà l’inaugurazione della main section della fiera a dopo il 3 dicembre, pensata ed allestita in presenza, la direttrice Ilaria Bonacossa tiene a ribadire che ora la virtualizzazione è diventata una forte opportunità, oltre che un coraggioso tentativo: continua la sfida per raggiungere la massima umanità dell’esperienza da remoto nell’ottica di concretizzare un cambio concreto di paradigma per il mondo delle esposizioni tutte.