Quando l’artista diventa curatore: Francesco Vezzoli incontra Alexander Iolas
Un campanello con una targhetta: Casa Iolas. Citofonare Vezzoli. Località: Milano, Piazza San Sepolcro numero 2. I preziosi spazi della galleria Tommaso Calabro diventano, dal 25 settembre al 16 gennaio, la casa temporanea del raffinatissimo artista Francesco Vezzoli, di origini bresciane ma con una prestigiosa formazione alla St. Martin’s School of Art di Londra, e del gallerista di origini greche Alexander Iolas (1907-1987), in una operazione meritoria in cui l’artista assume le eleganti vesti curatoriali e di storico dell’arte. Nessuna volontà di sostituzione, di sopraffazione o dissacrazione rispetto al ruolo quasi divino assunto dai potenti critici e curatori del mondo delle arti.
Quando l’artista diventa curatore
Anzi, in numerose occasioni, come nel 2016 al momento della sua nomina a guest curator della collezione del Museion di Bolzano, l’artista ha sempre riconosciuto il ruolo essenziale del curatore, polemizzando però sul pigro lassismo che ha investito questa figura, ormai diventata sempre più autoreferenziale rispetto alla realtà di sostegno e promozione degli artisti.
Nel corso degli anni questa operazione di “scambio” tra artisti e curatori ha assunto proporzioni ampie, tanto da essere spesso polemicamente derubricata come iniziativa pop e modaiola. Basti pensare alla controversa personalità di Maurizio Cattelan chiamato già nel 2004 dall’influente Massimilano Gioni come consulente per l’edizione di Manifesta; o ancora, l’operazione curatoriale in occasione dell’edizione 2014-2015 Artissima a Torino, confluita nella mostra Shit and Die a Palazzo Cavour.
Nel curriculum dello stesso Vezzoli non è infrequente incontrare alcune occasioni in cui si è dedicato, con grande successo, all’attività di organizzatore di esposizioni e progetti di mostre. Basti ricordare TV 70: Francesco Vezzoli guarda la Rai, organizzata nel 2017 alla Fondazione Prada, in cui Vezzoli, impegnato nella sue opere nella decostruzione del linguaggio cinematografico e televisivo, riflette sulla ricerca storica e sull’esplorazione del passato della comunicazione e della produzione dei mezzi di informazione e intrattenimento.
Casa Iolas. Citofonare Vezzoli
Nel cuore pulsante di Milano, non lontano da Piazza Affari, in una splendida cornice neoclassica, sorge il palazzo acquisito nel 2018 dal giovane e lungimirante Tommaso Calabro e trasformato in una galleria d’arte contemporanea internazionale di ampio respiro, con una particolare attenzione ai progetti – come questo di Vezzoli – trasversali e di dialogo interdisciplinare. E in questa splendida residenza l’artista ha preso temporaneamente domicilio. Ma non da solo.
Per l’occasione l’attenzione di Vezzoli si concentra sull’operazione di storicizzazione e valorizzazione di una figura altrimenti dimenticata, eppure di grande importanza nel mondo dell’arte e del collezionismo contemporaneo. Alexander Iolas è stato, prima ancora della folgorazione che lo spinge, nella Parigi degli anni Trenta, a diventare mercante e collezionista, aspirante ballerino e musicista. Tra i primi ad aver introdotto il Surrealismo negli Stati Uniti, ad aver ospitato la prima personale di Andy Warhol in uno dei suoi spazi espositivi e ad aver creato un sistema ben funzionante di gallerie satelliti, Iolas venne ben presto dimenticato e, con lui, anche la sua bellissima villa ateniese, autentico scrigno di nostalgica malinconia.
Da sempre affascinato dalla complessità e profondità psicologica di personaggi celebri, Vezzoli riesce egregiamente, insieme alla collaborazione di Filippo Bisagni, nell’operazione ricostruttiva, di ricerca e di rievocazione degli spazi cari al collezionista, in un dialogo serrato con le opere dell’artista.