A Roma i manifesti omaggiano Carmelo Bene e Franco Citti
Dai primi graffiti sui muri e nelle stazioni dei treni, ai poster cinematografici tra le strade della città: è così che Leonardo Crudi ed Elia Novecento (classe ’88 ed ’89), in arte Collettivo 900, colorano e arricchiscono Roma. La strada funge per loro da elemento fondamentale, da teatro per i loro manifesti, che fanno capolino tra pubblicità, tag e cartelloni elettorali. Un linguaggio che ricorda subito quello del Futurismo e del Costruttivismo, senza tralasciare qualche traccia Pop; il tutto a rievocare le locandine cinematografiche di “vecchi” film. E passando davanti ad uno di questi poster viene scontato chiedersi: di che film si tratta?
Il loro lavoro – di arte urbana e non – nasce e cresce nel loro studio, nel quale lavorano insieme da ormai due anni, per poi riversarsi tra le strade della città dove fanno conoscere anche a noi, cittadini del 21° secolo, quello che è stato il Novecento.
Un passato da writer
Sono curiosa di conoscere le loro origini artistiche e sapere cosa li abbia spinti a prendere in mano una bomboletta e ad esprimersi attraverso questa particolare forma d’arte.
Elia mi dice che ha iniziato a fare i graffiti da giovanissimo. È in prima media quando vede un ragazzo più grande di lui scrivere sui muri. Rimane molto affascinato dall’atto in sé e da questo mondo pieno di colori. Decide quindi di emularlo e fare lo stesso, finché quel gesto non diventa, per molti anni, il suo scopo più importante!
Anche Leonardo mi racconta di aver iniziato da giovane, ma che è intorno ai 24 anni, tra il 2012 e il 2013, che si rende conto di voler approfondire una dialettica estetica diversa da quella dei graffiti.
Il punto di svolta arriva nel 2017, quando ricorre il centenario della rivoluzione d’ottobre. Nel suo costante percorso di ricerca artistica, decide così di omaggiare alcune tra le figure più importanti del movimento futurista e culturale russo dei primi ‘900 (Malevič, Gončarova), ricollegandosi anche al discorso cinematografico di Vertov, Kulešov e Ėjzenštejn. E su questa onda si sviluppa anche il progetto sul cinema d’avanguardia e underground italiano, che nasce dalla voglia di diffondere e far conoscere una fetta di cinema sconosciuta e conferire a questi film un’immagine di riferimento che prima non possedevano.
Dai graffiti ai poster cinematografici
Dopodiché c’è stata un’evoluzione artistica anche per Elia: “sono passato dai graffiti ai poster cinematografici. Nel 2017 inizio ad essere influenzato anche io da Leonardo, che questo passo l’aveva già compiuto anni prima, e comincio a dipingere manifesti e ad affiggerli per strada. I primi erano accompagnati da una parola o una frase che potesse scaturire nel passante una reazione; la struttura era quella di un manifesto pubblicitario, senza che però ne condividesse il messaggio o la rappresentazione. Mi sono ispirato all’immaginario estetico delle locandine dei film degli anni 80, affascinato dai loro font e dalle immagini raffigurate, e ho iniziato così a dipingere quelle di film che in qualche modo stavano influenzando la mia ricerca e la mia quotidianità”.
Mi sono poi chiesta quali siano le loro figure di riferimento, a chi si ispirano e chi sono i loro artisti preferiti ed Elia mi ha raccontato: “sono influenzato da alcune figure della scuola romana di Piazza del Popolo (Cesare Tacchi, Tano Festa, Franco Angeli e Renato Mambor), mentre come approccio artistico da artisti come Fausto delle Chiaie e Mario Martini. Anche se ci tengo a precisare che la strutta del lettering ed i colori continuano comunque ad influenzare il mio percorso”.
Leonardo invece mi racconta: “il mio lavoro è un insieme di tutte le influenze ricevute, partendo dal costruttivismo russo, passando per la pop art romana, per approdare poi al suo punto di partenza: i graffiti. Mentre è il pittore e regista di cinema sperimentale Paolo Gioli che, con il suo lavoro sull’immagine statica e poi in movimento, funge come mia principale figura di riferimento”.
Ci hanno parlato della loro storia ed evoluzione artistica, ci hanno fatto entrare nel mondo dei writers, ma i due romani non si fermano qui ed in qualità di artisti ci sono anche altri linguaggi che mi dicono di apprezzare e coltivare. Tra questi non può ovviamente mancare la sperimentazione cinematografica, ma troviamo anche la fotografia e la poesia. E chissà se prossimamente non li vedremo impegnati in altri interessanti progetti dal gusto più eclettico!
Articolo a cura di Ottavia Marilungo