Florilegium: un incantesimo floreale per Parma, capitale italiana della Cultura 2020

Rebecca Louise Law in collaborazione con lo studio OTTN Project ha dedicato alla città di Parma la sua opera Florilegium nell’ambito di una serie di manifestazioni che celebrano la città parmense come capitale italiana della Cultura 2020. L’installazione site specific dell’artista inglese sarà ospitata nell’oratorio di San Tiburzio dal 1° giugno fino al 19 dicembre 2020.
Esempio del barocco parmense l’oratorio fa parte di una chiesa sconsacrata, inserita all’interno del complesso dell’Antica Farmacia San Filippo Neri e costruita su un antico luogo di culto paleocristiano dall’Architetto Adalberto Dalla Nave nel 1722. L’oratorio ospita il lavoro dell’artista inglese negli ambienti dipinti fra il 1883 ed il 1885 dal pittore Giovanni Gaibazzi con l’Assunzione della Vergine e i quattro evangelisti e corredati da quattro statue allegoriche raffiguranti le virtù cardinali realizzate dallo scultore Agostino Ferraini.
Per la sua prima volta in Italia, Rebecca Louise Law espone Florilegium.
Per la prima volta in Italia, Rebecca Louise Law vi espone Florilegium, un’istallazione composta da un intreccio di fil di rame nel quale sono incastrati 200.000 fiori pazientemente disidratati e appesi alla struttura interna della cupola secondo ritmi cromatici e tipologici.
Il titolo rimanda ad un genere letterario nato nel Medioevo e sviluppatosi tra il XV ed il XVIII secolo, il quale si proponeva di studiare la botanica a fini ornamentali e scientifici creando schede tecniche di piante locali ed esotiche con splendide illustrazioni. L’opera Florilegium è quindi connessa al materiale principe dell’opera, ma rimanda soprattutto ad una tradizione secolare di studi su fiori ed erbe utilizzate da sempre nelle discipline scientifiche o parascientifiche come la farmacologia e l’alchimia.
Louise Law onora il ricordo di una tradizione con un’interessante esperienza sinestetica in cui gli spettatori si immergono per riscoprire connessioni magiche sottese al rapporto tra uomo, sensi e natura; tra il proprio sé e la physis (in greco φύσις), in Florilegium identificata nell’ambiente circostante e soprattutto in un continuum creato dall’artista del percorso decorativo che va dalle pitture delle pareti alle estremità delle collane di fiori.
Dal 2003 Rebecca Louise Law riflette per mezzo delle sue istallazioni floreali sul concetto di ritmo: nonostante l’artista imponga ai fiori una situazione di stasi, quasi pietrificata come base per la condizione d’esistenza della sua opera, Law è alla ricerca di movimento, evidente nella simbolicità, ma anche nella fisicità del materiale scelto. La caducità dei fiori e l’inevitabile trasformazione alla quale sono soggetti trasforma l’istallazione totale lungo il periodo dell’esposizione.
È così che l’artista cerca di restituire per mezzo della sua opera un simbolico movimento armonico che vada oltre la decorazione e connetta l’arte alla bellezza estetica della natura per mezzo del rapporto tra l’opera e l’ambiente. Quest’ultimo risulta carico di rimandi votivi, relazionati al senso della scena dell’ascensione della Vergine Maria, un momento di mistica e spirituale sublimazione grazie alla quale si raggiunge uno stato di vita nuovo senza morire fisicamente nel corpo.
Nulla si crea, nulla si distrugge, tutto si trasforma.
L’hortus conclusus sospeso della Law sembra quindi ricordare che “nulla si crea, nulla si distrugge, tutto si trasforma“, ergendosi così a tentativo di mettere in discussione il rapporto arte e scienza secondo un intento di revisione creativa delle correnti separatiste dei saperi, secondo cui le discipline scientifiche e quelle umanistiche sono e devono rimanere sconnesse.
L’esposizione è inserita all’interno del progetto Pharmacopea, sostenuto da Davines, Chiesi Farmaceutici e Cosmoproject e nato nell’ottica di riavvicinare le pratiche chimico-farmaceutiche all’arte in quanto entrambe parte della tradizione di un determinato popolo e figlie dell’identità sociale e culturale di un territorio. Il percorso continuerà con una serie di apparati scultorei allestiti nell’Archivio Storico della Congregazione di Carità, ed una istallazione video ospite alla serra dell’Orto Botanico di Parma.