Tributo a Fernando Botero, maestro dallo stile inconfondibile
Ricorre oggi il compleanno di Fernando Botero, pittore, scultore e disegnatore colombiano nato a Medellín nel 1932. Botero è l’artista vivente con il maggior numero di mostre all’attivo e il maggior numero di pubblicazioni a lui dedicate. Il suo pubblico è molto vasto sebbene non faccia parte di una categoria, ma venga considerato come artista a sé stante.
L’interesse continuo attorno alla sua figura ha dato esito, all’inizio del 2020, ad un film-documentario che ripercorre le tappe cruciali della sua vita partendo dalle radici per arrivare alle grandi commissioni pubbliche e private che lo hanno reso una star di fama mondiale.
Da Medellín a Pietrasanta
Figlio di un venditore ambulante e di una sarta, Fernando Botero ha perso il padre quando aveva solo quattro anni. La sua prima vendita è stata quella di un acquerello per il quale ha ricevuto due pesos. Da lì inizia a dipingere rivelandosi un talento precoce: a sedici anni pubblica illustrazioni per El Colombiano, principale periodico di Medellín ed espone per la prima volta; a diciannove gli viene dedicata la prima “personale” a Bogotà.
Frente al Mar è un olio su tela che gli frutta settemila dollari, consentendogli di compiere un viaggio-studio in Europa. A Madrid si innamora delle opere di Velázquez e di Goya e in questa città scopre, tramite un libro illustrato, le opere di Piero della Francesca: incantato dai tratti sublimi di quelle figure parte alla volta di Firenze per vederle con i propri occhi.
Il Rinascimento rappresenta per lui l’epoca d’oro per l’importanza data alle proporzioni, ai volumi e alle masse, cosa che lo porta a ripensare alle sue figure alla luce di quanto appreso in Italia.
Tornato in patria Botero si sposa tre volte e viaggia continuamente tra la Colombia, il Messico, gli Stati Uniti e l’Europa. Negli anni ’80 compra una casa in Versilia, a Pietrasanta, per essere più vicino alle cave di marmo utili per le sue sculture ed apre uno studio in cui si reca periodicamente. Sfortunatamente nel 2007 gli vengono rubate sette statue bronzee (Adamo, Il cane, Gatto codone, Donna con mano nei capelli, Ballerina vestita, Ballerina in movimento e Passero), solo alcune ritrovate l’anno successivo.
Nel 2001 riceve la cittadinanza onoraria di Pietrasanta sebbene le sue antiche origini italiane siano confermate dagli antenati Giuseppe e Paolo Botero che nel 1780 salparono dal porto di Genova alla volta di Medellín. Nella piccola città della Versilia sono numerose le opere donate dall’artista, dal Guerriero, statua in bronzo di circa quattro metri, agli affreschi che decorano la Chiesa della Misericordia. Questi ultimi rappresentano l’inferno e il paradiso.
Nella Porta del Paradiso il bene è personificato da Madre Teresa di Calcutta, riconoscibile dal volto e dalla presenza del velo bianco bordato di blu, intenta a pregare tra i meli. Nella Porta dell’Inferno invece il male è incarnato da Hitler, ai piedi di Satana, mentre sprofonda nel fango. In questo luogo è presente anche Botero che si autoritrae secondo l’antica tradizione dei pittori, ma per non peccare di vanità si colloca nella melma.
I principali stilemi artistici
Le peculiarità dell’arte di Fernando Botero sono state molto discusse nel corso del tempo. C’è chi sostiene che “le figure grasse non siano sufficientemente serie da richiamare l’esame della critica”, da qui Botero viene considerato solo un “fenomeno commerciale slegato dalla realtà”; c’è chi, invece, lo venera e lo assurge ad icona dell’arte contemporanea.
Per l’artista colombiano tutto parte dalla dilatazione delle forme che sperimenta per la prima volta nel 1956, applicandola ad un mandolino. Botero non raffigura il foro di risonanza dello strumento delle giuste dimensioni, ma lo fa molto piccolo; ne rimane così attratto che da allora sceglie di dilatare qualsiasi cosa, dando vita allo stile che lo ha reso riconoscibile ed unico nel suo genere.
Botero è, infatti, un artista figurativo, non realista, che parte dalla realtà ma non la rappresenta, anzi la trasforma in arte. Il suo ideale estetico si basa sul volume e sulla forma e il suo desiderio è solo quello di incrementare la sensualità di ciò che dipinge.
“non dipingo donne grasse. Nessuno ci crederà, ma è vero. Ciò che io dipingo sono volumi. Quando dipingo una natura morta dipingo sempre un volume, se dipingo un animale lo faccio in modo volumetrico, e lo stesso vale per un paesaggio. Sono interessato al volume, alla sensualità della forma. Se io dipingo una donna, un uomo, un cane o un cavallo, ho sempre quest’idea del volume, e non ho affatto un’ossessione per le donne grasse”
L’artista ha inoltre evidenziato come le forme dei suoi soggetti siano strettamente connesse alla vita, alla gioia di vivere e al piacere, dal momento che l’abbondanza comunica positività. Tale pensiero riprende una concezione ancestrale secondo cui bellezza e prosperità si legano indissolubilmente.
Dipingere è una necessità interiore che porta ad un’esplorazione continua verso il quadro ideale, sebbene questo bisogno resti inappagato. La distanza dai soggetti rappresentati annulla la dimensione psicologica dei personaggi, i cui occhi, persi nel vuoto, guardano senza vedere.
L’arte di Botero parte da uno studio attento delle opere classiche e dei grandi artisti, da Giotto e Piero della Francesca, a Leonardo e Manet. Tali modelli vengono mixati in maniera originale con una palette di colori riconoscibile ed una plasticità unica nelle figure. Il colore viene steso in campiture piatte ed uniformi, privo di contorno e di ombre dal momento che queste “sporcherebbero l’idea del colore che desidero trasmettere”.