Omogenitorialità: idelogia, pratiche e interrogativi
Se ne parla e se ne discute più o meno di continuo: cosa vuol dire davvero diventare genitori?
Mentalmente e fisicamente, che cosa cambia?
E cosa succede se a diventare genitori sono una coppia di uomini o di due donne? Questo e molto altro viene discusso nel saggio Omogenitorialità, di Secondo Giacobbi pubblicato da Mimesis Edizioni.
Omogenitorialità: ideologia, pratiche e interrogativi
Secondo Giacobbi, autore di questo piccolo volume, è psicanalista e membro dell’Associazione di Studi Psicoanalitici. Docente presso la scuola di psicoterapia Arpad-Minotauro e presso la scuola di Psicoterapia Psicoanalitica, la sua natura di insegnante esce fortemente da questo suo scritto.
Lo scopo infatti di queste cento pagine non è quello di portare avanti una posizione piuttosto che la contrapposta.L’obiettivo è quello di informare, ma soprattutto rendere consapevoli tutti coloro che si sentono in dovere di esprimere una propria opinione su una questione come la crescita e lo sviluppo di un bambino ad opera dei propri genitori.
Informare vuol dire dare forma, istruire e quindi dare notizia, mettere a conoscenza di un qualche fatto.In questo particolare frangente l’autore cerca tramite le proprie conoscenze e i propri studi di spiegare. Questo senza però arrogarsi il diritto di prendere una posizione assoluta e dunque corretta sul discorso principe del libro.
Il tema è difficile da affrontare, principalmente per la sua complessità, perché nell’ambito della creazione di una famiglia non si parla di un individuo o di una coppia. Infatti si deve includere un soggetto terzo, ossia il bambino destinato a nascere che è a sua volta un soggetto di diritto.
L’omosessualità
Quanti e quali preconcetti esistono ancora sull’orientamento sessuale di un soggetto? L’autore cerca di dipingere un quadro anche storico di quello che è stato il pensiero politico e sociale su una categoria (se vogliamo, una minoranza, che però ad oggi tale non è più) che si è vista considerata come insieme di soggetti affetti da un disturbo.
Da qui si scivola poi in quello che ad oggi è a tutti gli effetti un reato punibile, ossia l’omofobia. Discriminare qualsiasi soggetto sulla base del proprio orientamento sessuale è qualcosa che va oltre la legge e dunque crudele, ingiusto, violento, sbagliato.
Come si deve relazionare questo ragionamento con il desiderio di voler creare una dimensione relazionale più ampia, in una coppia? Dal momento che l’incontro tra due soggetti non è solo fisico, ma è anche mentale, questo già di per se stesso trascende il desiderio nei confronti di un soggetto appartenente al tuo stesso sesso.
“La capacità di mantenere una relazione di coppia non coincide di per sé con un orientamento sessuale maturo e neanche con una sessualità che abbia acquisito una pienezza genitale”.
Insomma, per creare un rapporto che possa definirsi stabile agli occhi dei componenti la coppia (gli occhi altrui sono spesso rivelatori di pensieri distruttivi) è necessario l’amore, l’impegno, la costanza, la stima, la fiducia.
Desiderio, bisogno e diritto: tre concetti ben diversi
Può dunque il desiderio che si manifesta ad un certo punto in coppia, diventare un diritto? Non c’è una risposta certa a questa domanda e questo perché da una parte c’è il desiderio appunto di procreazione e di genitorialità. Dall’altra parte però è pur sempre necessario considerare quei bisogni (e quindi diritti, riconosciuti dalla legge) del bambino a venire.
Quali sono questi bisogni, che devono avere la primaria importanza nel valutare questo tema così a lungo discusso, che ancora oggi soluzione non ha? La cura, l’accudimento, l’amore, la pazienza, il sapersi mettere completamente da parte per un altro individuo che deve imparare da noi e il sapere che questo causerà delusioni, arrabbiature, gioie, lacrime, litigi, momenti di condivisione.
Questi sono bisogni di un bambino o bambina che verrà al mondo, in una qualsiasi coppia. Una coppia che, indifferentemente dal fatto di essere formata da un uomo e una donna, da due uomini o da due donne, deve essere in grado di soddisfare nella propria mente e verso il nascituro che metterà al mondo.