“Una flanerie interminabile”. Vincenzo Trione presenta al MAXXI di Roma il suo nuovo libro.
Martedì 14 gennaio nella Sala Scarpa del museo MAXXI di Roma si svolge la presentazione del libro di Vincenzo Trione L’Opera interminabile. Arte e XXI secolo. L’incontro viene inaugurato con i saluti di Giovanna Melandri e Bartolomeo Pietromarchi, rispettivamente la Presidentessa della Fondazione MAXXI e il Direttore della Sezione MAXXI Arte, i quali si dicono entusiasti di accogliere l’iniziativa in quanto fonte di ispirazione per una serie di importanti ed attuali riflessioni circa il concetto di spazio/opera di cui lo stesso museo d’arte del XXI secolo della capitale è portatore. I quesiti che aprono l’incontro sono posti con una serie di domande circa il senso del museo oggi, l’approccio della produzione degli artisti contemporanei all’idea di museo e di musealizzazione e soprattutto come un museo “senza neanche un muro dritto” come il MAXXI possa dirsi effettivamente museo. Tali e tante problematiche diventano la liaison fondamentale a cui si rifà la scrittrice Melania Mazzucco che introduce il libro sull’onda di questo spirito ed inizia ad interrogare l’autore.
Vincenzo Trione professore alla IULM di Milano, curatore del padiglione Italia alla Biennale di Venezia del 2015, risponde presentando la sua ultima pubblicazione, terzo capitolo di una sequenza di riflessioni (citiamo nello specifico i testi precedenti Effetto città, Bompiani 2014 e Contro le mostre, Einaudi 2017) diretta alla revisione in termini di studio e di trattamento del senso dell’arte contemporanea in rapporto con le istituzioni che si occupano di renderla fruibile. Tuttavia quest’ultimo scritto L’Opera Interminabile. Arte e XXI secolo, edito da Einaudi, nasce da un’idea più specifica e personale che il suo autore non si vergogna di rivelare: la necessità concreta di realizzare “una cartografia dell’arte contemporanea”.
L’ambizioso progetto del Professor Trione, frutto probabilmente di un’autentica e sentita necessità come di un’appassionata deformazione professionale, deve però fare i conti con una produzione contemporanea complessa ed articolata e probabilmente ancora non matura e pronta ad essere fissata in categorie e correnti artistiche da stampare su un libro di testo ridotto e didascalico.
È per questo motivo che lo stesso scrittore rende partecipe l’auditorio del suo cambio di direzione, suggerito dall’editor: Trione decide di comporre un discorso induttivo che dalle cose porti alle parole e non viceversa.
Libero da definizioni preordinate lo scrittore inizia il suo cammino con l’intenzione di dare “dignità” alle opere e scrive pagine seguendo una visione soggettiva del panorama contemporaneo secondo un approccio critico che a suo dire deve essere “politico, parziale ed appassionato.
Durante il suo cammino da attento flaneur realizza delle tappe corrispondenti a 15 opere di artisti contemporanei tra loro molto diversi. Da Kiefer a Iñárritu, l’autore passa per Balestrini, Paladino e Pamuk e molti altri riscontrando in tutti un tratto comune, un modo simile di concepire la creazione, un punto di partenza caratteristico del XXI secolo: un moto centripeto.
Il movimento dell’arte del secolo corrente, nonostante le forti differenze individuali, descrive traiettorie che tornano al centro concentrandosi in una situazione creativa comune. Secondo lo scrittore l’arte di oggi dopo aver compiuto l’esplorazione totale, tipica delle avanguardie di primo e secondo Novecento, torna dentro sé stessa per mantenersi coerente e costante in una situazione di eisensteiniana “amicizia”. Per mezzo di questa caratteristica la flanerie di Trione si fa appassionata nel suo dichiarato intento di creare una genealogia dell’arte senza perderne le specificità, ma soprattutto rispettosa nei confronti dei tempi delle opere ed interminabile in quanto potrebbe continuare all’infinito integrando ogni giorno che passa nuovi personaggi e situazioni.