Next dominus | Emilio Pucci, un marchese molto artigiano

Emilio.
Cosi la firma sulle sue creazioni. Semplicemente amichevolmente inconfondibilmente Emilio.
Che felicità vederlo stampato sulla camicetta a microfiorellini, il graditissimo regalo dei miei 16 anni. Ora finalmente ho avuto occasione “di conoscerlo” grazie a questa mostra tutta da godere, curata come il volume che l’accompagna, ( Ed. Rizzoli N.Y.) da Laudomia, sua figlia. Entriamo nel mondo di Emilio Pucci che ci accoglie nel suo magnifico Palazzo Pucci in via de’ Pucci a Firenze in occasione di Pitti Uomo.
Aggirandomi nelle magnifiche sale ricche delle sue creazioni mi sono imbattuta in personaggio curioso, libero, fantasioso, innovatore, coraggioso, anticonvenzionale, interior designer ante litteram, elegante, acuto, preciso, lungimirante, umile dell’umiltà di Leonardo che volle imparare il latino a quarant’anni.
Questo eclettico rampollo dell’aristocrazia fiorentina nasce a Napoli nel 1914. Completerà i suoi studi negli Usa al Reed College di Portland dove consegue il Master of Art, quindi a Firenze dove si laurea in scienze politiche. All’Università è nella squadra olimpionica di sci ma è anche un appassionato subacqueo e dai segreti del mare trarrà in seguito ispirazione per i suoi inconfondibili colori.
Ma andiamo per gradi. Scoppia la guerra. Entrato come aviatore, diventa un asso nella specialità motosiluranti tanto da ricevere tre medaglie d’argento, una croce di ferro e diverse menzioni. Rientra dal fronte carico di gloria, una figura quasi leggendaria per aver portato in salvo in Svizzera i diari di Galeazzo Ciano. Non può non risentire della tanta sofferenza condivisa in quegli anni atroci. Sarà proprio la sua stessa estrosità ad aiutarlo. Forte degli studi di Portland dove aveva iniziato a disegnare abiti tra cui l’uniforme della squadra di sci della scuola riprende a disegnare e disegna nei magnifici spazi ricchi di straordinaria bellezza del palazzo di famiglia. Appassionato sciatore realizza un completo da sci che indossato sulle piste di Zermatt segnò la sua strada professionale. Lo nota la famosa fotografa Toni Frissel e di lì a poco esce un servizio su Harper’s Bazar sul marchese aviatore. Il servizio cade sotto gli occhi di della catena Lord &Taylor di N.Y.
Le jeux son fait.
La moda vessillo della bellezza italiana nel mondo nasce così grazie a questo marchese molto artigiano che disegna, prova, inventa, crea a ritmi serratissimi ciò che ha introiettato ed elaborato per anni.
Era un vero artista, come si evidenzia grazie a questa panoramica curata da Laudomia, e come tutti i veri artisti non amava lo definissero tale perché asseriva convinto, non si sentiva all’altezza di tanto onore.
La sua passione per il colore ha dell’incredibile, i suoi accostamenti unici, arrivò a tenere un archivio di 500 colori, e ai suoi stampatori occorreranno a volte anni prima di riuscire a soddisfarlo.
Bianco nero scandiscono ed esaltano le geometrie libere fatte di arcobaleni, le tonalità dell’azzurro, del fucsia, del rosa, tenui meno tenui forti fortissimi, ma sempre obbedienti alle regole dell’armonia. Pare che il suo mentore fosse la natura, “se esiste in natura ”…
La mia giovane guida, che scopro poi essere un’ ottima designer, sue le “città con le sedie”, competente e simpatica mi fa notare che Pucci si potrebbe considerare figurativo per certi versi. “Vivara” che permea un po’ tutto il suo percorso e dà il titolo ad una lunga ricerca, rispecchia il paesaggio che si stendeva sotto i suoi occhi mentre durante la guerra sorvolava spesso Capri e Ischia. Si, si intuisce nel dipinto l’onda fluida del mare, la luna, i colori della natura.
La grande varietà dei suoi lavori parlano per lui, e sono solari nonostante la condanna della buona società che non vedeva certo di buon occhio un sarto, seppur marchese, nei suoi salotti.
Suo è però il grande merito di aver sdoganato l’abbigliamento da canoni rigidi grazie anche alla familiarità con il mondo dello sport. I nuovi capi dovevano rispondere, mutatis mutandis, a canoni di praticità e leggerezza ottenuti grazie a tessuti che concepiva elegantissimi ma molto molto portabili e… sempre pronti all’uso, anche appena usciti dalla valigia! Nacque l’idea più che una linea “Sportswear”. Liberò così la donna dalla tradizionalità grazie a fuseaux, shorts, bluse, camicie di seta stampate in colori vivaci, gli slacks, i pantaloni alla Capri, i completi casual, ma anche, e soprattutto negli USA, ai costumi da bagno e la maglieria intima, mediandoli dal mondo dello sport che era allora il suo campo d’azione .
Lo conosciamo per la moda ma lasciatemi dire che la sua vis creativa invase il design, l’arte visiva, la progettazione di auto, come il progetto dello stemma dell’Apollo 15 , inventò tessuti nuovi , ma soprattutto inventò nuovi stili di vita, anticipando poi il total look. Questo è quanto ci svela ora “ Unexpected Pucci”.
Si considerava erede della grande tradizione artigiana che rese Firenze Città d’Arte ed era tutt’uno con Firenze, tanto che amava aprire la sfilata del calcio in costume, in groppa ad un cavallo bianco.
Il suo successo fu travolgente, gli americani impazzivano per i suoi colori. I suoi clienti ? Jacqueline Kennedy, Liz Taylor i più grandi nomi del Gotha internazionale. Ottenne l’Oscar della moda nel 1954 e il Burdine’ s Sunshine Award nel 1955. Ció non gli impedì di accettare di dare la propria disponibilità e fu poi eletto per due legislature Deputato nelle file del partito liberale, fino al 1972.
Gli anni 80 furono anni di crisi e complicati per la maison. Le difficoltà verranno poi superate grazie alle capacità di sua figlia, rimasta sola dopo la tragica scomparsa del fratello. Il gruppo francese LVMH (Louis Vuitton), acquistò nel 2000 i diritti sul logo Emilio Pucci e sulle creazioni storiche rilanciando la griffe nel mercato internazionale. La sua produzione come disegni e grafiche è finalmente uscita dagli archivi e riportata agli onori e questo l’humus e la spiegazione della nuova vitalità del marchio. É Laudomia oggi che si occupa dell’immagine complessiva della maison, circa 50 boutique in località esclusive nel mondo e il cui fatturato viene realizzato al 60% tra Italia, Stati Uniti e Giappone. No non “è scomparso un fiorentino di razza”, come disse allora il presidente del Senato Giovanni Spadolini, è comparsa invece “ una fiorentina di razza” che ha raccolto con passione e intelligenza il testimone dell’attività aperta dal padre nel 1948. Dopo la crisi degli anni Ottanta, i colori di Emilio Pucci furono “riscoperti” dalle grandi firme che sono presenti in tutto il mondo con l’obiettivo coraggioso però , come precisa Laudomia Pucci, di mantenere un posizionamento preciso e lo stile Pucci in sintonia con il direttore creativo Massimo Giorgetti, coniuga in un fitto dialogo l’arte contemporanea e la classicità. Tutto già scritto nello stemma di famiglia: una testa di moro fasciata d’ argento e segnata da tre T che significano Tempori – Tempora – Tempera. “Tempera i tempi col tempo”.