Pistoia. La città dei Pulpiti

Chiesa di S.Andrea.
Piccola, leggermente arretrata e in diagonale rispetto alla carreggiata. Una manciata di scalini per accedere al sagrato. All’interno un capolavoro riconosciuto urbi et orbi, il pulpito di Giovanni Pisano. Non fu scolpito solo con martello e scalpello, ma con la luce. Ogni raggio entrando dalle feritoie del matroneo cieco era sapientemente convogliato sul complesso monumento per animare le figure.
Iniziato nel 1300, l’anno del Giubileo, fu terminato nel 1301.
I documenti attestano che l’opera fu concepita ed eseguita assolutamente in prima persona. L’artista vi si dedicò in toto, non volle aiuto alcuno, consapevole che avrebbe plasmato il marmo nelle sue infinite potenzialità fino all’ultimo momento. Questo il segreto per cui un’opera vive e pulsa, non chiedetemi perché ma è un fatto che mi é ormai familiare. Si percepisce chiaramente la qualità dovuta all’intervento del Maestro, che è sempre altro che affidare ad un laboratorio, per eccellente che sia, la maquette. Il capolavoro di cui si parla lo dobbiamo al Vescovo Tommaso Andrei di Casole d’Elsa.
Giovanni Pisano in quegli anni era attivo a Siena impegnato nella fabbrica del Duomo. Chiamato a Pistoia studiò a lungo lo spazio, gli interessava soprattutto l’incidenza della luce naturale e i suoi effetti all’interno della navata per poterla sfruttare al massimo e progettare l’aggetto e il rilievo.
La luce veniva da est e il pulpito sarebbe stato illuminato quindi da est, grazie alla luce convogliata attraverso le bifore, che considerando la rotazione terrestre si sarebbe poi riflessa sul gruppo scultoreo.
I canoni dell’eccellenza dell’epoca sancivano che il marmo dovesse assumere la patina dell’avorio. Per seguire poi la moda francese i bassorilievi all’interno delle lunette posavano su mosaici delicatissimi in vetro oro rosso blu. Il pulpito per le vicissitudini che fu costretto a subire, perse la luce, sua componente raffinatissima, ma resta comunque un capolavoro. Le sue figure tra il marmo levigato fino al nitore e quelle volutamente appena sbozzate apriranno la strada a Donatello e Michelangelo. Una prima volta fu spostato dalla posizione originaria per osservare i dictat imposti dal Concilio di Trento. Il pievano Bartolomeo Cellesi si accollò, correva l’anno 1619, il compito di adeguarsi alle regole. Furono eliminati due leggii con l’aquila, uno durante la seconda guerra mondiale fu asportato ed é ora al Metropolitan, l’altro fa bella mostra di sé a Berlino, nei musei statali.
Con mille cautele allora, ma non bastarono, fu smontato e ricomposto sulla parete di fronte. Il baricentro non fu rispettato e il pulpito perdendo il baricentro originale, subì un danno nella statica che col tempo divenne sempre più grave.
Ci son voluti anni e la costanza e la credibilità di Friends of Florence per farsi carico della responsabilità di un simile progetto. Primo obiettivo è valutare la stabilità architettonica del pulpito che subì un altro importante restauro a metà Ottocento. L’inserimento dei ferri visti allora come necessari, causò la corruzione del marmo. Non siamo poi molto distanti dai problemi congeniti alle costruzioni in cemento armato. Certi del successo della sfida che Friends of Florence sempre attenta ai tesori della storia dell’arte, ha saputo cogliere, il pulpito verra studiato in ogni minimo dettaglio, grazie al progetto di restauro, un restauro che attende da anni il via libera. Si potrà così “misurare la temperatura” e agire con la cautela e l’estrema consapevolezza che contraddistingue l’associazione guidata dalla Presidente Simonetta Brandolini d’Adda.
É prevista infine anche una modellazione tridimensionale per consentirne la fruizione anche a chi é privato della vista.
Diocesi di pistoia michael cantarella 3498984 449
Elisa bonini elisa.bonini@friendsofflorence.org