André Kertész. Un fotografo artista a Palazzo Ducale a Genova

Qualsiasi cosa noi facciamo, Kertész l’ha fatto prima
Henri Cartier-Bresson
Muove i primi passi in quel momento cruciale tra otto e novecento che vede la nascita delle Avanguardie storiche insieme con il cinema e con la fotografia e di questa forma agli albori, ancora senza identità artistica, ne scrive i canoni André Kertész.
Le 180 fotografie esposte al Munizioniere di Palazzo Ducale provengono dal Jeau de Paume di Parigi. La mostra presenta a corollario 14 pubblicazioni rare, provenienti da una importante collezione privata italiana.
Entriamo. Il percorso artistico del fotografo ungherese è in sostanza il suo taccuino, e “quasi in imbarazzo” ci troviamo a condividere il suo vissuto.
La freschezza, la poesia e la semplicità della vita quotidiana sono il filo conduttore dei primi anni in Ungheria, a cui fa seguito il periodo in una Praga effervescente, vividamente colta dai suoi scatti. È Parigi però che negli anni Venti del “secolo breve” lo avvolge con la sua romantica bellezza, una Parigi velata di poetica malinconia. Ha dei compagni di vita eccezionali da Lazlo Moholy Nagy e Brassai a Piet Mondrian, Marc Chagall, Fernand Leger che gli trasmettono il meglio del loro sentire. La sua ricerca artistica non può non risentirne e inquadrature diventano in realtà dipinti.
È la sua vita la protagonista assoluta di questo infinito reportage. Vive in simbiosi con la sua ICA ed è tale la passione che vivrà con l’occhio perennemente incollato all’obiettivo. E pensare che tutto ciò è figlio della passione scatenata dal ritrovamento fortuito di un manuale di istruzioni sulla fotografia quando era ragazzo.
“Fotografo il quotidiano della vita, quello che poteva sembrar banale prima di avergli donato nuova vita, grazie ad uno sguardo nuovo. Ho cercato gli occhi innocenti, di cui ogni sguardo sembra il primo, le menzogne dietro la superbia ed i sorrisi fatui, fantasmi seduti al sole su delle vecchie sedie. Senza trucchi ho cercato di vedere, ho cercato di capire. Ho cercato di vedere, e quando ho capito, ho lasciato gli occhiali su un tavolo insieme alla pipa”.
Amore per il dettaglio, punti di vista inediti, il suo “terzo occhio” fotografa l’anima delle persone, delle cose.
A Palazzo Ducale sono questi gli ultimi giorni per godere della mostra che ha visto come regista Denis Curti che ha creato un percorso in 5 sezioni.
Kertész in Ungheria, a Praga, a Parigi dove agli amici pittori si uniscono Robert Capa, Man Ray e Berenice Abbott. Nel 1936 chiamato dall’agenzia fotogiornalistica Keystone è a New York che lascerà presto perché “A loro interessano solo documenti tecnicamente perfetti”. La malattia non lo ferma e a Washington Square Park, pur costretto a casa fotografa dalla finestra i momenti intimi dei passanti. A New York tornerà poi trionfante nel 1964 grazie a John Szarkowski che apre una retrospettiva al Museum of Modern Art (MoMa) di New York momento che fa parte della IV sezione della mostra di Palazzo Ducale dedicata interamente ai suoi riconoscimenti internazionali.
Solo alla fine della sua vita irrompe il colore, scatti che sente di dedicare al pubblico italiano. Corona il suo sogno regalando al popolo francese i centomila negativi del suo Archivio.
La mostra è visibile al 17 giugno a Genova Palazzo Ducale Munizioniere
Orari 9/19 da martedì a domenica

