Rito immediato per Parolisi. Secondo la Procura è lui l’assassino

Rito immediato per Salvatore Parolisi. È questa la richiesta avanzata dal tribunale di Teramo. Il provvedimento è stato consegnato oggi al Gip Giovanni De Renzis, il quale dovrà decidere se approvarlo o no entro 5 giorni.
Per la procura Salvatore Parolisi è l’assassino di sua moglie, Melania Rea. Gli viene contestato dunque il reato di omicidio volontario con una serie di aggravanti, prime fra tutte la crudeltà, il rapporto di parentela con la donna e la minorata difesa della vittima.
È inoltre accusato di occultamento di cadavere, sarebbe stato lui, infatti, a nascondere il corpo della moglie nel bosco di Ripe di Civitella, abbandonandola li poco dopo averla uccisa.
La decisione di richiesta di rito abbreviato riveste un importanza cruciale, soprattutto perché indica che la procura non ha più bisogno di tempo per le indagini, dunque possiede già tutte le prove a carico di Parolisi, prove, a quanto pare, schiaccianti.
Melania Rea, 29 anni, scomparve il 18 aprile 2011 a Colle San Marco vicino Ascoli Piceno. Si era recata li per una gita con il marito, Salvatore, militare di carriera al 235esimo Reggimento Piceno, e la loro bambina di 18 mesi. Secondo quanto raccontato dal marito, il primo a dare l’allarme, si era allontanata dicendo di dover andare alla toilette e non era più tornata. Il corpo senza vita della giovane fu poi ritrovato 2 giorni dopo a Ripe di Civitella, in provincia di Teramo, a circa 18 chilometri di distanza da Colle San Marco.
L’autopsia confermò che Melania era stata uccisa da 35 coltellate inferte nella zona del tronco e del collo. L’ora della morte fu fissata tra le 24 del 18 aprile e le 3 del giorno dopo, 9/12 ore dopo la denuncia della scomparsa. Fu inoltre possibile stabilire che l’omicidio era avvenuto in un luogo diverso dal ritrovamento, Melania aveva avuto poco tempo per difendersi ed era morta a causa di una profonda ferita alla gola che aveva lacerato gli organi interni.
Fin da subito l’interesse degli investigatori si concentrò su Salvatore Parolisi. I suoi racconti sulla gita a Colle San Marco non erano accertati da testimoni ne da prove certe, l’alibi dell’uomo, che secondo le sue dichiarazioni era in quel luogo mentre Melania moriva per mano del killer, non fu mai confermato. A seguito del sequestro del suo pc spuntarono numerose amanti e segreti inconfessabili. Alcune amiche di Melania parlarono dei tradimenti continui del caporal maggiore e di come la donna fosse ormai stanca.
Parolisi, lo dimostrano anche le conversazioni con l’amante Ludovica, stava divorziando dalla moglie, ma i problemi erano tanti, soprattutto economici e l’uomo sentiva ormai la moglie come un ostacolo per la libertà. Sarebbe questo, secondo gli inquirenti, il movente dell’omicidio. La ferocia con cui è stato compiuto, l’uso di tecniche militari da parte del killer e il ritrovamento di alcuni indumenti militari sporchi di sangue, trovati poco lontano, condurrebbero a Salvatore Parolisi.
La mossa della Procura, dunque, indica che non ci sono più solo ipotesi e prove circostanziali a carico del caporal maggiore, ma prove e elementi che, secondo l’accusa, potrebbero inchiodarlo.
Una vita che gli andava stretta, un amante che lo incalzava e la moglie pronta a dare battaglia. Sono questi gli elementi di un giallo che sembra inestricabile, una storia fatta di bugie, veleni e segreti, che forse, finalmente troverà una fine.
di Valentina Vanzini
13 gennaio 2012