Protesi Pip: parte il censimento, per gli esperti nessun rischio cancro
Da ieri è cominciato il censimento volto a capire quante donne in Italia siano state sottoposte ad un intervento chirurgico con impianto di protesi Pip dal primo gennaio 2001 ad oggi. Dall’ordinanza emessa dal ministero in una nota si evince che tutte le strutture ospedaliere e ambulatoriali pubbliche e private, accreditate o autorizzate, sono obbligate a redigere entro 15 giorni un elenco nominativo: la lista resterà, a garanzia della privacy dei pazienti. A riceverla saranno le Asl di riferimento con la data di ciascun intervento d’impianto. Le Regioni avranno poi altri dieci giorni di tempo per inviare tutti i dati al Ministero.
Cresce nel frattempo l’allarme fra le donne che sono state sottoposto a questo tipo di intervento, che in un primo momento si pensava fossero non più di 5.000, ma che con il passare dei giorni si teme possano esser molte, molte di più.
Ieri si è scoperto che il gel che compone le protesi Pio è pieno di additivi potenzialmente dannosi e mai testati, come quelli usati per i carburanti o per i materassi. Si tratta di additivi come baysilone, silopren e rhodorsil, tutti usati per produrre gomme, carburanti, alimenti, ma mai sperimentati o approvati per questo scopo. In questo modo le protesi riducevano il loro costo di produzione, essendo di qualità inferiore anche di dieci volte rispetto lo standard, e quindi riuscivano ad esser più competitive sul mercato.
Umberto Tirelli, direttore del Dipartimento di Oncologia Medica dell’Istituto Nazionale Tumori di Aviano, ha però affermato che: “Al momento non esistono studi scientifici e dati che mettano in relazione le protesi al seno con il cancro. Non alimentiamo paure esagerate, certo ci sono rischi di rottura e quindi di infiammazione, ma dati epidemiologici accertati circa il rischio che questo possa provocare il cancro non ne abbiamo, ma potrebbero essere raccolti in breve tempo”.
Mentre il chirurgo estetico Roberto La Monaca ha dichiarato che: “Il ministero della Salute ribadisce quanto già affermato dal Consiglio superiore di sanità, cioè che non esistono prove di un legame tra le protesi Pip (Poly Implant Prothèse) e l’insorgere di tumore, ma esiste solo una maggiore probabilità di rottura delle protesi. La paziente che sa di essere stata sottoposta a impianto mammario con protesi Pip deve mettersi in contatto con il chirurgo che ha realizzato l’intervento il quale valuterà, anche con esami ecografici, lo stato dell’impianto, e deciderà la convenienza di rimozione e sostituzione delle protesi”.
di Alessandra Cetronio
3 gennaio 2012