Lunedì 24 Gennaio si apre la partita. Nel frattempo ci sono cose da sapere o di cui non è dato sapere che in modo incidentale, congiunturale e chissà se con risvolti strutturali, incideranno, e non poco, sul suo risultato.
Non è dato sapere, è un dato da sempre imprevedibile nonostante ci si sforzi nel fare analisi e previsioni, se la discesa generalizzata dei mercati finanziari su scala mondiale sia solo una correzione oppure qualcosa di cui, eventualmente, preoccuparsi. Di fatto, dopo il traumatico tracollo pandemico del Marzo 2020 i mercati poi, seppur con brevi e leggere battute d’arresto, hanno corso. Ed hanno corso tutti. Tranne quello Cinese che ha iniziato ad appiattirsi e poi a scendere già dal Febbraio dello scorso anno.
Non è dato sapere, ancora di più se vogliamo, se la discesa generalizzata di quasi tutte le criptovalute, seppure in questo caso volatilità ed altalena sono termini dogmatici a riguardo, sia un fatto temporaneo e di cui preoccuparsi (e forse, inaspettatamente, bisogna preoccuparsene). Di fatto, seppur soggette alle montagne russe della loro non-regolazione, le criptovalute da marzo 2020 in poi (ma questo anche in precedenza) sono sempre cresciute salvo brevi battute di arresto, anche impetuose, puntualmente recuperate velocemente e messe alle spalle con rendimenti nel breve mostruosi.
E non è dato sapere, anche se qui cause e qualcosa di più sul futuro si possono dedurre, se la spirale rialzista del comparto commodities e materie prime sia vicina al suo picco oppure no. Una cosa però la sappiamo: sta pesando su imprese e consumatori come un macigno. Sta pesando sul bilancio dello Stato (e non solo quello italiano) e nonostante questo, proprio visto il peso che sta assumendo, le stesse imprese e consumatori vedono gli interventi a loro favore come semplici caramelle, anziché come un aiuto concreto.
E’ dato sapere, è molto tangibile ed è pericoloso per l’ordine delle cose (eppure poteva essere previsto ed in parte, paradossalmente, anche auspicato) che un kilogrammo di Zucchine Romanesche ieri mattina (22 Gennaio 2021) in tutti i principali supermercati della Capitale costava più di 5,00 Euro. E’ l’inflazione. Sconosciuta alle ultime due generazioni, incubo (che fu superato grazie ad una apparente crescita finanziata da debito pubblico immane) confinato ormai ad inizio anni ’80 del secolo scorso.
Ciò che è noto, la iniziale spirale inflattiva, trova parte delle sue cause proprio dalle dinamiche che stiamo osservando sui mercati finanziari. Sarebbe interessante censire quante persone investivano in attività finanziarie prima del Marzo 2020 e quante ora, a Gennaio 2022. Il problema non è di poco conto. L’aumento generalizzato dei listini ha reso facile il guadagno anche ai meno esperti. Gli esperti ci han tirato su ritorni monstre. E questo per restare alle persone fisiche. Se andiamo sugli investitori professionali, da broker e trader pluriennali, fino alle grandi banche di affari, i ritorni sono stati senza precedenti. A questo si sono accompagnate tutte le misure di “sostegno pandemico”. Dagli interventi delle Banche Centrali, agli sforamenti di bilancio dei singoli Stati, passando per le risorse che iniziano ad arrivare collegate al PNRR.
In sintesi, una quantità di liquidità spinta, generata ed esagerata che da qualche parte doveva prima o poi trovare la sua valvola di sfogo. E a questo andrebbe sommata anche tutta quella che nel decennio pre-pandemia era stata comunque immessa su scala mondiale tramite la stampa indiretta di denaro da parte delle Banche Centrali attraverso i vari interventi, variamente denominati, di acquisto di titoli del debito pubblico. La sta trovando questa liquidità la valvola di sfogo, e a questo punto sembra quasi una ovvietà, la sta trovando nell’aumento generalizzato del livello dei prezzi. Ci hanno e ci siamo drogati di morfina, la liquidità, per combattere un dolore troppo grande (crisi finanziaria prima, pandemia dopo). Il problema è che le dosi non sono state distribuite equamente (e del resto era strutturalmente impossibile). Non è un caso che aumentino vistosamente sia i miliardari (pur sempre una piccola élite) che le persone che vivono al di sotto della soglia della povertà (questi ultimi, invece, una numerosa contro-élite). Ergo, non siamo pronti, salvo terremoti sociali importanti, a sopportare le conseguenze di una inflazione alta e perdurante (di cui anzi, in termini di crescita complessiva, avremmo anche bisogno perché senza inflazione non c’è crescita).
E’ su questi dati che lunedì si apre la partita. Ed è una nuova partita o diversa da quella immaginabile fino a pochi mesi fa. Il Presidente uscente, l’attuale inquilino di Palazzo Chigi e tutte le forze politiche devono preoccuparsi di questo. Perché mai come ora la dimensione economica deve e può fare da cartina di tornasole per scelte sagge, lungimiranti e che ci restituiscano la speranza di minori disequilibri e maggiore fiducia. Finora la partita si è giocata sul come uscire dalla pandemia e sul terreno dei vaccini. Ora se ne apre un’altra. E non riguarda solo il Colle. Ma sarà il colle la miccia di tutto quel che vedremo accadere in seguito.