USA, Trump presidente e ora?

Per questa sezione scrissi un pezzo in cui elencavo le ragioni secondo le quali, per me, avrebbe vinto Hillary Clinton. Evidentemente mi sbagliavo. Hillary ha preso più voti sì, ma per il sistema dei grandi elettori a spuntarla è stata il tycoon new yorchese. I più grandi istituti di ricerca e sondaggi, come la Real Clear Politics e il New York Times, hanno miseramente fallito nel tracciare le previsioni elettorali. Trump e il suo volto, che sembra essere la sua caricatura, subiva le prese in giro del mondo prima di appropriarsene. Giurerà a Washington D.C (nella capitale federale) il 20 gennaio. Quel giorno diventerà ufficialmente l’uomo più potente del mondo. E sono stati proprio gli Americani a volerlo lì.
In molti trovano spiegabile questo risultato come la volontà del popolo di rifiutare un’altra dinastia al potere. Alcuni esperti spiegano che la donna Clinton, grande professionista ma gelida calcolatrice, non ha saputo creare empatia. Quell’empatia necessaria per affascinare e convincere il mondo delle donne sul quale puntava così tanto. In realtà, le donne americane non hanno mai sostenuto fino in fondo la Clinton. Per tanti elettori americani rappresenta le lobby e il potere che conosce così bene e che per questo non è ben vista. Senz’altro un’analisi decisamente paradossale poiché a vincere è stato un miliardario senza scrupoli che ha evaso le tasse per 20 anni, costruendo palazzoni e casinò come ad Atlantic City e altre città. Pensare che proprio lui si schiererà in prima linea per la working class del midwest (che ha dichiarato di averlo votato) appare come una follia. Eppure, così hanno deciso. Non hanno avuto peso i risultati di Barack Obama che ha saputo alzare il tasso di occupazione dopo la disastrosa crisi economica ereditata da George W.Bush, suo predecessore. Trump ha vinto. Anzi, in termini di grandi elettori (quelli decisivi per l’elezione), ha stravinto. Farà davvero di nuovo grande l’America, come riporta il suo slogan elettorale ripreso proprio dalle parole del presidente Ronald Reagan.
COSA ASPETTARSI DOPO QUESTO SISMA POLITICO?
La sua elezione era inattesa e oggi, sono in molti ad interrogarsi sulle conseguenze di un simile risultato. I media e le élite politiche tradizionali hanno costruito un diavolo convinti che non potesse mai essere eletto. Questa vittoria, però, non viene dal nulla. Sono molti i fattori che la rendevano prevedibile. L’elettorato sul quale ha fatto presa Trump è proprio quello degli operai bianchi delle industrie petrolifere in declino. Il punto è che queste popolazioni vivono nel degrado e Trump ha saputo coinvolgerli parlando alla loro pancia. Concependo un altro modo di fare politica, proponendo un programma diverso facendo credere loro che è ancora possibile sperare.
COSA CI DICONO QUESTE ELEZIONI DELLA SOCIETA’ AMERICANA?
L’elezione di Trump conferma una realtà indiscutibile: il paese è spaccato in due e non è certo in buona salute. Il popolo americano non vede più quell’America degli anni cinquanta e settanta che permettevano a chi lavorava duro di comprarsi una casa, di avere dei figli, una famiglia. Oggi regna la grande paura della precarietà, della stagnazione. Trump ha rimesso tutto in gioco, ha saputo giocare su queste paure, si è nutrito della collera popolare e ha rassicurato tutti sulla protezione sociale, la concorrenza straniera e l’immigrazione. Il Brexit e la sua elezione probabilmente sono la miglior spiegazione del fallimento della globalizzazione.
PERCHÈ HILLARY NON HA CONVINTO?
L’ex first lady ha fatto un grande errore strategico a mio parere, ha concentrato la sua campagna elettorale sulla disuguaglianza. Il suo primo discorso in questa campagna era fondato sulle disuguaglianze e il peggioramento delle condizioni lavorative. Si pensava, logicamente, che dopo la vittoria sul socialista Bernie Sanders alle primarie, avrebbe potuto continuare su questa linea e riprendere le tematiche affrontate proprio da Sanders (considerando i buonissimi risultati ottenuti) per unire e rafforzare il suo elettorato. Hillary, invece, è rimasta moderata. Ha deluso. Ha spesso attaccato Trump, dimenticandosi il suo programma. Il peggior nemico di Hillary è stato proprio Hillary. La sua immagine è legata a Wall Street e non ha mai suscitato entusiasmo. Anzi, è avvolta da un’aura di diffidenza difficile da dissolvere. Era molo impopolare in diverse zone. Il caso email non ha certo aiutato nel conferirgli un’immagine di politico trasparente.
DOBBIAMO ASPETTARCI CHE TRUMP FACCIA DAVVERO QUELLO CHE HA PROMESSO?
Oggi, “The Donald” deve affrontare le sue responsabilità politiche. Dovrà necessariamente apprendere i meccanismi del sistema. Sarà confrontato alla prova democratica, alle opposizioni, ai giochi del contropotere… Dovrà calarsi nella realtà della Casa Bianca che è tutt’altro che facile. Ad esempio, è facile immaginarsi che non ci sarà un muro al confine tra Stati Uniti e Messico ma certamente sarà applicato un irrigidimento nelle condizioni di immigrazione e dobbiamo aspettarci una spaccatura con la Cina così come rinegoziazioni commerciali. Il mondo in cui ora dovrà muoversi non è quello delle televisioni e degli affari e da oggi, le decisioni non si prenderanno più nel modo in cui le ha prese fin’ora. In molti temono che sopprimerà l’Obamacare, ma per cosa? E le promesse nei confronti degli immigrati illegali? Deportare 11 milioni di immigrati senza documenti suppone infrastrutture e costi enormi. Infine, gli effetti di una politica tanto radicale quanto saranno traumatizzanti per nuovi accordi commerciali?
QUALI CONSEGUENZE INTERNAZIONALI AVRA’ LA SUA ELEZIONE?
A subirne le conseguenze in primis è proprio l’America. La sua immagine nel mondo oggi è alterata, percepita in maniera molto diversa. Certamente, conferirà maggior fiducia nei movimenti populisti. Trump esalta l’isolazionismo e il protezionismo augurandosi che gli europei possano gestire meglio le loro difese prendendo in mano la gestione della sicurezza. Economicamente parlando, un uomo che si dichiara protezionista, contro il libero scambio è imprevedibile, cambia lo scenario mondiale da come lo conosciamo dal 1945.
ORA CHE È L’UOMO PIU’ POTENTE DEL MONDO, QUALI DIFFICOLTA’ DOVRA’ GESTIRE?
Il paese è lacerato e per questo motivo va riunito. Dovrà mostrare che la sua politica cambierà la percezione dell’avvenire di tutti coloro che hanno votato per lui. Dovrà affrontare uno scenario internazionale molto complicato affrontando tensioni internazionali (terrorismo, Stato islamico, crescita economica della potenza cinese, attivismo della Russia e instabilità nel Medio Oriente tra le altre). Un altro dossier sulla scrivania più calda del mondo è quello dell’accordo sulriscaldamento climatico. Il Congresso è repubblicano, ma attenzione, non tutti i repubblicani sono con lui.
(Twitter@ManuManuelg85)