Poche idee, confuse…
Qualche anno fa l’Economist esorcizzava la commedia italiana, del post elezioni, affermando con un “entrino i pagliacci”, e le foto erano auto esplicative. Erano le foto di Grillo e Berlusconi. Fu la sintesi, paradossale e tragicomica, del responso delle urne in Italia. La finzione si era impossessata del palazzo, e ancora oggi, nessuno ancora ha seriamente consapevolezza che la finzione può avere strane conseguenze. Soprattutto quando poi la finzione diventa tutt’uno con le Istituzioni. Dovrebbero esserci tante crisis room in giro per lo stivale, ma non se ne trovano. Grillo esce di scena, e come allora, costruisce un’operazione, forze poco strategica, che in questo caso ha poco a che fare con il rinnovamento.
Sembra sentire un vecchio giornalista, allievo dei grandi maestri: senza la reputazione del giornale e senza la verifica del cronista nulla sul web è certo. Ma anche la Gabanelli è “gabbata” da twitter. Oggi come allora sarebbe opportuno considerare nel modo giusto le parole di un grande personaggio italiano, che potrebbe insegnare molte colse sulla leadership. Leonardo Del Vecchio qualche anno fa ebbe a dire a proposito del successo dei pentastellati: “non credo che Grillo sia più stupido di quelli che abbiamo avuto fino ad ora”. Noi modestamente pensiamo che i grillini siano intelligenti ma molto pericolosi: pochi in realtà, su gli altri sospendiamo il giudizio. Una rivoluzione o è tale o non è. E per ora oltre a cojtestare hanno fatto molto poco. Oggi le cose sono cambiate e non sappiamo cosa pensi il martinit diventato ricco e potente.
E se il primo giorno dopo le elezioni di allora la borsa e lo spread veleggiavano verso il basso, nei giorni successivi il mercato sembrò non più di tanto spaventato dalla novità. Non diamo la colpa a qualcuno, sarebbe il caso di dare la colpa, un pezzo di colpa, ad ognuno. Oggi i più esperti no riescono a capire perché i corsi di borsa vadano così male. In quei giorni anche uno dei capi della tanto odiata (soprattutto dai grillini ma anche da altri) Goldman Sachs, Jim O’Neill, riuscì ad usare l’aggettivo entusiasmante per colorare l’esito delle elezioni italiane. Il giudizio positivo di allora – un movimento di massa che parte dal basso e che potrà portare a qualcosa di nuovo – oggi non sa da che parte stare.
E se la stipchild adoption riesce a “convertire” anche il Papa laicista, il quale ci fa sapere che chi usava pezzi di biciclette per abortire è una grande italiana, siamo evidentemente sull’orlo del precipizio, senza esserne consapevoli. Almeno una volta le aspirine servivano a qualcosa, ora la preghiera non serve più neanche per velocizzare le piastrine. È la stessa velocità con la quale si possono rifare gli stati, ma pochi ne avranno coscienza. Sempre più veloci verso l’abisso, ma la speranza è più grande.