L’Italia può essere il modello e noi dobbiamo esserne orgogliosi
Sono tanti, forse troppi. I migranti che provano ad oltrepassare i confini dall’est Europa sono respinti con violenza. Si vedono immagini in forte contrasto con quelle che abbiamo visto per un paio di giorni qualche settimana fa, dove alcune decine di migliaia di persone provenienti dall’Africa subequatoriale, dalla Siria e dalla Libia venivano accolti tra il giubilo dei tedeschi.
In questa fase la Cancelliera Angela Merkel è stata un simbolo dell’Europa che vorremmo vedere domani. L’Europa del manifesto di Ventotene, unita nel ripudio della guerra.
Eppure la sensazione è che da quel modello di Comunità siamo ben lontani.
La polizia di Stati Europei come l’Ungheria, la Polonia, la Croazia non risparmia manganellate a padri fuggiaschi con bambini sulle spalle e passare la frontiera è sempre più difficile. Spesso i profughi sostano fermi, in attesa di una svolta. Immobili, proprio come l’Europa di fronte al sangue e alle violazioni dei diritti umani.
In questo scenario rivelatore di un disinteresse palese da parte di tutti, quel poco fatto dalla Merkel è uno sputo in mezzo al mare. Piccolo e tendente a dissolversi nel nulla. Ogni Stato membro fa come Pilato e se ne lava le mani (Germania compresa).
L’Italia dal canto suo ha fatto e continua a fare quello che fa da anni quasi ogni giorno: accoglie chi ha come unica scelta quella di attraversare il mare.
Saremmo pure un paese di bastardi e truffatori (non ci piove su questo), e proprio sui migranti abbiamo visto -grazie a Buzzi e compagnia bella- come era facile lucrarci sopra. Ma sbagliamo quando siamo i primi a metterci alla gogna.
Non voglio dire dire che le cose siano sempre andate bene, sarebbe ingenuo da parte mia scriverlo e da parte vostra crederci. Però è vero che non ci siamo tirati indietro. Non abbiamo mai messo in campo operazioni mediatiche per far vedere al mondo cosa stavano facendo gli uomini della Marina, la gente di Lampedusa, gli assistenti dei centri di accoglienza, le case famiglia sparse per i paeselli della Penisola.
Da oltre un ventennio accogliamo (e spesso purtroppo raccogliamo) gente dall Africa, dall’Albania, dalla Romania. È un problema vecchio il nostro.
L’Europa ci sta arrivando solo ora. È in ritardo clamoroso rispetto a noi.
Viviamo col complesso di inferiorità nei confronti dei nostri fratelli europei, ma dovremmo capire che senza di noi quest’ Europa non si sarebbe mai fatta. Siamo stati un esempio sin dal primo momento con Altiero Spinelli, in quel lontano agosto del 1941, quando ipotizzava un’Europa libera e unita. Lo siamo stati quando il partito radicale italiano ha lanciato la moratoria universale contro la pena di morte, applicata poi a tutti i Paesi dell’ONU. E lo siamo ancora, quando ci battiamo affinché tutti aprano i varchi della propria geocoscienza.
Alziamo la testa e andiamone orgogliosi.