La caducità di un mentore
Si possono incontrare a tutte le latitudini. Spesso sono affabili, ma anche timidi, a volte introversi, hanno masticato molto di psicologia ma lavorano con i numeri. Hanno cercato e trovato la soluzione ai loro problemi intrapsichici, rincorrendo una reale emancipazione, e, in un prosaico controtransfert, hanno finito con uccidere non solo il padre biologico ma anche quel padre psichico che gli avrebbe ridato la vita. Hanno la netta convinzione di avercela fatta da soli e non riusciranno mai ad essere grati a chi li ha aiutati a districarsi fra mille introietti. E nel caso, lo sfortunato analista, si vedrebbe costretto ad accrescere la “supervisione”, per guarire dagli strali di una siffatta contro psicoterapia. Alla fine sono risorti, stanno bene, più con se stessi che con gli altri, non sono consapevoli che quella resurrezione non serve a nessuno, neanche a loro. I numeri, la cosa più bella del mondo, gli serve per mantenere alta la guardia sul mondo e per continuare ad avere quelle certezze, fuori di loro, senza le quali non potrebbero più respirare. Un respiro fatto di potenza, meglio se nascosta, sono perfettamente padroni di tutto ciò che succede sulla loro scrivania, sono di sicuro i migliori, ma non hanno ancora capito a cosa serva tutta quella capacità di potenza.
I mentori, quelli falsi, sono uomini che alimentano il loro amor proprio con la distribuzione di ipotetici consigli ai meno fortunati, i peggiori sono quelli che credono di essersi fatti da soli, che hanno studiato all’estero ma che non vanno via perché forse gli spaventa il talento estero con il quale, confrontandosi, potrebbero esser sconfitti. Sono integerrimi per definizione e hanno confuso anche le regole anglosassoni delle reference, perché tanto in Italia nessuno può essere veramente preparato da poter godere della loro stima. Guai ad andare oltre il consiglio o la morale: sono bravissimi nel fare la morale perché sono quasi al posto di dio, ci sono quasi arrivati – e ciò che è peggio, sono in molti a crederci – e quando accadrà è meglio che nessuno gli ricordi che hanno un credito verso di te. Loro vogliono essere in credito non in debito. Il vero mentore, che poi è anche il vero leader, è invece consapevole che tutti, a questo mondo, siamo in debito. In debito con la vita prima di tutto. Un vero mentore sa che la sua più grande ricchezza è essersi confrontato, a volte anche confuso, in modo profondo e armonico, con tutti quelli che gli sono capitati a tiro, per fato o per destino. Il mentore sa che il caso non esiste, e più che cercare i migliori, cerca i falliti per aiutarli a risorgere. Aver aiutato tanti a cavarsela, non solo con consigli, ma con l’esempio, non è per lui un vanto. Un vero mentore non dice mai a nessuno di essere stato il mentore di qualcuno, tranne se non lo fa per mestiere. Uno che decide di aiutare gli altri, quasi come un hobby, a tirar fuori i talenti nascosti, è un leader silenzioso, un maestro che sa di essere in debito, anche se avrebbe tanti crediti da esigere. Il vero mentore, che poi è anche il vero leader, è incapace di approfittare della maglie della legge per il suo tornaconto, questo lo fa l’altro tipo di mentore: quest’ultimo possiede una stragrande capacità di analisi ed anche una profonda conoscenza dell’uomo, e riesce a piegare la sua conoscenza ai suoi interessi, immediati e futuri, lo fa da illuminista senza illuminare nessuno.
Il cattivo maestro non vuole problemi, gli unici che riconosce come degni di approccio sono quelli che lui stesso crea, quasi a volersi divertire nel mettere alla prova i suoi sottoposti. Ma è un gioco fallace, utile solo a mettersi al centro. I loro numeri danno loro conforto e prova della loro superiorità e dell’incapacità di tutti gli altri e continuano a chiedersi perché gli altri esistano. Ma il dubbio non è amletico, è solo una necessaria conseguenza della loro incapacità di stare al mondo.
Il falso leader, anche quello al quale sembrava gli avessero rubato i sogni, può essere un incubo che insane e fobiche menti non riuscirebbero a creare.
Il falso mentore non ruba la vita. Sono gli improbabili discepoli che, inconsapevoli, e qualche volta dipendenti da lui, si consegnano alla sua acrimonia. Chi si ribella si sottomette: infatti, per liberarsi non si dovrà ribellarsi. Sarà necessario riprendere il cammino, la propria strada maestra. La strada del talento di ognuno, di cui quel falso mentore voleva privare i discenti.
Nessuno riuscirà a spegnere il tuo talento. Il tempo non si sospende. Il tempo prosegue. La vita richiede forza e decisione, di continuare ad essere presenti a sé stessi. Liberiamoci dal caduco mentore, che vive e aleggia come falso maestro, lasciamo che le nostre vite esprimano la bellezza di cui siamo portatori. Diamo a noi stessi il coraggio della libertà e che le generazioni future possano, felici, dare il meglio di se stessi, sull’esempio, veritiero, di chi li ha preceduti.
di Vincenzo Manfredi