Cripto-Asset e Metaverso: è davvero un nuovo mondo?

Il mondo cripto unitamente al Metaverso, con il quale sembra fare il paio, a primo sguardo, stanno ridefinendo gli schemi cognitivi e le categorie sulle quali fino ad oggi abbiamo organizzato il senso della realtà e le strutture del mondo.
L’analisi degli aspetti legali e fiscali ha assunto una forma egemonizzante nel dibattito sulle Cripto-attività. Questa convergenza concettuale improntata meramente su tali binari interpretativi ha comportato un lento sviamento da un reale approfondimento complessivo in grado di comprendere il significato e le diverse applicazioni nel mondo reale del concetto di Cripto-attività. Questi aspetti fondamentali e di visione complessiva sono gradualmente passati in secondo piano di pari passo al crescente interesse dell’economia mainstream per il settore Cripto, divenuto in breve tempo prateria per appetiti speculativi.
Certo è complicato definire cosa è realtà e se provassimo a guardare un dizionario filosofico ci renderemo conto che la parola realtà storicamente di volta in volta ha assunto significati differenti e questo già rende molto difficile costruire su fondamenta forti un discorso che si voglia risolutivo. Nello stesso momento è ormai risaputo e ben accettato che mente, linguaggio e società, per fare il verso al libro di Searle, costituiscano gli elementi organici sui quali si struttura il mondo. Questo articolo non vuole essere filosofico quindi mi fermo qui con le disamine e cercherò di andare dritto al sodo sacrificando un po’ di teoretica per cercare di dare una cassetta degli attrezzi concettuale per orientarsi in un qualcosa che si presenta come un nuovo mondo che necessita di un nuovo nomos.
Faccio subito uno spoiler: per me non si tratta affatto di un nuovo mondo o di un altro mondo, ma dello stesso mondo che si dà sotto la forma di una nuova specie, per cui quello che chiamiamo mondo cripto non è un’isola o un terreno vergine da concettualizzare e ri-normare, ma è più simile ad un piano da aggiungere allo stesso edificio con il quale condivide le fondamenta.
Provo un certo imbarazzo ad andare oltre senza aver spiegato bene cosa intendo con il mondo, il rapporto con il linguaggio e la società, tuttavia, vi chiedo solo di accettare che con la parola mondo intendiamo un atto cognitivo e per la mente umana già siamo in un metaverso in HD.
Cripto Asset e Cripto Attività
Cosa è un bitcoin, cosa è un NFT, quando un NFT è arte, quando non lo è, quando si fa attività speculativa? Sono tutte domande alle quali è difficile rispondere non perché il mondo cripto è una terra in fase di definizione, lo è ovviamente, ma perché la stessa ambiguità si riverbera anche nel nostro mondo. Quando un’opera d’arte è veramente un’opera d’arte o può essere considerato come un oggetto di arredamento, quando chi opera nel settore dell’arte è un professionista o un semplice amatore? Quando ci domandiamo se un NFT è arte, quando ci interroghiamo sul ruolo di chi scambia NFT o su come tassare un NFT, ci poniamo in realtà lo stesso tipo di quesiti. Ora spiego perché, ma prima di entrare nel tecnico voglio ricordare il caso Constantin Brâncuși, artista Rumeno che con Dushamps nel 1926 in viaggio dall’Europa verso l’America si vide addebitato da un funzionario doganale un costo di 240 dollari per la sua scultura “Uccello nello spazio”, che in quanto opera d’arte, non doveva essere sottoposta a tassazione. Questo perché il funzionario doganale non riconobbe l’oggetto sotto le ordinarie categorie di rappresentazioni di un’opera d’arte, interpretando la scultura come un utensile da cucina. Ovviamente Dushamps e Brancusi si rifiutarono di pagare e il caso divenne emblematico.
Questo fatto non solo poneva domande forti sul piano legale e fiscale ma aprì la strada per un nuovo modo di interrogarsi su cosa fosse arte, quali fossero i suoi sistemi di riconoscimento e definizione e quali fossero i principi di attribuzione del valore.
Con Andy Warhol negli anni 60′ abbiamo forse la prima risposta alla questione quando nella stabile gallery espose delle copie contraffatte delle scatole di pagliette saponate per pulire le stoviglie di marca Brillo (le Brillo boxes) che destarono scandalo perché esteticamente identiche a quelle reperibili nei comuni supermercati ma che avevano un valore diverso da quelle nel supermercato. Perché le scatole di Brillo contraffatte da Andy Warhol sono “arte” con un valore di mercato importanti mentre le originali acquistabili al supermercato per pochi centesimi non lo sono? Se due cose risultano percettivamente identiche, perché una è un’opera d’arte mentre l’altra resta semplice oggetto?
Nella risposta a questa domanda si gioca tutta la partita, ma per poter rispondere in maniera sensata occorrerebbe parlare di economia dei beni simbolici, di capitali simbolici e capitali a base cognitiva, per comprendere i quali è necessario riflettere su come siano i processi e le condizioni a creare uno scarto tra il valore materiale e valore nominale, ma non è questa la sede per approfondire tale tema. Questi esempi ci servono per mettere a fuoco 3 cose:
-Che i problemi che troviamo nella classificazione degli NFT e delle attività cripto sono gli stessi che si trovano nel mondo reale o meglio che quello cripto è una specie nuova sulla quale si reverberano i stessi principi e non un nuovo terreno che ha bisogno di un impianto normativo dedicato.
-Che il valore dell’oggetto in questione non è un valore intrinseco all’oggetto ma un valore che viene definito socialmente e dal contesto e che la logica Parmenidea che vede nel principio d’identità e di non contraddizione i fondamenti del pensiero occidentale devono essere adattati alla contemporaneità nello stesso modo in cui un elettrone è una particella o un’onda a seconda delle intenzioni dell’osservatore.
-Che nei contesti di scambio quello che viene stabilito non è il valore artistico di un oggetto o il valore materiale ma il valore collezionistico di un oggetto per cui un Fontana o una radiografia di Marylin o un unghia finta di Lady Gaga possono essere battuti all’asta a prezzi esorbitanti. In questo contesto non è stata affrontata l’altra grande questione, quella monetaria e il ruolo delle criptovalute. Su questo tema vorrei solo porre un rapido ma essenziale quesito meritando sicuramente la discussione maggiore spazio: perché e come negli attuali processi capitalistici post Bretton Woods viene determinato lo specifico valore di una moneta basata su un supporto fisico?
In pratica che significa tutto questo?
Dal momento in cui ci accorgiamo che la causa dell’esser arte dell’arte non è nell’oggetto ma è definito dal contesto e dalla fede nel valore della comunità che lo riconosce diventa facile comprendere come gli NFT e molto delle cripto attività sono la versione più eterica di cose già esistenti nel nostro mondo per cui un NFT è solo la specie cripto di un “qualcosa” che si candida ad essere un opera d’arte o oggetto da collezione esattamente come fosse una scultura. Il fatto che non possa essere esposto in una parete nel mondo fisico (però lo può essere nel metaverso) non è un problema soprattutto se si prende in considerazione il fatto che molti speculatori tengono le loro opere d’arte non in un hard disk ma nel cavò.
Quindi possiamo considerare come cripto asset della stessa specie le scimmiette di Bored Ape Yacht Club, la registrazione delle frequenza cardiache di Achille Lauro o le foto inedite di Kobe Bryant. Il loro valore è determinato non per cosa rappresentano in se stesse ma per il valore collezionistico che esprimono. Nulla di diverso quindi, i problemi di definizione ci sono ma non possono essere considerati davvero nuovi.