Un’attenzione agli interessi che non desta molto interesse
http://www.tradingeconomics.com/bonds
Date un po’ un’occhiata al link. Per esperti e non: non è affatto difficile da leggere. In particolare la prima colonna rivela ad oggi qual è il tasso medio percentuale di interesse del debito pubblico a 10 anni (i famosi btp) mentre l’ultima colonna rileva la variazione percentuale del tasso nell’ultimo anno. L’Italia in questo momento corrisponde in media 3,23 cent di euro per ogni euro preso a prestito. Rispetto ad un anno fa il calo è di oltre il 26%…questa è buona parte della spiegazione del perché il tanto mediatico spread sia sceso scatenando la pantomima dell’entusiasmo di alcuni (pochi per la verità). Ci sono almeno altre 3 cose da notare però:
1. Lo spread che noi misuriamo in rapporto alla Germania è sceso anche perché i tassi del debito tedesco sono aumentati. Attualmente la Germania si finanzia, come potete notare all’1,53%, due anni fa era arrivata quasi a finanziarsi gratuitamente;
2. Come più di un bravo economista ha fatto notare nel giro di un anno l’inflazione è scesa da poco più del 2% a circa lo 0,5%. E se per chi ha gli stipendi bloccati da anni questa può essere una notizia lieta nel breve periodo (non perde ulteriore potere di acquisto) non lo è a livello di sistema e non lo è tantomeno per lo Stato. Una delle regole basilari è che ci si indebita quando le somme prese a prestito possono essere impiegate in attività o investimenti che rendono di più del costo legato al prestito (nel nostro caso 3,23% attualmente). Facciamo allora due conti: nel documento di economia e finanza è stimato un tasso di crescita reale del PIL per il 2014 attorno all’1%, l’inflazione è attorno allo 0,5%, e il tasso di riferimento della Banca Centrale Europea è allo 0,25% (che significa che poco può essere stimolata ancora l’economia agendo su di esso portandolo finanche allo 0%). La domanda allora è lecita: c’è da essere contenti del tasso di interesse sul debito pubblico? Prima il terzo punto poi provo a rispondervi…
3. Guardate ancora la pagina con i numeretti…tutti i paesi che hanno fronteggiato tensioni finanziarie forti e crisi dei debiti sovrani (su tutti Grecia, Portogallo, Spagna e Irlanda) hanno una riduzione annua del tasso sul debito a 10 anni vicina alla nostra e in alcuni casi superiore. Questo la dice lunga sul se e come il merito della riduzione di tassi e spread sia merito del governo (attuale e precedente) o segua elementi di congiuntura e struttura leggibili solo a livello europeo complessivo.
Provo allora a rispondere con parole semplici al quesito: C’è poco da essere contenti perché cresciamo poco, i prezzi sono fermi, la discesa dei tassi è generalizzata e c’è chi ha fatto e sta facendo meglio di noi.
Soluzioni: per iniziare una bella moratoria sul fiscal compact che ci consenta di investire di più per stimolare la domanda interna e la crescita. Se non cresciamo da 20 anni non è che cresceremo per opera divina. E se cresceremo il massimo del bello che potrà accadere, se non si fa qualcosa di straordinario, è che lo faremo meno dei nostri partner europei ed internazionali (cosi come avvenuto dalla seconda metà degli anni novanta a metà anni 2000) rappresentando sempre le ultime ruote del carro che sempre seguono, sempre si fanno dettare legge e che quand’anche hanno idee formidabili non vengono ascoltati nelle stanze che contano.
di Sandro Brunelli
15 aprile 2014