Arriva il Rosatellum 2.0 ma non garantisce la governabilità

Sarà di nuovo la legge elettorale a tenere banco nelle aule parlamentari nelle settimane che precedono la sessione di bilancio. Ora o mai più verrebbe da dire, mancano infatti solo pochi mesi allo scioglimento delle Camere ed è tempo di trovare un’intesa tra le forze politiche.
Il Rosatellum 2.0 è stato depositato ieri alla Camera dall’on. Emanuele Fiano (Pd) e ci sarà tempo fino a mercoledì 27 per emendarlo. L’esame si annuncia, dunque, molto veloce. D’altra parte Forza Italia e Lega hanno già offerto il proprio consenso alla proposta del Partito democratico, così come Alternativa Popolare.
La nuova legge non soddisfa invece Mdp, Sinistra italiana e Fratelli d’Italia. Anche il Movimento 5 stelle si sente penalizzato e spera in un affossamento del testo. I voti segreti previsti potrebbero essere l’occasione giusta per seppellire il ddl così come era accaduto a giugno con il “tedeschellum“.
MIX tra maggioritario e proporzionale
Ma vediamo nel dettaglio cosa prevede il Rosatellum 2.0, che non è più un proporzionale puro, ma un mix tra maggioritario e proporzionale dove è quest’ultimo sistema a prevalere.
Un terzo dei parlamentari di Camera e Senato (36%) verranno eletti in collegi uninominali maggioritari, nei quali i partiti avranno la possibilità di coalizzarsi, ci sarà un candidato per lista e vincerà chi avrà ottenuto più voti in ciascun collegio.
I restanti 2/3 dei parlamentari (64%) saranno eletti con metodo proporzionale in listini bloccati di 2 – 4 nomi. Sarà il governo con un apposito decreto a definire i collegi plurinominali.
Le soglie di sbarramento sono pari al 3% per i singoli partiti, sia che corrano da soli sia che si leghino in una coalizione; le coalizioni devono raggiungere la soglia del 10%. Le preferenze date a un partito che non raggiunge il 3% sono ripartite tra gli altri partiti della coalizione, purchè il partito in questione abbia raggiunto almeno l’1%.
Le pluricandidature sono ammesse, ci si può candidare sino a tre collegi plurinominali proporzionali, ed anche contemporaneamente in un collegio uninominale e in tre collegi plurinominali.
Sono rispettate le quote di genere, nella misura in cui i candidati di uno stesso partito non possono essere più del 60% dello stesso genere.
Capo partito. La legge prevede che ogni partito indichi il proprio “capo”, insieme al programma e al contrassegno. Ciò non è richiesto alle coalizioni che non sono tenute ad indicare in anticipo il candidato premier nè un programma elettorale comune.
Scenari post elettorali con Rosatellum 2.0
Secondo gli analisti nemmeno questo sistema elettorale, che va a sostituire il porcellum e l’italicum bocciati dalla consulta, sarà in grado di delineare una maggioranza chiara e di dare stabilità al Paese.
La governabilità potrebbe essere garantita soltanto se un partito raggiungesse il 40% dei voti, altrimenti in ogni caso sarebbe costretto a cercare un accordo post-voto direttamente in Parlamento, riaprendo la strada ai governi di larghe intese.