Strage di Via D’Amelio, spunta verbale di Borsellino su pista nera

A pochi giorni dall’anniversario dell’omicidio del giudice Paolo Borsellino del 19 luglio 1992 sono venuti alla luce nuovi elementi relativi all’indagine sui mandanti occulti delle stragi del 92-93. Questo procedimento è uno dei tanti filoni di inchiesta relativi a questa vicenda poiché per l’omicidio di Paolo Borsellino hanno avuto luogo ben quattro processi diversi: uno, bis, ter e quater. Oltre a questi procedimenti ne sono stati aperti altri che hanno inserito la strage in contesti più complessi: uno relativo alla latitanza di Matteo Messina Denaro, un altro relativo alla Trattativa Stato-Mafia e un altro ancora inserito nel contesto dei mandanti occulti delle stragi del biennio 1992-1993, le quali comprendono gli omicidi di Giovanni Falcone e Paolo Borsellino, l’attentato di Via dei Georgofili a Firenze (5 morti), quello di Via Palestro a Milano (5 morti) e quelli alle basiliche di Roma di San Giovanni in Laterano e di San Giorgio al Velabro.
Come ricostruito da Giuseppe Pipitone su Il Fatto Quotidiano del 14 luglio scorso, nel corso di quest’ultima indagine il GIP ha interrotto la procedura di archiviazione dell’inchiesta in seguito ad un nuovo ed importante elemento emerso da alcuni documenti presentati dall’avvocato Fabio Repici, legale di Salvatore Borsellino, il fratello del magistrato assassinato da Cosa Nostra. L’elemento emerso è un verbale con data 15 giugno 1992 relativo ad una riunione tra i magistrati della Procura di Palermo e di Caltanissetta. Secondo quanto riportato nel verbale recuperato, nel corso della riunione, avvenuta dopo l’omicidio di Falcone e un mese di prima di quello di Borsellino, si fa riferimento ad alcune intercettazioni telefoniche ed ambientali nei confronti di Alberto Lo Cicero, confidente e in seguito collaboratore di giustizia, nonché uomo di fiducia del boss Mariano Tullio Troia, detto ‘u Mussolini poiché simpatizzante di estrema destra. Lo Cicero risulta legato a Maria Romeo, sorella di Domenico, il quale era l’autista di Stefano Delle Chiaie, fondatore di Avanguardia Nazionale e famoso terrorista di estrema destra legato ai più torbidi casi nell’ambito degli anni di piombo a cavallo tra gli anni settanta e ottanta. Sempre secondo il verbale, Lo Cicero e Romeo fanno riferimento alla presenza di Delle Chiaie in Sicilia nei giorni della Strage di Capaci che uccise Giovanni Falcone. Dallo stesso verbale traspare il grande interesse di Borsellino nei confronti di queste dichiarazioni, le quali mettono in luce il coinvolgimento di terroristi neri nelle stragi del 1992-1993.
La risultanza di questa nuova documentazione costituisce un elemento molto importante ai fini dell’inchiesta poiché è stato appurato che lo stesso Giovanni Falcone, almeno già dal 1988 fino alla data del suo omicidio stesse indagando silenziosamente sulle collusioni tra mafia e terrorismo nero, in particolare in relazione all’omicidio di Piersanti Mattarella del 6 gennaio 1980. Fratello dell’attuale Presidente della Repubblica e politico democristiano, Piersanti Mattarella all’epoca del suo assassinio ricopriva la carica di Presidente della Regione Sicilia e Giovanni Falcone sospettava il coinvolgimento di una eventuale pista nera. Data la particolare amicizia e la comunanza di intenti nelle indagini che legava i due magistrati è verosimile immaginare che Paolo Borsellino fosse a conoscenza delle indagini avviate dal suo amico e collega e che la riunione tra magistrati del 15 giugno del 1992 dove Lo Cicero parla della presenza di Delle Chiaie a Capaci negli stessi giorni dell’attentato abbia costituito un forte interesse, fondamentale ai fini di assicurare alla giustizia i carnefici del suo collega sui quali stava lui stesso indagando.
A destare ulteriori sospetti sulla pista nera sono anche le dichiarazioni rilasciate da Lo Cicero ai Carabinieri e presentate in una relazione di servizio dal PM Vittorio Teresi dove il confidente dichiara di aver incontrato a casa del boss Troia, l’onorevole Lo Porto, membro del MSI e militante di estrema destra arrestato precedentemente nel 1968 insieme al killer e terrorista di estrema destra Pierluigi Concutelli, autore quest’ultimo di numerosi omicidi eccellenti contro esponenti delle istituzioni, tra cui quello più illustre fu il brutale omicidio del magistrato Vittorio Occorsio il 10 luglio del 1976 a Roma. Il nome dello stesso Concutelli figura anche nel ritrovamento da parte di Giovanni Falcone della sua tessera n. 11.070 a Palermo presso la sede della loggia massonica Camea, frequentata da vari personaggi tra cui vari esponenti di Cosa Nostra.
E’ ancora presto per tirare conclusioni ma la presenza di molteplici coincidenze legate a settori del terrorismo di estrema destra potrebbero costituire una convergenza di interessi nell’eliminare i due magistrati e nel terrorizzare il paese con le bombe di quel biennio, molto più grandi di quanto si è finora immaginato.