Allarme siccità nella Pianura Padana. Po e altri affluenti quasi vuoti

Non pioveva da più di 100 giorni nella Pianura Padana e gli effetti di questo fenomeno nei mesi scorsi si sono manifestati inesorabilmente. Siccità, letti dei fiumi ridotti all’osso, forte preoccupazione del comparto agricolo e idroelettrico. Queste sono solo alcune delle problematiche che questa situazione sta creando, segno che i cambiamenti climatici stanno incidendo sempre di più sul nostro vivere.
Nemmeno i primi rovesci sono riusciti a portare sollievo: dovrebbe infatti piovere per alcune settimane affinché l’emergenza siccità possa rientrare e la situazione tornare più tranquilla.
La situazione
Il Po, che come ci insegnano fin dai tempi della scuola è il fiume più lungo d’Italia, bagna quattro regioni – Piemonte, Lombardia, Emilia-Romagna, Veneto – sta affrontando il sesto periodo più secco di sempre. Preoccupano infatti i valori che nelle ultime settimane gli esperti hanno riscontrato inerenti alla portata dell’acqua del fiume simili a quelli del periodo estivo, dove il Po solitamente è molto sollecitato per l’agricoltura. E questo è un segnale evidente di come, soprattutto la parte nord della nostra penisola, è sia la zona in cui sono sempre più visibili gli effetti dei cambiamenti climatici.
A lanciare il proprio allarma è stata anche la Coldiretti Veneto : ‹‹Siamo di fronte in Italia alle conseguenze dei cambiamenti climatici con una tendenza alla tropicalizzazione e il moltiplicarsi di eventi estremi con una più elevata frequenza di manifestazioni violente, sfasamenti stagionali, precipitazioni brevi e intense ed il rapido passaggio dal sole al maltempo che ha fatto perdere oltre 14 miliardi di euro in un decennio, tra cali della produzione agricola nazionale e danni alle strutture e alle infrastrutture nelle campagne››.
Ma il problema non si riduce solo al fiume più lungo d’Italia. Anche il Trebbia, la Secchia, il Reno, la Dora Baltea, l’Adda e il Ticino, affluenti del Po, sono ad appena un quarto della portata normale. E lo stesso fenomeno si è espanso anche ai laghi, così come anche al Piave e alla laguna veneziana che le foto di questi giorni ci stanno restituendo quasi deserti e senz’acqua.
Le conseguenze
Pioggia assente per più di 100 giorni e un inverno molto caldo che non ha aiutato a far sedimentare la neve sulle montagne che con i primi caldi si sarebbe dovuta scogliere per terminare nei fiumi, sono stati il mix di situazioni che ha portato alla siccità. E le piogge di questi giorni sembra non saranno abbastanza determinanti per far rientrare l’emergenza: dovrebbe infatti piovere in più giorni e con un’intensità moderata affinché i fiumi possano cominciare a rifiatare. Ma purtroppo ci stiamo sempre più abituando ai fenomeni atmosferici denominati “bombe d’acqua” che spesso creano più danni che benefici.
‹‹Nelle campagne il caldo anomalo – ha continuato l’associazione di rappresentanza e assistenza dell’agricoltura italiana– ha provocato il ”risveglio” anticipato della natura››. E se lungo il Po si tiene un terzo della produzione agricola dell’’Italia, ad essere in pericolo sono soprattutto le produzioni di riso e mais, colture che hanno bisogno di molta acqua. Associato a questo, per la mancanza di acqua, enormi difficoltà stanno riscontrando anche le centrali idroelettriche, le cui turbine non riescono a usufruire dell’acqua necessaria per produrre energia, fermando così in parte anche questo comparto.
I ritrovamenti
Ma proprio dal Po in secca in queste settimane stanno riemergendo diverse imbarcazioni di guerra: a Sermide, in provincia di Mantova, è stato recuperato un semicingolato tedesco che durante la Seconda Guerra Mondiale era stato spinto nel fiume per non farlo terminare in mani americane. Caso analogo quello accaduto a Gualtieri, nel reggiano, dove ad emergere è stata invece un’antica chiatta.