Il nuovo volto della cooperazione: cosa fa davvero l’Italia in Etiopia con il Piano Mattei

Con la visita ufficiale in Etiopia della Presidente del Consiglio Giorgia Meloni, l’Italia rafforza la propria presenza strategica nel Corno d’Africa, rilanciando una cooperazione bilaterale basata su investimenti concreti, sviluppo condiviso e valorizzazione delle risorse locali. Al centro di questa rinnovata relazione c’è il Piano Mattei, cioè la strategia italiana per l’Africa che mira a costruire partenariati paritari e duraturi. Ma a che punto siamo?
A portare simbolicamente questo messaggio di opportunità condivise e sviluppo sostenibile è stata dunque proprio la Meloni, in visita ad Addis Abeba in occasione del vertice ONU sulla sicurezza alimentare, co-presieduto – per l’appunto – da Italia ed Etiopia. Attenzione però, oltre agli impegni internazionali la missione della premier aveva un obiettivo ben più concreto: rafforzare la cooperazione tra i due Paesi, con la firma di nuovi accordi insieme al primo ministro etiope Abiy Ahmed. Negli ultimi mesi, l’Italia ha già cominciato a lasciare un’impronta visibile e riconoscibile per stile nel Paese del Corno d’Africa. Dal gennaio 2024 infatti i progetti attivi nell’ambito del Piano Mattei si stanno concentrando su settori chiave per la crescita dell’Etiopia, con particolare priorità per le infrastrutture stradali, l’accesso all’acqua, la valorizzazione del patrimonio culturale e la formazione giovanile, sia di tipo universitario che imprenditoriale.
Una nuova attrazione turistica legata alla cultura del caffè
Uno degli interventi più significativi in questo spettro è in corso a Jimma, nella regione sud- occidentale dell’Oromia, vale a dire in quella che è considerata la culla storica del caffè etiope. Qui l’Italia ha avviato un’importante opera di riqualificazione urbana, intervenendo su strade e edifici storici, ma soprattutto ha bonificato il lago Boye, con l’obiettivo di trasformarlo in un’attrazione turistica legata proprio alla cultura del caffè. Si tratta di un progetto avveduto che non guarda solo al turismo, ma anche al lavoro. Qui oltre 3.500 giovani sono già stati coinvolti in nuove attività professionali generate dall’intervento. In Etiopia poi, il caffè non è solo cultura, ma anzi anche e soprattutto economia. Il Paese è tra i principali produttori mondiali della materia prima, e l’Italia, da Paese simbolo del consumo e della lavorazione del caffè, si propone ora come partner centrale e strategico per rafforzare la filiera, soprattutto sul fronte della sostenibilità climatica e del sostegno ai piccoli produttori locali.
Nel nord si guarda alla ricostruzione
Nel nord del Paese, invece, il Piano Mattei guarda alla ricostruzione. Nella regione del Tigray, segnata da un violento conflitto interno tra il 2020 e il 2022, sono in corso progetti di rilancio dei servizi sanitari, soprattutto focalizzati sulla salute materno-infantile e sulla formazione di personale sanitario, vale a dire quei settori essenziali per ridare stabilità e fiducia alla popolazione. Ultima, non per importanza, la formazione. Ad Addis Abeba l’Italia affianca l’università locale nella riforma dell’istruzione superiore, fornendo sia competenze tecniche che risorse. Inoltre sta nascendo un centro per l’innovazione e l’incubazione di startup. Un segnale forte per puntare sui giovani, sull’imprenditoria e su una crescita capace di creare futuro.
Il Piano Mattei in Etiopia, insomma, non è un semplice piano d’aiuti né tantomeno la vecchia
minestra del colonialismo europeo riscaldata. E’ un modello di cooperazione nuovo, in cui
l’Italia vuole essere partner e non solo donatore, realizzando così un ponte tra due sponde
del Mediterraneo che guarda al domani.