Libertà, questa sconosciuta!

Non viviamo in un’epoca di pace e questo Slavoj Zizek lo sa bene. Lo scrittore nato a Lubiana nel 1949 ed esponente della filosofia marxista, ci regala un saggio sul mondo contemporaneo, brutalmente veritiero. Per Ponte alle Grazie “Libertà. Una malattia incurabile” scandaglia da vicino gli anni 20 del XXI secolo e prendendo spunto dalle tesi filosofiche più importanti, analizza l’essenza e il concetto stesso di libertà.
Nell’epoca che stiamo percorrendo c’è una paura costante: perdere quella stessa libertà che negli anni è stata conquistata a caro prezzo dai nostri avi. Ma non basta difendere il concetto di “freedom”, abbiamo bisogno di analizzarlo, capirne il vero significato. E ad oggi viviamo un momento in cui anche la nostra stessa sopravvivenza come esseri umani è a rischio su più fronti: dalla prospettiva di un controllo digitale totale alle infezioni virali incontrollabili fino al riscaldamento globale. Gli esseri umani di questo secolo “sopravvivono” in un mondo che, nonostante le conquiste degli anni passati, solo apparentemente può essere definito “libero”. È qui che il concetto di libertà viene associato a quello di chi governa, della politica. A questo punto Zizek si chiede cosa vuole veramente la maggioranza delle persone: e se non si volesse la libertà ma solo un’apparenza della freedom?
«in una normale democrazia la maggioranza desidera proprio salvare l’apparenza della libertà (freedom) e della dignità, desidera salvaguardare la procedura elettorale per poter continuare come se si fosse tutti realmente liberi ma allo stesso tempo vuole che, in tutta discrezione gli si dica (i media, gli esperti, l’opinione pubblica) che scelte fare.»
E i rari momenti in cui ci troviamo davvero a compiere una scelta difficile sono solitamente percepiti come momenti di angoscia e di “crisi della democrazia”, dove è sotto attacco la “continuità dell’ordine vigente”. Ma libertà non è solo “fare quello che si vuole” ma anche “l’autonomia dell’universale rispetto alla sua specie”:
«sperimento la mia libertà quando ad esempio, desidero andare nel deserto ma non riesco a decidere in quale, dunque oscillo e galleggio. Se conosco quel che voglio e direttamente me lo prendo, qui non c’è nessuna libertà. Faccio solo quel che la mia natura mi dice di fare»
E ancora, Zizek si chiede: “esiste davvero un libero arbitrio?”. Per il filosofo in natura non c’è spazio per la libera decisione. Dunque la libertà è illusione, il nome della percezione apparente di fare quel che si vuole fare senza essere oppressi: faccio quel che voglio ma quel che voglio è determinato, prescelto da precondizioni sociali. In tempi recenti, il libero arbitrio poteva essere facilmente analizzato nel campo scientifico: il fatto che una persona vivi in libertà e si sforzi di vivere in una società che dia spazio a quella libertà, veniva percepito come totalmente compatibile con la determinazione biologica e neuronale tanto nell’esperienza interiore che nelle attività sociali. Oggi, con gli ultimi progressi del controllo digitale e delle neuroscienze, l’esperienza interiore e le attività sociali possono essere controllate e regolate al punto da rendere obsoleta e persino insensata, la stessa nozione di libertà individuale: il determinismo scientifico, alla base del controllo tecnologico delle nostre esistenze, è sempre meno una teoria e sempre più un dato sociale e politico che influenza direttamente la nostra esperienza interiore.
Tramite un approfondimento di tutti i fenomeni che viviamo oggi, dalla crisi ecologica ai diritti rivendicati dal mondo lgbt+, fino al fenomeno delle immigrazioni e la guerra in Ucraina, l’autore si chiede in che modo reinventare i fini della nostra libertà nel costante confronto con il mondo attuale. La filosofia della libertà come può rimanere al passo con i tempi? Zizek ci risponde con un processo di analisi che possiamo dividere in due macro-parti: “la libertà in generale” e “la libertà umana”. Mentre in quest’ultima tipologia, Zizek fa un’analisi della nostra vita sociale e delle sue mille sfaccettature, nella “libertà in generale” il filosofo tratta non solo la libertà in senso astratto e formale, ma analizza anche situazioni sociali concrete. Quest’ultime rappresentano il concetto di freedom nelle sue accezioni più pericolose che però, allo stesso tempo, indicano la strada più promettente verso una sorta di emancipazione.
La complessa analisi portata avanti da Zizek ci lascia un interrogativo: il genere umano può ancora “scegliere” per sopravvivere? L’alternativa allora è tra la fine di quella stessa umanità con l’arrivo, preannunciato ormai da anni, di un’imminente catastrofe globale, oppure, il “ritorno all’ordine” per impedire la catastrofe: in questo caso vi è la necessità di quello che Zizek chiama “un nuovo padrone” ovvero la decisione calata dall’alto, nel continuum di una “libertà fittizia”.