Vietnam: power house del sud-est asiatico.

Il Vietnam ha recentemente acquisito rilevanza come hotspot per le start-up di tutto il mondo, vedendo arrivare investimenti verso il paese per un valore di circa 400 milioni di dollari nell’ecosistema di IT start-up. Con una crescita del PIL nel 2022 dell’8% rispetto al 2021, ha scavalcato i ritmi della Cina, che ha registrato la crescita più bassa dagli anni ’90.
Il rapporto “Emerging Giants in Asia Pacific”, lanciato da HSBC e KPMG, evidenzia che il Vietnam ospitava solo 1.600 start-up all’inizio della pandemia di COVID-19 e che, attualmente, le start-up ammontano a più di 3.000, tra cui quattro unicorni.
Ma quali sono stati gli elementi cruciali dietro questa crescita esponenziale? E, soprattutto, la vibrante economia emergente vietnamita sarà all’altezza delle aspettative?
La promozione da parte del governo della cultura imprenditoriale
In Vietnam, il passaggio da un’economia prevalentemente agricola a un’economia di mercato ha avuto inizio nel 1986, con la riforma di politica economica che prende il nome di “Doi Moi” (Rivoluzione). In particolar modo, dal 1992, ci sono stati crescenti investimenti dall’estero, dal momento che un ampio numero di aziende di proprietà statale è stato trasformato in società di partecipazioni o in società a responsabilità limitata. Da quando il mercato azionario si è sviluppato, gli strumenti di raccolta di capitali delle società vietnamite si sono diversificati.
In aggiunta alla privatizzazione delle imprese, un altro elemento chiave per lo sviluppo economico vietnamita è stato, senz’altro, la riallocazione della produzione nei paesi vicini del Sud-est asiatico da parte della Cina. Ciò ha implementato una Export Oriented Industrialization (EOI), con un alto grado di specializzazione in determinati settori, come quello tecnologico.
Nel 2016, il Primo Ministro ha approvato il Progetto “Supporting National Innovative Start-up Ecosystem to 2025”, cd. “Progetto 844”, con la Decisione n. 844/QD-TTg/2016. Il Progetto 844 aveva come obiettivo lo sviluppo di un sistema legale e di un portale elettronico nazionale per le start-up entro il 2020 ed il supporto dell’ecosistema nazionale delle start-up innovative fino al 2025.
A gennaio 2018 è stata poi emanata la “Legge sul sostegno alle piccole e medie imprese”, contenente disposizioni dettagliate in materia di start-up operanti in aree come il trasferimento tecnologico, formazione, promozione commerciale, investimenti e incentivi per fondi di capitale di rischio.
Il governo ha implementato una serie di interventi ai fini di promuovere l’imprenditorialità e incentivare il libero scambio, anche grazie all’istituzione di fondi a livello statale e provinciale, in collaborazione con banche e istituti finanziari, per sviluppare programmi di finanziamento e innovazione, formazione tecnica e tutoraggio aziendale.
Ad esempio, SpeedUP è un fondo da 11.75 miliardi di Dong Vietnamiti (pari a circa 520.000 dollari Statunitensi) avviato dal Dipartimento di Scienza e Tecnologia di Ho Chi Minh City, che ha una gamma di investimenti a partire da 350 milioni di Dong Vietnamiti (pari a circa 15.500 dollari Statunitensi) a 1,282 miliardi di Dong Vietnamiti (pari a circa 56.800 dollari Statunitensi).
Inoltre, il National Technology Innovation Fund (NATIF), istituto finanziario del Ministero della Scienza e della Tecnologia del Vietnam, fornisce sovvenzioni e prestiti preferenziali per la ricerca e lo sviluppo, l’innovazione e il trasferimento tecnologico.
Occorre dare menzione anche a “Make in Vietnam”, un’iniziativa/slogan lanciato dal Ministero dell’Informazione e delle Comunicazioni nel 2019, con l’obiettivo di promuovere lo sviluppo dell’industria ICT nazionale. Le imprese sono incentivate a progettare, creare e fabbricare prodotti in Vietnam piuttosto che in altri paesi, con l’obiettivo di incoraggiare l’industria nazionale e aumentare la sua incidenza sui mercati internazionali.
Gli incentivi fiscali per chi investe in start-up
L’assetto legislativo e tributario vietnamita ammette per le società del settore dell’Information Technology una serie di incentivi fiscali tra cui, ad esempio, un’aliquota ridotta sul reddito delle società pari al 10% per 15 anni.
Risultano di grande interesse le manovre effettuate dal governo per incoraggiare gli investimenti stranieri. Basti pensare che per le imprese IT estere che stabiliscono uffici e sedi operative nei parchi tecnologici costruiti dal governo è prevista l’esenzione dell’affitto dei terreni. Un altro incentivo da non trascurare consiste nel fatto che il Vietnam consente alle società straniere il 100% della proprietà, a differenza di altri paesi asiatici, nei quali, invece, è concessa la metà della proprietà a partner locali.
Hanoi: ecosistema di start-up e centro tecnologico nazionale
Hanoi ambisce a divenire una smart city, innovativa, verde e interconnessa entro il 2030. A tal riguardo, il governo locale ha delineato l’obiettivo di trasformare Hanoi in un hub nazionale e di riferimento per il sudest asiatico, volto all’innovazione e al trasferimento tecnologico. Non a caso, il 10 aprile 2019 c’è stata l’apertura del primo Innovation Hub in tema di Internet of Things proprio ad Hanoi.
Considerata l’adesione all’UNESCO Creative Cities Network (creato nel 2004 per la promozione della cooperazione con e tra le città che hanno identificato la creatività come fattore chiave per lo sviluppo urbano sostenibile), Hanoi implementerà le iniziative della rete per costruire la “Hanoi – Creative City” che funge da premessa per diventare un centro di design creativo con l’obiettivo di incubare talenti nei campi legati al design creativo, supportando il potenziale dei progetti creativi e promuovendo la cooperazione internazionale.
Inoltre, la città istituirà una “rete di iniziativa di Hanoi” aperta e volta al collegamento di tutti gli individui e le organizzazioni in patria e all’estero per risolvere importanti questioni che sorgono nello sviluppo socio-economico.
Aspetti critici e prospettive di miglioramento per la Governance
Nonostante le ottime premesse appena analizzate, è bene tenere conto anche di alcune criticità del sistema economico vietnamita che, in una prospettiva di lungo termine, potrebbero risultare ostiche alla crescita del paese. Sebbene il processo di privatizzazione delle imprese avviato nel 1986 abbia ridotto notevolmente il numero di imprese di proprietà dello Stato vietnamita, queste ultime rappresentano ancora una quota incidente nel panorama imprenditoriale. Dunque, andrebbero ancor di più incoraggiati interventi di libera iniziativa economica, soprattutto per le imprese nazionali. A tal proposito, la concessione alle imprese IT straniere di detenere il 100% della compagine sociale se da un lato è accattivante per gli investitori internazionali, dall’altro potrebbe essere un deterrente alla crescita dell’imprenditoria domestica.
Un altro aspetto da non sottovalutare è la Governance delle società vietnamite, introdotta dall’”Enterpise Law” nel 2005. Dal momento che la maggioranza delle società di capitali vietnamite è a conduzione familiare, ci sono notevoli problemi in termini di rapporti di agenzia: i soci di tali imprese tendono ad assumere posizioni decisorie molto forti per cui quasi non vi è distinzione tra proprietà e management.
Interventi di implementazione delle best practices di Corporate Governance potrebbero solo giovare al processo di sviluppo economico che ha visto protagonista il Vietnam negli ultimi anni, portando notevoli risultati di consolidamento in un’ottica di medio-lungo termine.