Triptych, l’estasiante danza macabra

Il nuovo impressionante spettacolo di danza proposto dalla compagnia Peeping Tom
Centodieci minuti di pura, inquietante, morbosa estasi. Teatro pieno per tutti i giorni di ripetizione: nel caso in questione si è trattato del Théatre National di Bruxelles, ma la lista è lunga e prevede una poderosa tournée internazionale, nonché la fortunata possibilità di livestreaming a questo link).
Una compagnia di danza belga, la Peeping Tom, per due coreografi, Gabriela Carrizo e Franck Chartier, fondatori della compagnia, e un’articolata produzione internazionale che ha visto il coinvolgimento di numerosi teatri (tra questi, vale la pena ricordare il contributo di Fondazione I Teatri di Reggio Emilia, Torinodanza e Oriente Occidente Dance Festival di Rovereto), tutti schierati in prima fila e implicati per la riuscita di un’operazione metateatrale quasi senza precedenti. Un investimento sicuramente fruttuoso, che già nel 2016 aveva riportato (per uno dei tre episodi) il premio olandese Dutch Zwaan per lo spettacolo di danza più “impressive”: impressionante, certo, ma soprattutto degno di nota.

Un po’ di Pina Bausch, un po’ di David Lynch
Tra Pina Bausch e David Lynch, con una fedele e sentita ispirazione alle atmosfere fotografiche di Gregory Crewdson e agli allucinati racconti di Cronenberg, Triptych, questo il nome dello spettacolo coreutico, riassume in tre capitoli (The Missing Door, The Lost Room e The Hidden Floor) l’esplorazione del momento finale, apocalittico, della perdita. Non solo della perdita umana, della perdita dell’esistenza, della calamità, ma anche della perdizione del pensiero, della perversione dei sentimenti, della predominanza della precarietà e della paura nei momenti quotidiani.
Con una rigorosa musica live, che scandisce perfettamente e sincronicamente ogni minimo gesto e movimento dei danzatori, acrobati e personaggi che invadono con la loro forza e veemenza lo stage teatrale; uno stage che non è il classico palcoscenico bidimensionale, dal quale gli spettatori assistono impotenti agli avvenimenti. Nessun sipario e nessuna pausa divide il trittico e tutti, ballerini compresi, smontano e rimontano la scenografia, come parte integrante dello spettacolo, in quello che tangibilmente può definirsi il pirandelliano sfondamento della “quarta parete”, ossia dello spazio fisico e immaginario che separa lo spettatore dalla realtà scenica.
The Missing Door, The Lost Room, The Hidden Floor
The Missing Door, che ripercorre gli ultimi, inquietanti istanti della vita di un uomo, si compone di visioni fantasmagoriche all’interno di una stanza semivuota, a metà tra Café Müller della già ricordata Bausch e del suo Tanztheater di Wuppertal, e le minacciose stanze di Twin Peaks. Tra amori tormentati, violenti, ritrovati, e un misterioso assassinio, gli ultimi singulti della vita umana assumono contorni quasi diabolici, che raggiungono il loro apice nell’ultimo episodio, The Hidden Floor.
Uno scenario veramente apocalittico, in una violenta tempesta fuori da un ristorante che sembra risucchiare le anime dannate verso le viscere della terra, e che si trasforma in un torrente acquoso e melmoso che pervade la scena e i corpi nudi dei personaggi. Non da meno l’episodio intermedio, The Lost Room, ambientato in una transitoria e insicura nave, scenario di torbide storie, tra libertà e prigionia.
In un labirinto senza uscita, che si trasforma in autentica trappola, i ballerini si dibattono con determinazione e speranza, trasportando lo spettatore in una convulsa e surreale lotta alla sopravvivenza.