Worst tricks – Prodezze da dimenticare (dicembre)

Rieccoci nel periodo più bello dell’anno o, a non voler scontentare neppure i più anticonformisti, perlomeno nel momento maggiormente significativo durante stagioni povere di sole e dominate da temperature poco confortevoli. Rieccoci nelle festività natalizie. Le vie e le aree commerciali si ricolmano di auto e persone imprecanti e felici. Le famiglie riscoprono unità nell’adesione a rituali affettuosi e mai fuori moda. I palinsesti televisivi si uniformano nella proposta di programmi e lungometraggi già visti, rivisti e pronti, per l’ennesima volta, a fare incetta di spettatori. Bontà e spensieratezza divengono i simboli di giorni trascorsi nel calore di un’atmosfera magica. Ma, dietro i sorrisi sprigionati dall’incanto di un abete illuminato, sovente si celano le tristi vicende di chi non trova alcuna serenità da scartare sotto l’albero. È la storia del giovane Mario.
Mario è un calciatore italiano attualmente impiegato all’estero, forse da qualcuno, dotato di ottima memoria, ancora noto con l’appellativo di “Super Mario”. Neanche maggiorenne, Mario già sapeva distinguersi con i colori nerazzurri dell’Inter, cui va il merito per l’esordio in Serie A del formidabile ma sfortunato campioncino. A Milano arrivano le sue prime vittorie, contorno di prestazioni individuali in grado di far strabuzzare gli occhi al crescente numero di estimatori dell’estroso palermitano. Poco importa se il ragazzo, dagli scatti spesso turbolenti e stravaganti, sa attirarsi su di sé l’antipatia di molti avversari e di gran parte delle loro tifoserie: la sfrontatezza è sinonimo di carattere e l’invidia, si sa, è una brutta bestia. Nel 2010, anno della sua prima convocazione in nazionale, viene ceduto al Manchester City. Troppo carattere. Anche oltremanica, i successi personali e della sua formazione non tardano ad arrivare, eppure le malelingue, sempre in agguato, continuano a perseguitare la stella del football, scaraventandola sistematicamente al centro della polemica per questioni private e di poco conto. Mario, stremato dai ricorrenti quanto gratuiti attacchi, si domanda: “Perché sempre me?”. Nel 2013 viene rispedito a Milano, stavolta sponda rossonera, a cercare la risposta al suo commovente interrogativo. La risposta non arriva, ma arrivano i goal, 26 in 43 gare. Tuttavia, trascorso un anno, il ragazzo divenuto uomo è costretto nuovamente a fare le valigie, direzione Liverpool, società a cui Mario è tuttora contrattualmente legato. Neppure un semestre e il tormentato calciatore è di nuovo sulla graticola. Il sospetto sorge spontaneo: che sia lo spettro del razzismo ad aleggiare su Italia e Regno Unito, facendo sì che allo sportivo di genitori ghanesi la carriera risulti così complicata?
Oggi, “Super Mario “, dagli esperti dato come sicuro partente nel mercato di gennaio, sembra aver esaurito vecchie e nuove squadre dove approdare, ritrovandosi, così, in cerca di una casa proprio nel periodo in cui ai più fortunati non manca un focolare intorno al quale stringersi nel calore familiare. Per tale ragione, molti tacceranno quanto segue di favoritismo buonista, ma è Mario il vincitore del Worst tricks di dicembre. Sì, perché l’impietosa ironia del destino ha voluto punire lo sventurato con la medesima accusa più volte da egli stesso lamentata: razzismo.
È di ieri la notizia riportante il verdetto della Football Association sul caso di Mario: un turno di stop, una multa di 25.000 sterline e l’obbligo di frequentazione di un programma educativo. Questo il worst trick costato tanto:
Il 1 dicembre, sul profilo Twitter di “Super Mario”, compare una foto raffigurante l’omonimo personaggio del celebre videogame accompagnata dallo slogan: “Don’t be racist! Be like Mario. He’s an italian plumber created by japanese people, who speaks english and looks like a mexican… jumps like a black man and grabs coins like a jew”. Immediata l’esplosione della critica. Mario elimina il post, seppur “antirazzista e ironico”, come commenterà, affrettandosi a spiegare, per chiunque fosse stato assalito dal dubbio, che “non tutti i messicani hanno i baffi, non tutti i neri saltano in alto e non tutte le persone di religione ebraica amano il denaro”. Aggiunge, infine, come chiosa ulteriormente scagionante: “Mia mamma è ebrea, quindi per favore tacete”. Argomentazione alquanto simile alla filosofia di svariate pellicole comiche statunitensi. Del tipo: “Soltanto noi ‘negri’ possiamo chiamare ‘negri’ altri ‘negri’”.
Che il Natale venturo regali, dunque, a Mario, oltre al Worst tricks di dicembre, il cambiamento repentino del resto del mondo, poiché, per cambiare lui, non ne sono bastati 23.
Mattia Coletti
19 dicembre 2014