L’anno degli allenatori
La stagione 2023/2024 si è chiusa e, come di consueto, sono partite le valutazioni finali, le pagelle, i voti. Dieci in pagella per l’Inter di Simone Inzaghi, 2 alla Salernitana, retrocessa in serie b, 6 al Milan nonostante il secondo posto conquistato. Sono stati eletti i migliori giocatori della stagione, dal miglior portiere al miglior under 23. Abbiamo rivisto le azioni, i goal e le giocate più significative e ci siamo goduti il grande percorso delle italiane nelle coppe europee, ormai protagoniste da qualche anno. Proprio per questo, bisogna dire che è stata una stagione che ha saputo regalare diverse emozioni e ha sancito, forse per il primo anno, un cambiamento radicale nel calcio italiano. È stata, infatti, la stagione degli allenatori. Fuori un calcio antico, vecchio, con poche idee e dentro stili, soluzioni e proposte di figure giovani e innovative. È stato l’anno di Thiago Motta che ha riportato il Bologna in Champions League dopo quasi sessant’anni di assenza con una squadra smantellata ad agosto e che, dopo la prima giornata persa con il Milan, era già stata inserita nella parte sinistra della classifica. Abbiamo vissuto due esoneri d’eccellenza in due piazze roventi come Roma e Lazio. Mourinho, dopo la drammatica finale persa in Europa League, ha provato a insistere su un sistema di gioco che ha portato alla totale rottura con la squadra giallorossa, dal presidente ai giocatori. La Lazio, sempre per dissapori all’interno dello spogliatoio, ha dovuto far fronte alle dimissioni di Maurizio Sarri. Al loro posto, Daniele de Rossi e Igor Tudor. Il primo, è stato capace, come hanno affermato diversi allenatori e telecronisti, di riportare il calcio al centro del progetto, sia sul rettangolo di gioco, sia nelle dichiarazioni e nonostante la Champions mancata è stato ad un passo dalla terza finale europea. Il secondo, arrivato forse troppo tardi, ha provato ad invertire la marcia nelle ultime giornate rimaste ma pesa un’eliminazione in Coppa Italia che ha portato il mister croato all’allontanamento. Unici sopravvissuti, per modo di dire, per tutta la stagione sono stati Stefano Pioli e Massimiliano Allegri. Criticati dal giorno uno e, nonostante obiettivi e risultati raggiunti, secondo posto per il Milan e Coppa Italia vinta, sono stati entrambi esonerati. Anche Vincenzo Italiano, nella sua ultima stagione a Firenze, ha provato a regalare la Conference League alla città, perdendo, però, la seconda finale consecutiva. Oltre Simone Inzaghi, dominatore assoluto del campionato chiuso con 94 punti, bisogna rendere omaggio a due figure: Gian Piero Gasperini e Marco Baroni. Due universi totalmente differenti, ma entrambi con due successi incredibili. Il tecnico dell’Atalanta, dopo otto anni, è riuscito a vincere il primo trofeo europeo nella storia della Dea, battendo per 3 a 0 gli invincibili del Bayern Leverkusen. Una partita dominata dalle idee, dalla forza e dal coraggio dei giocatori, tutti migliorati e stimolati da un mister che, nonostante l’età, rimane un visionario assoluto. Il tecnico del Verona, a modo suo, ha compiuto una vera e propria impresa. La squadra, in piena lotta salvezza, è stata totalmente smantellata per risanare dei debiti e sono stati presi giocatori semisconosciuti da cui, il mister ha saputo tirare fuori il meglio e senza modificare le proprie idee è riuscito a salvarsi con una giornata di anticipo. Piccola menzione va ad un’altra eroica salvezza dell’Empoli guidata dal salvatore Davide Nicola, ormai quasi una figura mistica della zona retrocessione. Un anno, quindi, che pone le basi per una rivoluzione, arrivata forse tardi, che pone la figura dell’allenatore “giovane” mentalmente come uomo centrale su cui basare gioco, idee e mercato ma soprattutto, futuro. Proprio per questo l’estate che precede la prossima stagione sarà fondamentale per molti volti sopracitati e regalando un nuovo personaggio che da qualche tempo mancava in Italia: Antonio Conte, prossimo allenatore di un Napoli disastroso.