SOX: quando la disinformazione sconfisse la scienza
Martedì 21 novembre, ormai più di un mese fa, veniva mostrato al pubblico dalla trasmissione “Le iene” un allarmante servizio dal titolo “Un pericoloso esperimento nucleare tenuto nascosto”; sappiamo tutti come il tema del nucleare sia uno dei più scottanti, non sorprende, quindi, come un tale incipit possa attirare l’attenzione dei cittadini e scatenare il terrore. Cerchiamo di dare qualche informazione aggiuntiva che aiuti a contestualizzare il fatto e permetta di analizzarlo in maniera oggettiva.
Nel cuore del Gran Sasso, gestito dall’INFN (istituto nazionale di fisica nucleare) e coperto da oltre 1000 metri di roccia, sorge il più grande laboratorio sotterraneo del mondo, unico nel suo genere, è indubbiamente una struttura chiave per la fisica italiana. Viene spontaneo chiedersi “Perché mettere un laboratorio dentro una montagna?”, la risposta è molto semplice, per schermarlo da ogni possibile fonte di radiazione non controllata, che falserebbe i risultati degli esperimenti che nella struttura hanno luogo. Una delle principali attività dei fisici che vi lavorano è lo studio dei neutrini, intangibili particelle che ci colpiscono in continuazione, al tasso di 60 miliardi per centimetro quadrato al secondo.
Prodotti dal sole, dalle altre stelle, nonché dal resto degli esotici oggetti che popolano il nostro universo, essi non si accorgono minimamente di quanto si presenta sul loro cammino, attraversano ogni cosa, compresa la Terra stessa, senza interagire, senza lasciare traccia del loro passaggio, se non in rarissimi casi. A questo punto arriviamo al nocciolo della questione, per produrre neutrini qui, sul nostro pianeta, è necessario utilizzare una sorgente radioattiva, nel caso dell’esperimento SOX in programma al Gran Sasso 40g di Cerio 144. Ma come? Questi fisici hanno voluto costruire un laboratorio nelle viscere della terra così da schermarlo dalle radiazioni e poi ben pensano di portarcele volontariamente dentro? Sia mai, così sarebbe impossibile utilizzare i sensibilissimi rilevatori dell’esperimento! Non a caso, infatti, secondo progetto il campione sarà inserito in un contenitore di acciaio e tungsteno, pesante 2.4 tonnellate e spesso 19 centimetri (a termine di paragone si pensi che la corazza di un carro armato panzer IV misura solo 8 centimetri), capace di resistere agli scenari più catastrofici e, per fortuna dei ricercatori, di far uscire dal suo interno solamente i tanto desiderati neutrini, trattenendo ogni forma di radiazione; non c’è di conseguenza nessun rischio contaminazione per la sorgente acquifera di cui si parla nel servizio.
Certamente dicevano la stessa cosa anche i progettisti della centrale nucleare di Chernobyl o di Fukushima, per fortuna, questa volta di tutti noi cittadini, l’esperimento SOX non ha niente a che vedere con un’infrastruttura di questo tipo, il suo scopo non è produrre energia e la sorgente di Cerio non ha bisogno di alcun tipo di controllo; è impossibile che esploda così come è impossibile che esploda un sasso del vostro cortile. Allora perché tenere tutto segreto? Non sembrerebbe esserci alcun motivo e, infatti, così è, tanto che, in effetti, l’esperimento prima dell’incriminato servizio, aveva già ricevuto tutte le approvazioni del caso dalla regione Abruzzo. C’è, allora, qualcosa di fondato nello scoop allarmistico delle Iene? Decisamente no, purtroppo, però, nel nostro paese basta poco per spostare i delicati equilibri della ricerca (che, ovviamente, già si regge su fondi irrisori se confrontati con paesi europei quali Francia o Germania). Sull’onda dello scandalo il 22 novembre il consiglio regionale abruzzese approva all’unanimità la risoluzione del M5S che chiede il blocco di SOX, azione che renderà necessario ripetere l’iter di verifica della sicurezza, sorprende il fatto che in un solo giorno tutti i consiglieri siano stati in grado di documentarsi sulla questione, al punto da non aver alcun dubbio sul pericolo rappresentato dall’esperimento, che pur, in precedenza, era stato approvato.
Vien da chiedersi se, in questi giorni di campagna elettorale, a spingere le varie forze politiche a prendere una posizione così netta non sia stato il timore di veder accostato il proprio nome al nucleare; piuttosto che rischiare voti preziosi difendendo la ricerca e la scienza, meglio dar adito ad una notizia dubbia (poteva esser dubbia il 22 novembre, ora è bollabile come falsa), cavalcando l’indignazione generale. Questo avvenimento, magari irrilevante agli occhi dei più, ma che comporterà un crollo della credibilità degli organi di ricerca italiani agli occhi del mondo scientifico, si pone in un più ampio quadro di generale sfiducia di tutti noi cittadini nei confronti delle istituzioni. Agli occhi del comune cittadino SOX è, infatti, esattamente come il gasdotto TAP, come la TAV, come il MOSE, un’opera pubblica che appare piena di aspetti negativi e di scarsa utilità; è possibile fornire ad ogni persona delle prove contrarie? Ovviamente no, serve un certo tipo di formazione per poter giudicare un progetto, non tutti sono fisici o ingegneri, di conseguenza è necessario affidarsi al parere di tecnici. Quando, però, lo stato smette di esser visto come un garante lo spazio lasciato vuoto rischia di esser colmato da fantomatici esperti e da mediocri articoli, il cui scopo spesso si riduce alla mera ricerca di visibilità, non alla diffusione di notizie veritiere.
Appare così quasi scontato che un servizio di una rete televisiva privata (del privato del resto ci si può fidare) possa esser ritenuto più credibile di un centro di ricerca ampiamente riconosciuto a livello internazionale (si sa, le opere pubbliche sono tutte un mangia mangia); lamentarsi serve a poco e anche dare la colpa a chi diffonde queste fake news non è del tutto onesto, esse non attecchirebbero mai in una nazione in cui tutti sanno di potersi fidare del proprio stato. Esse sono solo uno dei tanti sintomi di una malattia ben più grave, la cui cura passa necessariamente per l’estirpazione di questo clima di diffidenza generale.