I danni delle microplastiche contenute nei cosmetici
Quando usiamo scrub, dopobarba, bagnoschiuma o dentifricio a tutto pensiamo fuorchè alle microplastiche, particelle di dimensione inferiore ai 5 millimetri contenute in questi prodotti, di cui l’industria cosmetica fa un uso massiccio come agenti esfolianti e additivi.
Queste particelle, durante l’uso, vengono in parte ad assorbite nel nostro corpo, con effetti che ancora non siamo in grado di certificare. E, come se non bastasse, sono difficilissime da smaltire attraverso i sistemi di depurazione tradizionale. Finiscono per la maggior parte direttamente nel mare, con grave impatto sull’inquinamento ambientale e sulla salute umana.
Il pericolo più immediato è, infatti, l’insinuarsi della plastica nella catena alimentare: microparticelle di plastica sono state individuate nei residui stomacali dei pesci e degli uccelli mammiferi, ma anche nelle cozze e nel plancton, ovvero alla base della catena trofica.
Il problema non può essere trascurato, perchè “I nostri oceani sono il nostro futuro”, come ha sottolineato lo scorso 8 maggio il segretario generale dell’Onu, Antonio Guterres, aprendo la Conferenza Mondiale degli Oceani che si è tenuta a New York.
Il Rapporto Frontiers 2016, rilasciato dall’UNEP (Il programma dell’Onu per l’ambiente), inserisce l’inquinamento da microplastiche negli oceani tra le sei minacce ambientali emergenti.
Secondo una ricerca di Eunomia, le microplastiche contenute nei cosmetici rappresentano una sorgente non trascurabile stimata tra duemila e novemila tonnellate di particelle rilasciate ogni anno.
Le associazioni ambientaliste: Marevivo, Legambiente, Greenpace, Lav, Lipu, MedSharks e WWF hanno lanciato l’appello #Faidafiltro, per chiedere all’Italia di seguire la strada già tracciata dagli Usa che hanno proibito per legge da luglio 2017 la commercializzazione di prodotti cosmetici che contengono microplastiche.
Il nostro Paese, infatti, non si è ancora attrezzata con una legge in materia. Il Senato sono mesi che tiene nel cassetto il testo proposto dal presidente della Commissione Ambiente Ermete Realacci già approvato alla Camera dei deputati.
La proposta in questione si compone di tre articoli, volti a: definire le microplastiche, prevedere il divieto di commercializzazione per i prodotti che le contengono e infine introdurre sanzioni per chi non rispetta tali limiti.
Il testo ha trovato il consenso delle associazioni ambientaliste, ma i tempi per l’approvazione sono molto stretti, vista la fine imminente della legislatura.
Per farci un’idea più precisa della presenza della plastica nei cosmetici, consideriamo che un solo flacone di prodotto da 250 ml contiene fino a 750.000 particelle plastiche, di cui la più diffusa è il polietilene (PE).
A fornire i numeri è uno studio condotto dall’associazione MedSharks con il supporto del Cnr Ismac Biella, l’Università del Salento e l’Università Roma Tre.
La ricerca ha previsto l’analisi di 81 prodotti contenenti polietilene; nella metà del campione esaminato tale sostanza è inserita tra i primi 4 ingredienti principali dopo l’acqua.
E la cosa ancora più paradossale è che, in alcuni casi, tali prodotti vengono venduti nei supermercati sugli scaffali dei prodotti naturali che non danneggiano l’ambiente.