L’antieroe americano, la tragica storia di Patt Tillman
Più che la storia di un calciatore, questa è senz’altro una storia americana. Da buon patriota Patt Tillman, vuole servire il suo paese andando a combattere i talebani in Afghanistan. Per farlo decide di abbandonare la sua esistenza da sportivo professionista milionario rinunciando al suo status di giocatore NFL e si arruola. Un impegno che quest’uomo pagherà a caro prezzo
Nato a San Jose, California, Pat Tillman si rivela ben presto un talento precoce, un diamante grezzo. Con il Liceo Leland vince il titolo in Costa Central Division, una vittoria che proietta su di lui le attenzioni dell’Arizona State University che gli concede, proprio grazie alle sue evidenti abilità, l’ultima borsa di studio del 1994. A Phoenix, nello Stato dell’Arizona, esplode letteralmente contribuendo in maniera determinante al successo dei Sun Devils nel 1996, diventando anche MVP dell’anno (miglior giocatore della stagione).
Ma non finisce qui. Sì perché questo ragazzo è straordinariamente dotato in campo ma anche in classe, infatti, gli viene concesso l’onore accademico nel 1997 come studente dell’anno. Successivamente si laurea in Marketing. Il ragazzo è, ovviamente, una celebrità locale ma resta nella squadra dell’Arizona nonostante le molteplici offerte che fioccano. Una scelta di cuore. Patt, nella sua vita antepone sempre il cuore a qualsiasi scelta. Per lui, la lealtà è un valore da rispettare a tutti i costi. I valori vanno difesi e rispettati sempre, non c’è spazio per altro nella sua testa e nel suo cuore.
I suoi giorni scorrono regolarmente in maniera soddisfacente. Sportivamente continua a ripetere con costanza ottimi risultati sportivi attraverso la sua straordinaria intensità e sul piano personale vive una vita comoda e tranquilla. Ma un evento sta per cambiare la sua esistenza. L’11 settembre del 2001 due aerei si schiantano contro le torri gemelle nel cuore di Manhattan mentre un altro aereo colpisce, anche se in maniera marginale, il Pentagono. Il mondo intero e Patt, rimangono scossi dall’evento. Non riesce a pensare ad altro. Nella sua mente continuano a riaffiorare quelle immagini tremende. Le persone morte in quel terribile attentato mentre svolgevano semplicemente il loro lavoro sono al centro dei suoi pensieri che lo tormentano. Non riesce più a giocare come prima. Il suo equilibrio mentale vacilla. Nel maggio del 2002 rifiuta 3600000$ per arruolarsi nell’esercito americano, ponendo di fatto, fine alla sua carriera da professionista.
La sua decisione coglie tutti di sorpresa. Nessuno sapeva di questa scelta, evidentemente maturata nel tempo, ma manifestata improvvisamente. Alcuni addirittura sono scettici sul suo impegno. Tuttavia, ogni dubbio è destinato ad essere letteralmente spazzato via. Patt Tillman, si arruola a tutti gli effetti e cambia campo passando dal prato del Football alla violenza dei campi di guerra dell’Afghanistan. Una scelta, l’ennesima, ponderata dal cuore, dai valori che rappresentano i pilastri della sua esistenza. La sua decisione è semplicemente dettata dal sentimento di patriottismo puro e semplice. Un impegno che nasce sull’emotività di un cittadino che sente il bisogno di fare qualcosa per il proprio paese e non basato su ragioni di natura prettamente politico-economiche. Effettivamente, mantiene un grande distacco dalle scelte politiche e strategiche dell’amministrazione Bush. “Lo sport rappresenta molti valori in cui credo profondamente”, dice lui nel 2002. “Ma negli ultimi anni, e soprattutto dopo gli avvenimenti recenti, ho cominciato a rendermi conto di quanto il mio ruolo fosse trascurabile …. “Così, Patt Tillman lascia la sabbia dell’Arizona per trasferirsi sulle sponde del Potomac. Nella capitale si sposa con la sua amica d’infanzia. Schierato in prima linea nei primi giorni dell’invasione irachena, torna in patria per integrare la Ranger School in Georgia. Torna al fronte nel 2003 impiegato nel secondo battaglione del 75 ° Reggimento Ranger.
Il 22 aprile del 2004 arriva la terribile notizia. Patt è stato abbattuto dal fuoco amico, muore a soli 27 anni. Proprio come un membro delle forze armate afghane. L’esercito americano sostiene in un primo momento che Tillman e la sua pattuglia fossero caduti in un’imboscata nella zona di confine del Pakistan. La sua morte è, ovviamente, circondata dal mistero non ancora rimosso. Mentre i media pubblicano e rivelano maggiori dettagli, cresce la curiosità intorno al suo caso. Il sondaggio commissionato dal Dipartimento di Stato della Difesa e dal Congresso degli Stati Uniti per la sua morte, conferma ufficialmente la versione del fuoco amico. Rapporti ufficiali dimostrano che l’esercito conosceva la verità sull’accaduto prima del funerale dell’ex giocatore ma che ha preferito mantenere il silenzio sulla spigolosa questione.
Una nuova indagine condotta dal Pentagono nel 2005, rivela che la pattuglia in cui si trovava Tillman è stata costretta a separarsi dopo la rottura di uno dei veicoli nello svolgimento di una missione di routine. In quella circostanza, un gruppo di uomini è responsabile della difesa del veicolo mentre un altro gruppo procede un pattugliamento nella città vicina. In quella circostanza, il gruppo rimasto a difendere il veicolo viene attaccato e nella confusione dello scontro, Patt sarebbe stato vittima del fuoco amico.
Ulteriori indagini rivelano che i membri del personale e dell’amministrazione Bush hanno volontariamente distrutto documenti personali appartenenti proprio all’ex sportivo. Ad oggi, la famiglia di Patt, resta avvolta da una nube di dubbi e non smette di indagare anche se probabilmente non troveranno mai una spiegazione sulle misteriose circostanze della sua morte. “Non è per Pat, questo è quello che hanno fatto per la nazione”, ha spiegato la madre, Mary Tillman. Mascherando la verità, diminuiscono il loro vero valore. Forse la verità non è bella, ma la guerra non è bella. E’ sporca, sanguinosa, dolorosa. E scrivere queste storie piene di eroismo, non rende davvero servizio alla nazione. “
Silver Star, Stella Viola, Medaglia al Servizio Meritorious, National Defense Service Medal. Le sue conquiste postume sono numerose. In Arizona, l’emozione è grande. Il suo numero 42 è ufficialmente ritirato dalla squadra dei Sun Devils (quella che non ha mai tradito, sportivamente parlando). Nel 2010 entrò ufficialmente nella College Football Hall of Fame. L’area che circonda la University of Phoenix Stadium è stata ribattezzata Pat Tillman Freedom Plaza, mentre una statua in bronzo a sua somiglianza è stata eretta nella zona. Ancora oggi, i Sun Devils hanno le iniziali “PT-42” sulla parte posteriore del collo. Lincoln Law School a San Jose, la sua città natale, inaugura una borsa di studio in suo nome. Ci sono anche ponti, terreni e una base militare al confine Afgano – Pachistano che portano il suo nome.
Nonostante le voci di occultamento e di manipolazione dell’Esercito, la morte di Pat Tillman ha generato un’ondata immensa di sentimenti, superando di gran lunga i confini dell’Arizona. Lo scrittore Jon Krakauer ha consacrato un libro alla sua storia: “Dove nascono gli eroi” edito da TeaLibri, in cui fornisce molti elementi sul mistero della sua morte. Il 19 Set 2004, tutte le squadre del campionato indossano un cerotto in suo onore.
Una Personalità affascinante e sicuramente complessa. Un uomo fedele e devoto. Pat Tillman era, soprattutto, un patriota. Rimanendo fedele alle sue convinzioni, ha abbandonato il suo sogno per combattere. Una scelta che ha pagato a caro prezzo. Oggi, è diventato un’icona moderna di patriottismo americano. Autentico simbolo di dedizione a stelle e strisce. Un ragazzo animato dai profondi sentimenti che forse cercava qualcosa probabilmente di inspiegabile.
(Twitter@ManuManuelg85)