La Romania nella Giornata della Grande Unione

Tra le ricorrenze che uniscono un popolo spesso ritroviamo le celebrazioni di tipo religioso, una comunanza ancestrale che riunisce gli animi ancor più dei corpi. Per quanto riguarda le festività nazionali subentra ulteriormente il richiamo a un passato non troppo lontano da noi. Ed è in quest’ultimo caso che lo spirito nazionale risvegliato celebra i fasti di un’unione temporale in grado di rinfrancare anche lo spirito. Nella Giornata della Grande Unione, l’1 dicembre, il popolo della Romania ha saputo condensare in una data l’unificazione delle sue terre e delle sue genti, celebrando uno snodo cruciale della sua storia in grado di unire passato e futuro.

A scavare nel passato di una nazione non si finisce mai, spesso il filo si perde giunti all’alba della storia antica; cercheremo di volgere lo sguardo a un passato tuttavia recente, ma non possiamo dimenticare lo stretto legame della Romania – che nel suo nome mai ha voluto celare questo rapporto – con i fasti della Storia Romana. La Dacia, tra le più ampie e ambite regioni dell’est era gioiello degli imperatori e, nonostante lo Scisma e un Medioevo che ha visto le sue vaste regioni vestirsi di vessilli diversi, è l’epoca moderna che ne delinea confini geopolitici più definiti, almeno per quanto riguarda le sue regioni storiche.

Il pensare comune, al sentire Romania, immediatamente rievoca gli incantevoli scenari boschivi della Transilvania con i suoi austeri monti Carpazi che ne hanno delimitato per secoli le aree. I castelli, le leggende e l’immenso sapere popolare. Ma la storia della Romania moderna non sarebbe la stessa senza la Bessarabia e la Bucovina. L’unificazione di questi territori, avvenuta appunto l’1 dicembre del 1918, ha nuovamente reso il Regno di Romania geograficamente coeso e pronto ad affrontare gli sconvolgimenti che il Secolo breve le riservava. Un popolo forte e unito che ha attraversato i freddi anni di Antonescu, le insidie dell’Armata Rossa, la lunga egemonia di Ceaușescu, fino al difficile consolidamento delle proprie istituzioni democratiche che l’hanno portata, ormai nel lontano 2007, a far parte dell’Unione Europea.

In un’ottica diacronica, il giorno della Grande Unione non va visto dunque come semplice ricorrenza, ma come attestazione di un passato che unisce il popolo romeno ancor più degli stessi territori che esso storicamente ha occupato e anche se il riconoscimento di un’area nella quale autodeterminarsi non ha da subito garantito l’indipendenza ricercata, è di certo tappa imprescindibile per un popolo la cui identità resta forse e coesa, in patria e all’estero.