La libertà di espressione secondo Virginia Woolf: una stanza tutta per lei

Quali sono gli ingredienti che servono ad una donna per sfornare la propria libera creatività?
Una scrivania, delle penne, una sedia, dei fogli, tutti mescolati insieme in quella solida terrina fatta di cemento e mattoni: “una stanza, tutta per sé”. Questa espressione è il titolo che l’autrice britannica, Virginia Woolf, diede al suo celebre saggio, pubblicato per la prima volta il 24 giugno del 1929, in seguito ad una serie di conferenze tenute al Newnham College e al Girton College, riguardante le ingiustizie perpetuate da parte di una società prevalentemente maschilista contro la libertà femminile di creare arte. È una rivendicazione e un manifesto che la scrittrice elabora per dare voce e “spazio” a quelle donne che per secoli sono state escluse e allontanate dai luoghi della cultura, tra i quali, in particolar modo, le scuole e le università.
“L’istinto piu che la ragione, mi venne in aiuto: lui era un bidello; io ero una donna. Questo era il prato del college; quello era il sentiero. Solo i professori e gli universitari vi sono ammessi; il mio posto è la ghiaia” (V. Woolf). Le idee e le opinioni femminili sono state spesso eclissate da figure maschili, nella stessa modalità con cui i pescatori sono soliti gettare di nuovo in acqua piccoli pesciolini considerati insignificanti.
È all’interno delle pagine di questo saggio che meglio si esprime la personalità militante della scrittrice. Adeline Virginia Woolf nasce a Londra nel 1882 da genitori entrambi precedentemente vedovi. Mentre i suoi fratelli maschi proseguivano gli studi negli istituti scolastici e presso l’università di Cambridge, insieme alla sorella Vanessa, veniva istruita tra le mure domestiche del civico 22 di Hyde Park Gate. Durante i primi anni del secolo scorso, prenderà parte al Bloomsbury Group, un circolo di artisti e intellettuali del quartiere londinese di Bloomsbury. Fra gli assidui frequentatori del gruppo, va ricordato Leonard Woolf, l’editore e giornalista britannico che la scrittrice sposerà, proponendosi lei per prima, nel 1912. Sarà proprio Leonard il perno della quotidianità di Virginia, prendendosi cura di lei durante le sue frequenti e dolorose crisi dovute a problemi psichici. Nel corso della sua vita, l’autrice incontrerà un secondo amore, la scrittrice Vita Sackville-West, alla quale si ispirerà per dar vita al protagonista di una delle sue opere piu visionarie, “Orlando”: un personaggio che nasce uomo per poi diventare donna. Quando Virginia muore suicida nel 1941, le sue opere non godevano della considerazione attribuitagli oggi. È a partire dagli anni settanta che, con la critica femminista, si inizia a riscoprire l’autrice e ad utilizzare le sue riflessioni sul femminile ancora valide. Circondata da quattro pareti incrostate di inchiostro, La Woolf è riuscita ad instaurare un dialogo profondo e sfaccettato capace di attraversare i secoli. Con le sue parole, ha cercato di rendere visibile il mondo femminile piu volte oscurato dalla prepotenza patriarcale, permettendo alla libertà e alla creatività personale di illuminare e arredare nuovamente quelle “stanze, tutte per noi”.
Articolo a cura di Ilaria Ricci