Banine: amore crocifisso

Umm-El-Banine Assadoulaeff non è assolutamente una scrittrice per tutti.
Ho scelto l’oppio (Ed. Magog), sorta di “Via Crucis” di Banine alla conversione al cattolicesimo è probabilmente un’opera destinata alla metà della metà dei “tutti” citati nella precedente frase…in parole povere se non c’è una sensibilità emotiva sopra le righe è un libro che o non verrà capito o annoia alla decima pagina circa…in entrambi i casi sappiate che il problema è totalmente il vostro.
Nata da una famiglia ricca, a tratti ricchissima, viene istruita inizialmente da una governante tedesca per poi passare a due governanti, una di lingua inglese ed una di lingua francese. Arrivata a Parigi negli anni Venti divenne subito calamita culturale per personaggi come Ivan Bunin, Marina Cvetaeva, Balmont, Sestov, Gippius o Berdjaev. Se le voci di corridoio narrano che fu quel portento di Malraux a convincerla a pubblicare i suoi scrtti altrettanto di rilievo fu l’incontro tra Banine e Junger nel 1942.
Matrimoni fallimentari, amanti sparsi come stelle che non brillano in un firmamento chiamato vita, Banine si immerge anima e corpo in un lacerante e straziante rapporto con uno degli intellettuali più controversi di Germania: Ernst Junger.
Lei dedica a lui ben tre libri, il 2 ottobre del 1950 scriverà allo stesso Junger
“Non ti chiedo se sarai a Parigi in autunno, per non scocciarti, che tu sappia, però, che sono sempre la tua schiava…”
L’incompiutezza del rapporto, il tormentato rincorrere e sognare la chiusura di un cerchio emotivo con l’intellettuale tedesco porta Banine ad abiurare l’Islam e scegliere il Cristianesimo, la Croce come salvezza dalla carne.
Ho scelto l’oppio è un vero e proprio diario dell’autrice, una staffetta spirituale fino al 1956, anno della sua conversione.
La conversione di Banine non è un’adolescenziale colpo di di fulmine con Dio, è un tradimento a quell’emisfero di carne umana che da una parte l’ha resa donna ma dall’altra, con la figura di Junger, è come se giungesse ad un capolinea…Banine cerca di più e se il cuore tedesco non può essere suo come dice lei vada per quello di Dio.
Un rapporto con Dio speciale, quando si reca in chiesa porta con sè una combo micidiale: la solitudine interiore e un’intelligenza sopra le righe.
Si fottano le frasi da romanzo rosa o da personaggi storici di dubbio gusto: le persone intelligenti, gran parte delle volte, sono persone sole…probabilmente è il prezzo da pagare che non tutti accettano ma è così.
Sarà la stessa Banine a definire la sua intelligenza come un inganno:
“L’intelligenza, la mia se non altro, è un inganno: buona solo come strumento di tortura quasi incessante, ma inadeguata a garantire un’equilibrio interiore.”
La ragazza di Baku non sceglie probabilmente la croce come salvezza ma come martirio definitivo ad un capitolo della sua esistenza, una scelta forte, fatta probabilmente a malincuore ma una scelta coraggiosa, una scelta da Donna.
Perchè perder tempo a conquistare il cuore di un un uomo quando puoi ingaggiare un corteggiamento diretto con Dio?
Banine schiava di un uomo (nemmeno di Junger) non lo è mai stata in realtà anzi, come emerge nella prefazione ben curata del volume, è stata lei a schiavizzare ma con Dio le cose cambiano, i ruoli inconsciamente si invertono.
I fatti essoterici ci narrano di una vera conversione al cattolicesimo ma siamo così certi che non sia un celato ritorno a quell’Islam vissuto in maniera distorta nella giovinezza della scrittrice?
Che sia la scoperta di Cristo o un ritorno ad Allah, Banine rimarrà un personaggio per pochi eletti, una storia per persone inquiete e per alcuni versi è giusto che sia così.
Per noi è giusto così!