Brigatismo all’asta

«Giovedì 16 marzo un nucleo armato delle Brigate Rosse ha catturato e rinchiuso in un carcere del popolo Aldo Moro, Presidente della Democrazia Cristiana. La sua scorta armata, composta da cinque agenti dei famigerati Corpi Speciali, è stata completamente annientata»
16 marzo 1978
Brigate Rosse per il comunismo
Queste cruciali parole ciclostilate appartengono al comunicato n. 1 con il quale le Brigate Rosse rivendicarono il rapimento dell’allora Presidente del Consiglio, Aldo Moro e il massacro della scorta. Erano da poco passate le nove del mattino del 16 marzo 1978, quando in Via Mario Fani, nel quartiere Monte Mario di Roma, un commando delle Brigate rosse bloccò l’auto sulla quale viaggiavano il Presidente della Democrazia Cristiana, Aldo Moro, e due militari addetti alla sua sicurezza e un’altra auto con tre agenti di Polizia. Il volantino che venne fatto trovare dalle Br sul tettino di una macchinetta per le fototessere nel sottopasso tra Largo Arenula e Largo di Torre Argentina, è posseduto e classificato come Lotto 43 dalla casa d’aste Bertolami Fine Art, ed è stato messo in vendita con una d’asta di partenza di euro 600 e si trova attualmente al centro di numerose polemiche culminate il 7 gennaio scorso anche la visita della Digos alla Bertolami Fine Art. L’asta si chiuderà il prossimo 18 gennaio e al momento secondo quanto si legge sulla loro pagina web è stata offerta cifra di 13.000 euro.
Il ciclostilato fu il primo di una serie di nove comunicati redatti e propagandati dalle Br presso le redazioni giornalistiche allo scopo di divulgare le motivazioni del rapimento e le ragioni politiche di lotta di classe che spingevano la rivoluzione brigatista degli anni ‘70. Le ore e le settimane che seguirono fino al 9 maggio successivo costituiscono una serie di eventi drammaticamente memorabili, cronaca tangibile degli anni di piombo, entrata dolorosamente nella storia del nostro Paese.
Ma un fatto di cronaca avvenuto 43 anni fa, oggi è ancora da considerarsi tangibile, concreto e drammatico?
Il distacco storico dalla realtà
La letteratura sociologica e filosofica ha definito “fatti sociali” gli eventi la cui verità non dipende realmente dall’evidenza ma dall’attività della rete sociale di cui fanno parte. In pratica una nuova certezza può falsificare un fatto fino a quel momento considerato vero, esistono invero i fatti sociali la cui evidenza non nasce semplicemente dall’osservazione del mondo fisico ma dalle caratteristiche della rete sociale di cui il soggetto fa parte. Inoltre più elevato è il numero di persone che affermano l’evidenza di un fatto sociale maggiore è il suo livello di coercizione, la cosiddetta “riprova sociale”.

Dopo tanta pubblicità e polemiche la Direzione Generale Archivi del Ministero della Cultura guidata da Dario Franceschini ha disposto una verifica e un’interrogazione sul ciclostile delle Brigate Rosse, sollecitata dal Senatore Dario Parrini, con ciò evidenziando anche la misura del distacco storico dalla realtà di un fatto oggi ridotto a curioso oggetto datato di vendita e fino all’interrogazione e alla notizia divulgata dai giornali, evidentemente ignorato.
I giornali occupano molto diversamente i loro spazi quasi sempre a favore di puntuali querelle che generano facilmente conflitti, come quelle pandemiche, agitando ben poco le coscienze ma molto i numeri sociali.
Oggi non si combatte contro il brigatismo ma contro le cyber-truppe per l’elevata capacità di decidere con i loro interventi l’esito di nuovi confronti politici e non.
I nuovi militanti, soldati delle cyber-truppe sono i “troll”, i “bot” e la loro più recente evoluzione, i “chatbot”. I troll sono utenti aggressivi che intervengono in rete per generare conflitto e divisione, i bot sono programmi informatici in grado di condividere a comando post di altri utenti facilmente acquistabili sul dark web a prezzi da saldi (100 dollari), i chatbot sono molto più sofisticati dei bot perché al loro interno ci sono sia un sistema di riconoscimento del linguaggio che di intelligenza artificiale in grado di comprendere e rispondere.

Lo scopo finale delle attuali cyber-truppe è esattamente quello del caro vecchio brigatismo: generare disinformazione partigiana, divisione e l’inasprimento sociale.
L’ampiezza del valore storico ed il motivo che la memoria cartacea ha il potere di restituire alla società in generale, al nostro Paese in particolare la ricordò in occasione di un Convegno di grafologia forense il Professore Mario Franco, perito grafico del Tribunale Civile e Penale di Roma, vice Presidente del Collegio Periti Italiani, coinvolto personalmente nel corso della sua carriera nell’analisi delle intercettazioni grafotecniche sui volantini e i ciclostilati spediti dalle brigate rosse in occasione del rapimento del Presidente Moro.
Quelle settimane caratterizzate dalla costante tensione, i mesi trascorsi sotto scorta e stretta sorveglianza, la responsabilità professionale e familiare erano ancora serbati nei ricordi del Professore, in una memoria unica di quel cruciale racconto storico, politico, personale, vissuto dal Paese intero in uno stato di sospensione e virtuale reclusione sociale: «Oltre la scorta la Questura mi aveva installato un bottone sotto la scrivania, un allarme pronto a qualunque emergenza mi fossi trovato ad affrontare nel corso delle intercettazioni, ne eravamo a conoscenza solo noi, tutti i membri della mia famiglia dovevano ignorarlo. In quei mesi e nei primi anni del brigatismo eravamo tutti, consapevoli e inconsapevoli vittime di un ingiustificato terrorismo»

Le lettere dalla prigionia scritte e sottoscritte da Aldo Moro, fondamentali documenti della nostra Storia e materia preziosissima di approfondimento per studiosi e ricercatori dell’analisi grafica sono state al contempo materiale di aspra polemica per la drammaticità, il carico di dolorosa consapevolezza dello scrivente e il coinvolgimento delle numerose vittime di quella strage. Non di rado lo specialista, coinvolto in prima persona nell’indagine e nelle radici di quell’esperienza, come accaduto al Prof. Franco, ha nel tempo serbato un personale e intimo pudore.