Bebe Vio. Una vita sempre in fermento

Ci sono storie che vale sempre la pena raccontare, anche se sono già note al grande pubblico. Ci sono storie di persone che in ogni occasione trovano il modo di stupire e sorprendere perché sono vicende simbolo della forza di volontà, del coraggio e dell’impegno del singolo. La storia di Beatrice Vio, detta Bebe, è fra queste.
Una ragazza giovanissima, dal volto pulito, sorridente, frizzante, che quando la ascolti ti travolge con le sue parole e battute, ma soprattutto una persona messa a dura prova dalle vicende della vita che non ha mai smesso di stupire, né sulla pedana della scherma né nella vita di tutti i giorni.
La sua storia
Beatrice Maria Adelaide Marzia Vio, veneziana di nascita e romana d’adozione, ha coltivato fin dall’età di cinque anni il proprio amore per la scherma. Il primo scoglio nella propria vita da atleta e da giovane adolescente ha dovuto affrontarlo all’età di 11 anni quando una meningite fulminante le ha causato una grande infezione che ha portato alla necrosi e conseguentemente anche all’amputazione di avambracci e gambe.
Grazie alla famiglia e alla propria forza di volontà, Bebe ha saputo rialzarsi da un momento così delicato e si è rimessa completamente in gioco reinventando la propria quotidianità, prima tramite la riabilitazione e poi riprendendo con la scherma. Sono questi gli anni dove l’attività sportiva è stata possibile grazie all’utilizzo di speciali protesi, oggi sempre più studiate e perfezionate, che l’hanno aiutata a sostenere il fioretto.
‹‹Se sembra impossibile allora si può fare››: questo il motto che ha cominciato ad accompagnare la sua vita.
Il sogno olimpico
E Bebe ce lo ha dimostrato in tantissime occasioni. Il suo palmares da schermitrice conta 54 medaglie d’oro, 10 d’argento e 7 di bronzo. Tra le più importanti non si possono non nominare i 6 ori conquistati agli Europei e ai Mondiali e i 2 ori, l’argento e il bronzo vinti alle Paralimpiadi di Rio 2016 e Tokyo 2020.
In particolare, le medaglie olimpiche sono state raggiunte attraverso percorsi differenti fra loro, accomunati però dal fatto che siano stati vinti contro la stessa avversaria, l’atleta cinese Jingjing Zhou.
Rio 2016: il primo oro olimpico, sognato da tutta una vita, conquistato assalto dopo assalto con Bebe sempre in testa. Alla quindicesima stoccata, solo urla di gioia.
Tokyo 2020: il secondo oro olimpico, una gara non facile, attesa da cinque lunghissimi anni. Alla quindicesima stoccata, lacrime.
In pochi sanno qual è stato il difficile percorso che ha portato Bebe fino a qui, ed è lei a raccontarlo solo una volta terminata la gara tramite un lungo post sui social.
‹‹Venivo da un anno di alti e bassi. Il grave infortunio al gomito a settembre dell’anno scorso, dolorosissimo. I lunghi mesi di riabilitazione. Finalmente stavo meglio. Poi ad inizio anno il crollo: infezione da stafilococco aureo. Un altro maledetto batterio, dopo il meningococco di tanti anni fa. Ero messa proprio male e quando mi hanno detto “se l’infezione è arrivata all’osso dobbiamo amputare l’arto” mi è crollato il mondo addosso. Basta amputazioni! Non mi è rimasto più molto da tagliare… Poi l’operazione, l’infezione debellata, le settimane chiusa in ospedale e quando siamo usciti mancavano 119 giorni alla Paralimpiade. “Non ce la farete mai” ci hanno detto. “Ci vogliamo provare?” ci siamo chiesti. Passione, coesione, lavoro, fatica››.

Quando vedi gareggiare Bebe in pedana non puoi non rimanere affascinato e colpito dalla sua concentrazione e dalla grinta che riesci a captare ad ogni stoccata. ‹‹Dura come l’acciaio, delicata come una farfalla›› è la frase che lo scrittore Fuentes dedicò a Frida Khalo ed è una definizione che Bebe, in una recente intervista al Corriere della Sera, ha detto di sentire propria.
A coronare le due Olimpiadi, la veneta ha avuto l’onore di di portare la bandiera italiana in due diverse occasioni: durante la cerimonia di chiusura dei giochi di Rio 2016 e assieme al nuotatore Federico Morlacchi durante la cerimonia di apertura delle Olimpiadi di quest’anno.
Le mille e più avventure di Bebe
Ma non si può parlare di Bebe, senza raccontare anche dell’associazione art4sport, fondata nel 2008 assieme a tutta la sua famiglia con l’obiettivo di fare della disciplina sportiva uno strumento di riabilitazione e far conoscere il mondo e la pratica dello sport paralimpico in tutta Italia . Questa onlus infatti ‹‹crede nello sport come terapia per il recupero fisico e psicologico dei bambini e dei ragazzi portatori di protesi di arto››. Tanti sono stati i progetti realizzati fra cui ad esempio il fly2tokyo, progetto di comunicazione nato con l’obiettivo di far conoscere a più persone possibili e raccontare le storie e i risultati sportivi di alcuni atleti membri della onlus e qualificati alle recenti Olimpiadi.
Inoltre, grazie ad una collaborazione con l’azienda Nike, recentemente art4sport ha creato la Bebe Vio Academy, un progetto nato con l’intento di promuovere lo sport e renderlo accessibile a più persone possibili. L’iniziativa prevede che per alcuni mesi, bambini con disabilità abbiano l’occasione di provare cinque diverse discipline sportive paralimpiche – scherma in carrozzina, sitting volley, basket in carrozina, atletica paralimpica e il calcio amputati – assieme a bambini senza disabilità.
Ma nel mondo di Bebe non c’è solo lo sport. E infatti, solo per citarne alcune, nelle ultime settimane l’abbiamo vista sfilare per il noto marchio L’Oreal Paris alla Paris Fashion Week e l’abbiamo vista prendere parte ad un incontro presso la Commissione Europea con Ursula von der Leyen. In quell’occasione la presidente l’ha elogiata dichiarando ‹‹La sua storia è l’emblema di una rinascita contro ogni aspettativa. Di un successo raggiunto grazie al talento, alla tenacia e ad un’indefessa positività. È l’immagine della sua generazione: una leader e una sostenitrice delle cause in cui crede, che è riuscita a raggiungere tutto questo rimanendo fedele alla sua convinzione secondo cui, se sembra impossibile, allora si può fare”, ha aggiunto la leader dell’esecutivo Ue››.

Il sogno nel cassetto (aperto) di Bebe Vio? Diventare presidente del Coni, con l’obiettivo di portare allo stello livello lo sport paralimpico e olimpico, arrivando in un secondo momento ad unire i due comitati.
Non ci resta che rimanere a guardare quali sorprese ci riserverà per il futuro questa ventiquattrenne tutto cuore e coraggio.