Rometone, un progetto nato tra le sfumature romane
Emanuele e Valerio si sono conosciuti tra le mura de “La Sapienza”, nel 2020 decidono di dare un significato tutto loro allo stop mondiale del Lockdown, quel significato ha un nome: Rometone.
Siamo andati a trovarli direttamente a Torpignattara per farci raccontare direttamente da loro la nascita, lo sviluppo e gli obiettivi futuri del progetto Rometone.
Ciao ad entrambi, partiamo con la domanda di rito: come è nata l’idea Rometone?
Ciao a tutta la redazione.
L’idea di Rometone, come parecchie pessime idee, nasce da una chiacchierata su Whatsapp. Una digressione su un documento ha portato all’invenzione del Grigio Casilina; divertente ma se decontestualizzato incomprensibile. Però da subito abbiamo visto il potenziale di questa intuizione, e da lì alle prime prove tecniche di trasmissione è stato un tutt’uno. Da una parte si procedeva a delle visualizzazioni digitali di quelle che sarebbero state le maglie, dall’altra si stilava la prima lista, pian piano ampliata, dei colori papabili. Sin da subito il motto è stato “male che va, va male”.
Da idea embrionale a vero prodotto sul mercato fino alle prime richieste: quando vi siete accorti che la ruota stava iniziando a girare?
Tutto è avvenuto nel periodo estivo tra il primo e il secondo lockdown, quindi le dinamiche sono
state estremamente particolari. Inizialmente abbiamo ricevuto i primi consensi tra amici e conoscenti, ma il vero segno della validità del progetto abbiamo iniziato ad averlo durante uno dei primi mercatini a cui abbiamo partecipato. In quel frangente abbiamo visto persone nuove, slegate da noi, che apprezzavano e acquistavano. E i ritmi e le richieste che aumentavano col tempo hanno confermato quella che era la nostra intuizione iniziale. Arrivare ad aprire un e-commerce e un negozio, a distribuire i nostri prodotti nei musei, le collaborazioni con altri brand o personaggi famosi è stata la conseguenza del passaparola di tutti e della fatica che abbiamo impiegato nel mantenere alto questo passaparola.
Ci sono tanti brand che provano a raccontare Roma a modo loro, qual è il vero punto di forza della vostra realtà?
Ormai frequentiamo l’ambiente dei brand romani da un po’ e siamo in contatto più o meno diretto con buona parte delle realtà che fanno parte del giro. Ognuna di queste realtà porta il suo stile e la sua chiave di lettura. Quello che noi consideriamo la nostra particolarità è una forte identità grafica che ci rende facilmente riconoscibili, e l’approccio verace e popolare a uno strumento estremamente tecnico e settoriale come la mazzetta colore, rendendola più comprensibile anche ai non addetti ai lavori. L’operazione concettuale è stata la creazione di un cortocircuito tra Pantone e l’osteria romana, e come diciamo sempre, dove non arriva Pantone arriva la Carbonara.
Avete la possibilità di dare una vostra maglia o un vostro poster a chi volete, quale testimonial scegliereste?
Chiunque noi vogliamo? Ma tipo sogno che si avvera? Vorremmo vedere i Metallica suonare con indosso i nostri colori veraci. James Hetfield e i suoi in un megaconcerto al Circo massimo, sentirli crepare le mura delle rovine della Domus Augustana con i distorsori a palla, il tutto condito da un Nero Sampietrino o un Giallo Carbonara che campeggiano sui loro toraci.
Probabilmente ci porterebbero via d’urgenza al San Camillo.
Cosa rappresenta Roma per voi?
Roma è la città in cui siamo cresciuti, ci appartiene e viceversa. E ci piace raccontare questa mutua appartenenza con il nostro progetto, con i nostri social e con il contatto col pubblico in negozio o ai mercatini. Da buoni romani siamo sempre in questa tensione alla Odi et Amo in cui ci piace celebrare la Città Eterna, il suo cibo, la sua storia, e allo stesso tempo ci sentiamo di prendercene gioco mostrandone anche i lati meno lusinghieri, come l’annoso problema dei mezzi pubblici, il
traffico o la sporcizia nel Tevere. Anche per questo il progetto riscuote il favore del pubblico: rispecchia una romanità orgogliosa ma fortemente autoironica.
Momento spoiler: siete già a lavoro sul prossimo prodotto?
Siamo sempre alle prese con nuove idee e nuove linee di produzione. Al momento stiamo lavorando a una serie di tazze da colazione con grafiche inedite e, visto il periodo natalizio in avvicinamento, stiamo progettando un modo per decorare le proprie feste con i colori che ormai sono entrati nel cuore del nostro pubblico.
La lista è lunga, e le richieste tante. Abbiamo molto materiale in serbo per il nostro pubblico.
C’è un progetto già uscito al quale siete particolarmente legati?
Siamo soddisfatti di tutte le nostre grafiche, chiedere quale ci piaccia di più è come domandare se si voglia più bene alla mamma o al papà. Dovendo scegliere, però, c’è un progetto che abbiamo particolarmente apprezzato: il Quintoquarto.
Abbiamo voluto prendere in prestito il termine “quinto quarto” dal mondo della macelleria e soprattutto della cucina povera romana. Pajata, coratella, trippa ecc. sono tutte pietanze ricavate da tagli meno nobili dell’animale ma non per questo meno validi. Allo stesso modo, nel nostro negozio, proponiamo una serie di prodotti nuovi, da vedere e toccare di persona, che presentano piccoli difetti produttivi dati dall’artigianalità della nostra produzione. In questo modo vogliamo cercare di trasmettere valore attraverso uno spirito di recupero che sappiamo essere insito nel nostro pubblico.