Voci dal Guatemala: el fuego ardiente de la palabra

Si dice che “lo que no se nombra, no existe” e forse è stato un po’ questo lo scoglio da superare per far emergere le letterature nelle lingue originarie americane. Troppo spesso dimenticate, troppo spesso impossibilitate nel farsi conoscere al di fuori dalle frontiere del proprio Paese. Iniziato nel 2019, il progetto di collaborazione tra l’Università Sapienza di Roma e l’Universidad Rafael Landívar del Guatemala ha prodotto il convegno che si è tenuto ieri presso l’Istituto Italo-Latino Americano (IILA).
L’idea, ci racconta Stefano Tedeschi, professore associato di Lingua e Letterature Ispanoamericane e mediatore dell’incontro, nasce da un viaggio inaspettato. Una collega rinunciò a partire per il Guatemala e propose al professore il suo posto. Mai avrebbe potuto sapere che quando sarebbe giunto nei territori guatemaltechi quel mondo l’avrebbe affascinato al punto tale da doverlo raccontare in Italia. Un progetto ambizioso che si è realizzato in due prodotti finali: “Tutto Taglia” e “La Parola contesa”, entrambi gratuiti e scaricabili per incentivare la diffusione di una narrativa che altrimenti non sarebbe conosciuta.
“Tutto Taglia. Antologia di poetesse maya contemporanee”
Venti cuori differenti, un albero generazionale scritto da donne. Tutte provenienti da realtà diverse, con professioni diverse: chi artista, chi pittrice. Alcune scrivevano da innamorate, altre no. Ma tutte difendendo le proprie battaglie. Sono le poetesse Maya con il loro patrimonio culturale guatemalteco le protagoniste dell’antologia “Tutto taglia”, una raccolta di voci femminili contemporanee che scrivono nelle diverse lingue maya, oltre che in spagnolo. Quelle stesse vittime di una violenza che non è solo di genere, ma sistemica, costrette ad utilizzare pseudonimi più delle loro colleghe in Europa.
In collaborazione con Aída Toledo Arévalo, poetessa molto, ricercatrice guatemalteca altrettanto, si tratta di un libro “pre e post pandemico” che racchiude le opere del periodo che comincia durante il conflitto armato e termina con giovani scrittrici che, nonostante non abbiano condiviso la stessa storia, sono sopravvissute altrettanto alle devastazioni del razzismo radicale nel Paese. Una testimonianza squisitamente poetica che tocca temi impegnati: dalla violenza di genere al problema dell’identità.
I timori non mancano. “Che penseranno della cultura Maya avremo trasmesso più di quanto è rappresentato nella tv e nell’immaginario?” Più volte si è chiesta Aida Toledo. L’obiettivo infatti era far conoscere una poesia e una letteratura maya differente, attraverso un processo contrario a quello che globalizza e rende esotico, un percorso di rispetto e preservazione culturale. Insomma non come un passato lontanissimo, ma come un entità viva che arde. “Sono mundos que escribe vivos que hay que conoser” ha aggiunto.
L’ecocritica in “La Parola Contesa”
Spesso in Europa e in Italia il mondo accademico si è occupato di studiare solo il Cono sud o il Messico, come risultato della poca contezza che si ha del mondo dei popoli indigeni. “La Parola Contesa” nasce quindi con l’intento di situare la nuova narrativa centroamericana in una prospettiva temporale più ampia, affrontandola con nuove chiavi di lettura. Prime tra tutte l’ecocritica.
Diviso in due sessioni: Pensar Centroamérica e Narrar Centroamérica, si districa tra mondo accademico e interviste che approfondiscono il lavoro di investigazione iniziato nel 2020, anno del Covid che ha sicuramente complicato la ricerca, ma che ha anche reso possibile la realizzazione di diversi eventi letterari online.
Francesco Carocci, uno degli autori del volume, esplora l’interconnessione tra ambiente e razzismo, tra ecosistema e violenza. Già negli anni ’80, Benjamin Chavez mappò i verdeteros del Nord America e scoprì che erano spesso situati vicino alle comunità afrodiscendenti, aggravandone le condizioni sanitarie. Una violenza sistemica che spiega le motivazioni di numerosi tra traduttori, accademici e universitari, nel voler intraprendere oggi un viaggio chiamato “La Parola Contesa“: un manoscritto unico che nella sua missione riscopre la spiritualità maya e il suo essere ancora “fuego ardente de la palabra”.
Alle domande che restano possiamo sicuramente rispondere in maniera positiva. Il patrimonio maya nella cultura guatemalteca c’è e si fa sentire da lontano anche grazie al lavoro di chi oggi può dirsi pronto a continuare il cammino di riscoperta e condivisione dei popoli indigeni in Guatemala.