Il Partito Democratico continua a perdere
In vista delle prossime elezioni nazionali la situazione del Partito Democratico non sembra la migliore nel panorama politico nazionale. Quasi tutti i sondaggi continuano a dare in perdita costante il PD, secondo ormai al Movimento 5 Stelle e addirittura terzo nel caso non remoto di una coalizione di centrodestra.
A distanza di un anno dal referendum costituzionale del 4 dicembre il partito guidato da Matteo Renzi continua il suo volo in caduta libera. L’ex sindaco di Firenze, nell’analisi seguente ai risultati, si era appropriato il totale dei voti raggiunti dal Sì come se fosse stata un’elezione nella quale si fosse presentato con il proprio partito. Ovviamente, date le sue dichiarazioni riguardo alle dimissioni in caso di sconfitta, come poi è stato e di ciò gli va dato atto, il referendum era particolarmente “personalizzato”, ma da qui a poter dichiarare che i voti sarebbero stati tutti per il suo partito ce n’è di strada da fare ed i dati dei sondaggi, così come i risultati raggiunti successivamente, lo dimostrano pienamente.
A febbraio il partito ha subito una forte scissione con la fuoriuscita di figure storiche del centrosinistra come Bersani e D’Alema, che hanno causato in primis la perdita di consensi del PD, anche se con cifre non proprio rilevanti. Eppure questo era stato un segnale forte per la strada che il partito avrebbe poi percorso.
Pochi mesi dopo, a giugno, in Italia si sono tenute le elezioni amministrative che hanno visto la vittoria del centrodestra che è tornato a vincere sbaragliando la concorrenza del Movimento 5 Stelle e del centrosinistra, al quale sono stati assegnati solamente 6 capoluoghi rispetto ai 16 destinati al centrodestra, preoccupanti in particolare le città storicamente “rosse” che hanno deciso di cambiare bandiera.
Successivamente, a novembre, in Sicilia si è votato per eleggere il presidente di regione. Anche in questo caso il vincitore è stato il centrodestra con il proprio candidato, mentre il centrosinistra è arrivato solamente terzo, dietro anche al Movimento 5 Stelle.
In questo momento il Partito Democratico è dato da i sondaggi intorno al 26% circa, un numero bel lontano dal 40% del referendum o dalle elezioni europee del remoto 2013 che invece, ascoltando Renzi, pare essere un risultato facilmente raggiungibile con lui alla guida.
A ciò va aggiunto che i possibili alleati con cui il PD avrebbe potuto formare una coalizione per presentarsi alle elezioni, Giuliano Pisapia ed Angelino Alfano, leader quest’ultimo di Alternativa Popolare, hanno dichiarato di non candidarsi alle prossime elezioni. Inoltre Alternativa Popolare si è scissa in due “correnti” decise una ad allearsi con il centrodestra e l’altra disponibile a dialogare con il partito di Matteo Renzi.
In quest’ottica le prospettive per il Partito Democratico non sono rosee, anzi, se continua il trend negativo fino ad ora seguito non si escludono ulteriori cali nei sondaggi e quindi nei risultati che saranno decretati dalle urne.
Eppure il leader non sembra affatto preoccupato, anzi, in ogni occasione in cui ha ricevuto una chiara e definita bocciatura dalle votazioni si è sempre espresso ottimista: «Alle elezioni, se il Pd fa il Pd e smette di litigare al proprio interno, possiamo raggiungere, insieme ai nostri compagni di viaggio, la percentuale che abbiamo preso nelle due volte in cui io ho guidato la campagna elettorale: il 40%, raggiunto sia alle Europee che al referendum» questa la dichiarazione dopo i risultati siciliani, mentre in questo modo aveva commentato le amministrative «I risultati delle amministrative 2017 sono a macchia di leopardo. Come accade quasi sempre per le amministrative. Nel numero totale di sindaci vittoriosi siamo avanti noi del PD, ma poteva andare meglio: il risultato complessivo non è granché».
A trarne maggior vantaggio da questa logorante e costante perdita di consensi sono ovviamente gli avversari politici, M5S ed il sempreverde Silvio Berlusconi che proprio in questo periodo ha ricominciato a scalare le classifiche dei sondaggi. Non sappiamo dire con certezza quale sia il problema che più di ogni altro ha portato il Partito Democratico a perdere una così notevole quantità di consensi, ma è certo che prima di continuare questa folle e continua celebrazione di sé Matteo Renzi dovrebbe soffermarsi a riflettere su un eventuale cambio di strategia, soprattutto ora che pare sia rimasto da solo.