Ius soli. Come cambia il diritto di cittadinanza
L’Aula del Senato ha avviato l’esame del disegno di legge sulla cittadinanza, dopo due anni dall’approvazione alla Camera e migliaia di emendamenti presentati in Commissione. Ed è stato subito scontro, con le animate proteste della Lega Nord che non ha risparmiato cartelli e grida contro l’inserimento in calendario del provvedimento.Eppure si tratta di un tema non più rinviabile. 800 mila ragazzi, figli di stranieri, ma cresciuti nel nostro Paese, istruiti nelle nostre scuole, chiedono un ampliamento dei criteri per ottenere la cittadinanza italiana.
Il nostro paese è il fanalino di coda in Europa.
Dai parlamentari si attenderebbe, dunque, un percorso condiviso e scrupoloso per modificare la legge attualmente in vigore, superata da venti anni di intense migrazioni, che hanno portato a un incremento notevole di ragazzi delle “seconde generazioni”. Ragazzi nati e cresciuti in Italia da genitori stranieri che sono mediatori culturali naturali tra i propri genitori e gli altri cittadini.
Ma le forze politiche in Parlamento al momento sembrano lontane da trovare un’intesa, tanto che la discussione sullo Ius Soli “diritto di suolo” si è fermata per due anni ed ora verrà nuovamente rimandata al termine dei ballottaggi per le amministrative.
Le posizioni dei partiti sono molto nette, favorevoli Partito Democratico, Sinistra italiana, Articolo1 -Mdp e Area popolare, contrari Forza Italia, Lega Nord e Fratelli d’Italia; il Movimento 5 stelle sceglie la strada dell’astensione.
E’ stato il blog di Grillo pochi giorni fa, ancor prima di consultare la base degli iscritti, a decretare la posizione del Movimento sullo ius soli, sollevando da parte degli attivisti della rete anche reazioni critiche.
C’è da chiedersi se questa chiusura da parte dei grillini sul tema dei diritti per gli stranieri non muova forse da un opportunismo politico, da un occhio ai sondaggi e da un avvicinamento alla Lega di Matteo Salvini.
Il diritto di cittadinanza si amplia con lo ius soli e lo ius culturae
Ad oggi il diritto di cittadinanza in Italia si basa sullo ius sanguinis, “diritto di sangue”, come disciplinato dalla legge 91 del 1992 “: acquista il diritto alla cittadinanza italiana alla nascita il bambino i cui genitori siano cittadini italiani.
Con il disegno di legge in discussione in Senato si introducono due nuove modalità per l’acquisizione della cittadinanza: lo ius soli e lo ius culturae.
Con lo ius soli si prevede che acquisti il diritto di cittadinanza per nascita chi è nato in Italia da genitori stranieri, a condizione che almeno uno sia in possesso del diritto di soggiorno permanente o del permesso di soggiorno di lungo periodo. Il diritto di soggiorno permanente è riconosciuto al cittadino dell’UE che abbia soggiornato sul territorio nazionale per via continuativa per almeno cinque anni. La legge prevede che tale permesso non venga rilasciato a stranieri pericolosi per l’ordine pubblico o per la sicurezza dello Stato. Il permesso di lungo periodo può essere rilasciato anche a cittadini di stati non appartenenti all’UE, purchè posseggano una serie di ulteriori requisiti e abbiano superato un test di lingua italiana.
La richiesta di cittadinanza secondo la fattispecie dello ius soli deve essere presentata dal genitore o da chi ne esercita la responsabilità entro il 18esimo anno di età del figlio. Qualora il genitore non presenti tale richiesta il ragazzo nato e cresciuto regolarmente in Italia al raggiungimento della maggiore età potrà presentare richiesta autonomamente, entro i 20 anni.
Il giovane allo stesso modo può rinunciare alla cittadinanza così acquisita entro i 20 anni di età.
A questa modalità di acquisizione della cittadinanza si affianca poi lo ius culturae.
Ne beneficia il minore straniero nato in Italia o che vi abbia fatto ingresso entro il compimento del dodicesimo anno di età, a condizione che abbia frequentato regolarmente un percorso formativo per almeno cinque anni nel territorio nazionale.
I ragazzi nati all’estero ma che arrivano in Italia fra i 12 e i 18 anni potranno ottenere la cittadinanza dopo aver abitato in Italia per almeno sei anni e avere superato un ciclo scolastico.
Come per lo ius soli l’acquisizione della cittadinanza si basa su una dichiarazione di volontà che viene espressa dal genitore entro il 18esimo anno di età del figlio. E allo stesso modo, entro due anni dal raggiungimento della maggiore età, il ragazzo può rinunciare alla cittadinanza italiana o al contrario farne richiesta nel caso in cui il genitore non abbia reso la dichiarazione di volontà.