Matteo Renzi, intervistato da Fazio attacca il PD e guarda con favore a Grillo
Questa sera Matteo Renzi, sindaco di Firenze, incalzato da un astuto Fabio Fazio nella sua trasmissione “Che tempo che fa”, in onda su Rai3 in prima serata, trincerandosi dietro una riferita “lealtà” non ha perso occasione per presentare se stesso come possibile traghettatore per un vento di novità nel PD.
Non sembrava affatto sincero quando, riferendosi alle possibilità di formare un nuovo governo, diceva: “ Io non sono molto ottimista ma spero che ce la faccia”». Renzi, a tratti, sembrava piuttosto lanciare dei messaggi a Grillo elogiando i suoi metodi e contrapponendoli con quelli del PD, dicendo ad esempio: “ quello che c’è di bello nel Movimento 5 Stelle è che stanno facendo passare il messaggio che il cittadino è importante. Il Pd questa cosa l’ha fatta e poi si è fermato”.
Ma ancora una volta ci troviamo ad osservare, così come nel commentare la decisione della Corte di Appello di Milano, che si è espresso sulla visita fiscale al Cavaliere Berlusconi , che l’Italia ha bisogno, oggi più che mai, di una buona politica non una falsa democrazia, servono leader capaci di prendere decisioni, magari impopolari, ma è ora di mettere fine agli slogan populisti perchè ingrassano solo la demagogia dei partiti.
Ci vuole trasparenza sui conti dello stato, meno privilegi per chi opera nella politica e soprattutto ogni cittadino ha il diritto di sapere che fine fanno i suoi soldi, quale sarà il suo futuro e quello dei propri figli.
Matteo Renzi così ha avuto il pretesto per esprimersi in questo stallo post-elettorale dicendo: “Se non ci sarà un governo Bersani, credo sia naturale, gioco forza, che si torni a votare”. Aggiungendo: “Io prediligo una qualsiasi soluzione che dia chiarezza, che siano le elezioni o che sia un governo ma che faccia un piano sul lavoro e poi la legge elettorale”
Poi Renzi ha chiaramente invitato Bersani, che secondo lui non ha molte chance di formare un governo, ad aggiungere agli ormai noti otto punti del suo programma anche un nono punto e cioè l’abolizione del finanziamento pubblico ai partiti, dichiarando che questo non sarebbe “un atto di demagogia, ma di serietà e che il partito si rimetterebbe in sintonia con il Paese”.
Renzi sembra anche voler aprire gli occhi ai politici avvertendo che “Sarebbe un errore considerare Grillo come tutti gli altri partiti e sarebbe un errore tentare di acquisire il consenso con uno scambio di poltrone alla vecchia maniera dell’inciucione. Agli italiani non dobbiamo dire “diamo una commissione a Grillo”, ma dobbiamo dire “cerchiamo di cambiare rotta noi”.
Quindi Renzi, rivolto al centrosinistra, ha ribadito e raccomandato di fare attenzione a non cadere nella tentazione dello “scilipotismo” con i grillini, ricordando che era stato contestato quando altri adottavano questa strategia di cambio di casacca in corsa, per favorire un altro partito.
Ma Renzi, man mano che la discussione si scaldava, si infervoriva e attaccava frontalmente il suo partito dicendo: “Io sono abbastanza allergico alle forme partitiche tradizionali. Bisognerebbe uscire da alcune logiche e ascoltare i parlamentari neo eletti, invece che riunire sempre lo stesso organismo ogni quattro anni fa”. Precisando: “un partito è una comunità di persone che decidono di fare delle cose insieme, non un partito che fa riunioni che sembrano terapie di gruppo, sedute di amministratori anonimi che si guardano in faccia e si raccontano”.
Si è fatta anche un ipotesi sui tempi di eventuali nuove elezioni, nell’impossibilità di formare il governo e alla precisa domanda di Fazio ha risposto: “l’ideale sarebbe capire come si arriva a queste elezioni, sia che ci si arrivi in sei mesi, o in 12 o nel 2014, che ci sia Monti o un altro governo. Quello che deve essere chiaro è che servono interventi per risolvere i problemi del paese”.
Sebastiano Di Mauro
9 marzo 2013