Comunali 2016, l’astensione è il dato più significativo

Comunali, astensione e spaccatura cittadini-politica
Secondo i dati diffusi dal ministero dell’Interno, alle ore 12 ha votato il 17,99% dei 13 milioni di cittadini (13.316.379 totali e 12.085.890 nelle regioni a statuto ordinario) chiamati alle urne per il rinnovo di 1342 Consigli comunali. La percentuale fornita dal Viminale non include le cifre delle votazioni in corso in Friuli Venezia Giulia e Sicilia ma – almeno per il momento – a prevalere sembra essere la diffusa astensione; un’ipotesi circolata fino a poche ore dall’apertura dei seggi e che adesso acquisisce un peso specifico notevole, anche alla luce del confronto con le omologhe elezioni precedenti in cui – sempre alle 12 – aveva già votato il 12,93% degli aventi diritto nonostante i 2 giorni a disposizione per poter esprimere la propria preferenza. Da più parti si legge che la scarsa affluenza sia verosimilmente attribuibile al ‘ponte’ del 2 giugno o al meteo favorevole ma da qualche anno a questa parte, le cause dell’elevata astensione sembrano più legate alla frattura cittadini-politica che a un mero fatto di bel tempo. Insomma, se la percentuale riferita all’affluenza seguirà l’andamento attuale, chiunque vincerà le elezioni dovrà impegnarsi a fondo per ricucire lo strappo che si è creato tra la cittadinanza avvilita e la parte istituzionale del Paese. Compito non facile ma dal quale i futuri eletti non potranno sottrarsi, pena la definitiva perdita di credibilità da parte della politica e l’ulteriore indebolimento del tessuto sociale.
I numeri dell’affluenza alle 12
Il Viminale aggiornerà i dati sull’affluenza intorno alle 19 per poi diffondere cifre definitive alle 23, ora di chiusura dei seggi. Subito dopo comincerà lo spoglio delle schede; eccezion fatta per il Friuli Venezia Giulia, dove lo scrutinio avverrà nella giornata di domani. L’eventuale turno di ballottaggio si svolgerà domenica 19 giugno, sempre dalle 7 alle 23. Entrando nello specifico, a Roma l’affluenza si è fermata al 14,81% mentre a Torino al 15,20%. Leggermente meglio stanno andando Milano (16,13%), Napoli con il 16,49% e Cagliari (19,70%). Bologna ha registrato il 20,09% mentre tra i capoluoghi di provincia spicca Benevento con il 22,89%. Alte affluenze anche a Bridisi (21,85%), Cosenza (20,86%) e Latina (21,93%). Se in alcune città la percentuale si attesta al di sopra della media, non si può fare a meno di notare che sono molti i centri in cui l’affluenza è ben al di sotto delle aspettative iniziali; oltre ai grandi comuni citati poc’anzi, spiccano in negativo i dati riferiti ad Ancona (14,61%), Ascoli Piceno (16,72%), Potenza (15,64%), Reggio Calabria (15,18%), Vibo Valentia (14,30%), Pisa (15,45%) e Prato (12,05%).
Come si vota e criteri per la formazione dei Consigli
Ricordiamo che nei comuni fino a 15mila abitanti si vota con una sola scheda per eleggere sia il Sindaco che i Consiglieri Comunali. Ogni candidato alla carica di Sindaco sarà affiancato dalla lista elettorale che lo appoggia, composta dai candidati alla carica di Consigliere. Sulla scheda è già stampato il nome del candidato Sindaco, affiancato dal contrassegno della lista che lo appoggia. Il voto per il Sindaco e quello per il Consiglio sono uniti: votare per un candidato Sindaco significa dare una preferenza alla lista che lo appoggia. In questi comuni sarà eletto Sindaco il candidato che ottiene il maggior numero di voti. In caso di parità i cittadini saranno chiamati al ballottaggio. In caso di ulteriore parità verrà dichiarato eletto il candidato più anziano. Una volta eletto il Sindaco, verrà definito anche il Consiglio: alla lista che appoggia il Sindaco eletto andranno i 2/3 dei seggi disponibili mentre i restanti seggi saranno distribuiti proporzionalmente tra le altre liste.
Nei Comuni con più di 15mila abitanti si vota sempre con una sola scheda, sulla quale saranno già riportati i nominativi dei candidati alla carica di Sindaco e, a fianco di ciascuno, il simbolo o i simboli delle liste che lo appoggiano. Il cittadino può esprimere il proprio voto in tre modi diversi. Primo: tracciando un segno solo sul simbolo di una lista, assegnando in tal modo la propria preferenza alla lista contrassegnata e al candidato Sindaco da quest’ultima appoggiato. Secondo: tracciando un segno sul simbolo di una lista, eventualmente indicando anche la doppia preferenza di genere. Questa possibilità, prevista per i i cittadini dei Comuni superiori ai 5mila abitanti, consente di esprimere 2 preferenze per i consiglieri comunali purché riguardanti candidati consiglieri di sesso diverso e appartenenti alla stessa lista, tracciando contestualmente un segno sul nome di un candidato Sindaco non collegato alla lista votata: così facendo si ottiene il cosiddetto voto disgiunto. Terzo: tracciando un segno solo sul nome del Sindaco, votando così solo per il candidato Sindaco e non per la lista o le liste a quest’ultimo collegate.
Nei Comuni con più di 15mila abitanti è eletto Sindaco al primo turno il candidato che ottiene la maggioranza assoluta dei voti validi (almeno il 50% più uno). Qualora nessun candidato raggiunga tale soglia, i cittadini torneranno a votare domenica 19 giugno (dalle 7 alle 23) per scegliere tra i due candidati che al primo turno hanno ottenuto il maggior numero di voti. In caso di parità di voti al primo turno, verrà ammesso al ballottaggio il candidato alla lista più votata e, in caso di ulteriore parità, verrà ammesso il più anziano di età (gli stessi criteri saranno usati in caso di parità nel ballottaggio). Al secondo turno viene eletto Sindaco il candidato che ottiene il maggior numero di voti. Per stabilire la composizione del Consiglio si terrà conto dei risultati elettorali del primo turno e degli eventuali ulteriori collegamenti nel secondo. I seggi restanti saranno divisi tra le altre liste proporzionalmente alle preferenze ottenute.